La sentenza
Alberto Scagni condannato a 24 anni e sei mesi, i giudici hanno riconosciuto la seminfermità mentale
Era il primo maggio del 2020 quando il giovane aspettò Alice sotto casa a Genova Quinto, prima di ucciderla. Alla base del delitto c'erano delle motivazioni economiche, per le quali Scagni aveva già creato problemi in famiglia. Il giudice ha stabilito che dopo il carcere dovrà scontare tre anni in una Rems
Cronaca - di Redazione Web
È stato condannato a 24 anni e sei mesi Alberto Scagni, l’uomo che ha ucciso la sorella Alice il primo maggio 2022 sotto la casa di lei a Genova Quinto. La corte d’assise, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, lo ha ritenuto semi infermo di mente sposando le conclusioni di Elvezio Pirfo, il perito del giudice delle indagini preliminari, e dei sui legali Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli. Il pubblico ministero Paola Crispo aveva chiesto la condanna all’ergastolo ritenendolo pienamente capace. Scagni è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla parentela. I giudici hanno disposto anche la permanenza per almeno tre anni, dopo il carcere, in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.
Condannato Alberto Scagni riconosciuta la seminfermità mentale
Scagni uccise la sorella dopo avere aspettato per ore sotto casa di lei. Da mesi il fratello litigava con i parenti perché chiedeva continuamente soldi. In poche settimane aveva speso il fondo pensione, di 15 mila euro, che gli era stato accantonato dai genitori e aveva iniziato a perseguitare la nonna e i vicini di casa. Dopo l’omicidio i genitori hanno denunciato la dottoressa del centro di Salute mentale della Asl3 e gli agenti della centrale operativa che il primo maggio ricevettero le telefonate del padre del ragazzo ma non mandarono le volanti. La procura ha chiesto l’archiviazione per questo fascicolo ma i genitori, tramite l’avvocato Fabio Anselmo, si sono opposti e deve essere fissata una udienza per la discussione.
Gli avvocati
“Siamo moderatamente soddisfatti dalla sentenza visto che sono state accolte gran parte delle nostre argomentazioni. Leggeremo le motivazioni ed eventualmente faremo appello“. È il commento di Bettoli e Caselli Lapeschi. “L’impianto difensivo è stato in buona parte accolto. Sono cadute le due aggravanti della crudeltà e del mezzo insidioso. I giudici hanno capito che Alberto deve essere educato e rieducato al termine della condanna perché gli è stato riconosciuto un disturbo grave della personalità” hanno concluso.