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Meloni apre la guerra civile sui migranti: “Un pezzo di Italia fa di tutto per favorire l’immigrazione illegale”

Meloni apre la guerra civile sui migranti: “Un pezzo di Italia fa di tutto per favorire l’immigrazione illegale”

Da una parte chi lavora e difende e sostiene l’Italia dalla fantasmagorica invasione, dall’altra chi invece trama contro l’Italia e che i piani di invasione o il sistema dell’immigrazione illegale lo favorisce. È una lotta: il bene contro il male, i nazionalisti contro i globalisti. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’ha sintetizzata così, in un post su Facebook mentre il governo è alle prese con un caos totale nella gestione dei flussi migratori di cui non riesce a venire a capo, “un lavoro difficile, certo – ha scritto la premier – , ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza”.

È tutta colpa degli altri insomma. A scatenare il post della premier è stata la decisione del Tribunale di Catania che venerdì scorso aveva accolto il ricorso degli avvocati di quattro migranti che erano sbarcati a Lampedusa e che erano stati trasferiti al nuovo centro di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Il Tribunale aveva deciso la liberazione giudicando illegittimi sia il decreto Cutro che il decreto attuativo da poco approvato che introduceva la garanzia finanziaria di quasi 5mila euro per i migranti provenienti da Paesi “sicuri” mentre la loro domanda di protezione viene analizzata. I giudici avevano citato nella motivazione una direttiva dell’Unione Europea e l’articolo 10 della Costituzione.

È esplosa così una nuova crociata contro la magistratura che prende decisioni “politiche e ideologiche” – non è la prima volta per questo governo: già per i casi Santanchè e Del Mastro da Palazzo Chigi era partita una nota che accusava una parte della magistratura di svolgere un “ruolo attivo” di opposizione. “Ma vedi un po’ se tocca proprio a noi – cioè all’unico giornale totalmente garantista che ci sia in circolazione – difendere i magistrati!”, aveva scritto ieri nel suo editoriale il direttore dell’Unità Piero Sansonetti. “I magistrati invadono il campo quando vorrebbero fare loro le leggi, quando si riuniscono per boicottare una riforma, o quando arrestano senza prove in base a puri teoremi”. Non questo il caso, evidentemente.

La premier comunque non ci può pensare. “Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (‘le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività’) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”. L’ultima lista di Paesi “sicuri” è composta da Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal, Serbia, Tunisia.

I magistrati non hanno definito la Tunisia Paese non sicuro – dove comunque negli ultimi tempi il governo ha scatenato una sorta di caccia all’uomo verso i migranti subsahariani – ma ha sostenuto che la provenienza da un Paese sicuro non può automaticamente negare la possibilità di entrare in Italia e chiedere protezione internazionale. I quattro migranti del caso Catania erano stati trasferiti dopo la richiesta del questore di Ragusa. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera due dei migranti erano già destinatari di provvedimenti di espulsione già eseguiti e sarebbero rientrati in territorio italiano. Hanno invocato la protezione in un caso per “fuggire perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli delle loro attività (particolari linee della mano)” e nell’altro “per dissidi con i familiari della sua ragazza i quali volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima”.

Meloni persiste in una retorica del “noi contro loro”, una battaglia campale. Cita la “sinistra ideologizzata” e in questo caso fa riferimento alla magistratura. “Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima. Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura”. La premier in campagna elettorale era arrivata a proporre più volte il blocco navale. Da inizio 2023 in Italia sono sbarcati 133.170 migranti, soltanto l’8% arrivati tramite le navi delle Ong contro cui il governo pure porta avanti una battaglia senza tregua. Il ministero dell’Intero allo scorso agosto aveva riportato nel suo cruscotto che il numero degli arrivi è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2022. La strategia di bloccare gli arrivi già in Africa non sta funzionando, quella di sabotare le ong nemmeno, le trattative in Europa languono.