Montecitorio ha salutato per l’ultima volta l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, morto venerdì 22 settembre. Ed è la prima volta in assoluto che l’aula della Camera ospita un funerale laico. Un funerale che ha visto la presenza di molte autorità. Non solo quella dell’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma anche del presidente francese Emmanuel Macron, il tedesco Frank Walter Steinmeier, il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva e l’ex presidente francese Francois Hollande.
La duchessa Sofia D’Amburgo per la famiglia reale inglese, il premier albanese Edi Rama. E poi ancora il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Roberto Gualtieri di Roma e Beppe Sala di Milano, la segretaria del Partito democratico Elly Schlein che ha accompagnato la partigiana di 103 anni Iole Mancini, entrata in aula con il fazzoletto dell’Anpi. E poi ancora Romano Prodi, Gianfranco Fini, Mario Draghi. Nove sono stati gli interventi che hanno ricordato non solo il politico ma anche l’uomo, il padre, il nonno. Oltre ai Presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, hanno ricordato Giorgio Napolitano il figlio Giulio, la nipote Sofia e cinque oratori scelti dalla famiglia, ovvero l’ex parlamentare Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Paolo Gentiloni, il Presidente Emerito della Corte costituzionale Giuliano Amato e il cardinale Gianfranco Ravasi.
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“Oggi l’Italia perde un grande presidente, un grande protagonista della politica”, inizia così Gianni Letta, nel suo discorso ricordando Giorgio Napolitano, e continua “un uomo legato alla propria storia ma capace di cogliere l’innovazione, un uomo con una storia di parte che ha saputo essere uomo delle istituzioni” e conclude ricordando il conflitto aspro tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi: “Si chiude anche un capitolo importante e tormentato, complesso di questa storia: dopo Berlusconi, Napolitano a tre mesi di distanza l’uno dall’altro. Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello che forse non si dissero quaggiù e placata ogni polemica possano anche chiarirsi e ritrovarsi nella luce”.
“È con emozione e gratitudine che ho accolto questo invito per molte persone -anche un po’ per me- sorprendente “. Comincia così il cardinale Ravasi, sottolineando la sorpresa e l’emozione di dover ricordare Giorgio Napolitano, così apparentemente lontano dal mondo spirituale ma con il quale aveva un rapporto fatto di dialoghi quasi sempre celati. E lo ricorda attraverso fotogrammi. Partendo dalla prima volta quando il 25 aprile del 1998 da ministro dell’Interno, chiese al cardinale di visitare la biblioteca ambrosiana di Milano, e dove il cardinale Ravasi ricorda di aver mostrato un’antica copia dell’opera di Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene “e come si percepiva l’emozione di Napolitano mentre sfogliava quell’opera laica in un tempio di cultura ecclesiale”.
Fino all’ultimo incontro “un dialogo per il Cortile dei Gentili ad Assisi, il 5 ottobre 2012, in cui tenne una storica lezione sul rapporto tra società e religione”. Il cardinale Ravasi ha poi concluso dedicando al presidente una frase tratta dal libro biblico di Daniele: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre”. Così, con questa frase, ha concluso Ravasi è “come se ponessi un fiore ideale sulla sua tomba”. Il Commissario europeo per gli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni, ricorda l’idea di Europa che aveva Giorgio Napolitano e come il suo sguardo e la sua attenzione fossero sui temi attuali che stanno lacerando e dividendo l’Europa “non era un’Europa qualsiasi quella a cui si riferiva, era l’ideale progetto di un’autentica integrazione europea. Questa idea di un’Europa più unita e di un’integrazione capace di renderla più forte e giusta, questa idea più che mai attuale, questa è stata la sua bussola”.
Ricorda anche come Napolitano avesse l’attenzione rivolta sui migranti e sul conflitto in Ucraina: “Ha vissuto con preoccupazione l’avvio dell’incremento dei flussi migratori, sollecitando un comune impegno europeo per gestirli e più avanzate politiche nazionali di inclusione e integrazione. Allo stesso modo guardava con apprensione alla crisi ucraina, con i pericoli di escalation. Salutiamo un grande riformista, per lui l’Europa è sempre stata la via maestra, questa via, la tua via, cercheremo di seguirla sempre”. Ancora più malinconico forse l’ex premier Giuliano Amato, che sottolinea l’uomo ma anche il vero insegnamento che ci lascia Giorgio Napolitano: “Davvero tarderà molto a nascere, se nascerà, un italiano con le sue qualità, qualità messe al servizio di una politica vissuta come luogo fondamentale in cui interagire con gli altri”.
Non a caso una delle citazioni più belle nei suoi discorsi è quella di un giovane condannato a morte della Resistenza che scrive alla madre: “Ci hanno fatto credere che la politica è sporcizia e lavoro da specialisti. Invece la politica e la cosa pubblica siamo noi stessi. Napolitano lo ha insegnato a tutti noi”. Visibilmente emozionata l’ex parlamentare Anna Finocchiaro, che ricorda e sottolinea come Napolitano “ha fatto e farà sempre riferimento alla questione politica del ruolo e della condizione delle donne italiane”. Giorgio Napolitano sarà tumulato nel cimitero acattolico di Roma, dove riposano Antonio Gramsci e Andrea Camilleri. Insomma, alla fine ritorna in mezzo ai grandi, il posto che da sempre gli spetta.