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Qatargate, Cozzolino si sfoga e attacca il ‘suo’ Pd: “Sospeso in modo indecente, mai preso tangenti come racconta Panzeri”

Qatargate, Cozzolino si sfoga e attacca il ‘suo’ Pd: “Sospeso in modo indecente, mai preso tangenti come racconta Panzeri”

È un attacco a testa a bassa a quello che è, o forse è meglio dire era, il suo partito, ma anche all’inchiesta che lo ha travolto e costretto a quattro mesi di arresti domiciliari “inutili”. Andrea Cozzolino, eurodeputato del Partito Democratico, è tra i parlamentari finiti al centro del presunto scandalo Qatargate, che dopo mesi di prima pagine e retroscena appare al momento come una inchiesta molto depotenziata.

Cozzolino era stato raggiunto lo scorso 10 febbraio, mentre si trovava a Napoli, da un mandato d’arresto europeo spiccato dal giudice istruttore Michel Claise, che poi si è trovato costretto a rinunciare al mandato per conflitto di interessi. Da quel momento l’eurodeputato, sospeso dal Pd, ha trascorso oltre quattro mesi in detenzione preventiva nella sua abitazione campana. Il 21 giugno scorso, dopo la revoca dei domiciliari, si era recato a Bruxelles per essere ascoltato dagli inquirenti, che lo avevano posto in stato di fermo. Al termine dell’ultimo interrogatorio, il nuovo giudice istruttore Aurélie Dejaiffe ne ha disposto il rilascio.

Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, Cozzolino parla di questi mesi complicati e lancia strali contro molti protagonisti della sua vicenda personale. A partire dal suo Partito Democratico, che lo ha sospeso “comunicandomelo via stampa e senza che avessi ricevuto un avviso di garanzia. Mi attendevo più rispetto per un parlamentare che ha sempre svolto la sua attività con disciplina ed onore. È stato disumano, indecente”.

Quindi l’arresto nell’ambito dell’indagine belga, di cui dubita ci fosse reale necessità e che gli è costato quattro mesi di arresti domiciliari a Napoli. Cozzolino ricorda come, dopo le notizie di stampa che lo vedevano tirato in ballo dal “grande accusatore” Pier Antonio Panzeri, avesse comunicato alla magistratura “più volte la disponibilità ad essere interrogato e chiesto io stesso alla commissione Juri di revocare l’immunità parlamentare. Ho fatto quattro mesi di domiciliari inutili, senza che arrivasse un solo nuovo elemento dalle indagini”.

Per Cozzolino si sono anche aperte le porte del carcere di Poggioreale, una notte in cui l’europarlamentare napoletano è stato sbattuto “in una cella piccola, vetri rotti, freddo, un bagno indecente. Tanta disperazione. Quel carcere va chiuso”, dice oggi Cozzolino a proposito del carcere partenopeo.

Altro capitolo è dedicato a Panzeri, l’ex europarlamentare presunta “mente” del sistema corruttivo che avrebbe portato soldi di Marocco e Qatar nelle tasche di alcuni colleghi di Strasburgo per condizionare l’Eurocamera. Secondo Cozzolino Panzeri, che nel gennaio scorso si è dichiarato colpevole in seguito a un patteggiamento con le autorità belghe, si è accordato con la procura di Bruxellesin una situazione per lui drammatica, con i soldi in casa e moglie e figlia in arresto come lui. La convenienza è evidente”.

L’eurodeputato napoletano nega ancora una volta di aver preso soldi da Panzeri: “Se fosse vero, dovrebbe saper dire anche dove, come, quando e perché. È una volgare falsità per rendere credibile il suo racconto. La mia storia finanziaria è trasparente, ho sempre condotto una vita molto sobria”.

Panzeri, aggiunge Cozzolino, mente “per salvare il salvabile. Le pare poco? Penso che la pressione del carcere abbia rotto in lui l’equilibrio tra verità e finzione. Del resto, a quanto è dato capire, anche al Qatar e al Marocco ha riferito informazioni e iniziative parlamentari che erano già nel solco della linea politica estera già assunta dal Parlamento, e in molti casi finanche reperibili sulla homepage del Parlamento europeo. C’è, invece, un tema di fondo che non riguarda la protezione di una casta, ma l’autonomia e l’indipendenza dell’attività parlamentare. Le indagini hanno origine dai servizi segreti, forse addirittura non europei, e riguardano parlamentari e gruppi parlamentari, che sono stati coinvolti in intercettazioni che nessun giudice ha mai autorizzato. Una violazione grave delle sue prerogative alla quale il Parlamento non ha saputo rispondere come avrebbe dovuto”.