Una battaglia tra fratello e sorella, ma anche tra magistrati di due diverse Procure. È lo scontro senza precedenti che vede coinvolto Alberto Vitaloni, l’ex patron dell’impero delle patatine San Carlo, società che nel solo 2022 ha avuto un fatturato di 323,8 milioni di euro, con un incremento del 16,3% rispetto ai 278,2 milioni del 2021, con utile netto di 15,8 milioni, in crescita del 193%.
Ma dietro questi numeri c’è una storia complicata di rapporti familiari. Tutto nasce dai problemi di salute di Vitaloni, 88 anni, che nel recente passato ha avuto ripetuti ictus cerebrali ischemici: per questo alla guida del gruppo c’è di fatto la figlia Susanna, denunciata dal fratello Francesco.
Quest’ultimo la accusa di “violenza privata, circonvenzione di incapace, sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di un familiare”, come racconta oggi l’edizione milanese del Corriere di Milano. Questo perché Alberto Vitaloni, che secondo il neurologo Giuseppe Lauria Pinter da otto anni a questa parte a causa dei ripetuti ictus “ragiona come un bimbo di 5-6 anni”: nonostante questa situazione clinica, l’anziano patron della San Carlo non riceverebbe alcuna visita medica e verserebbe oggi in uno stato di “demenza vascolare”.
Sempre secondo Francesco Vitaloni, il padre continua a valutare le operazioni societarie, alcune milionarie, anche a vantaggio della sorella. È il caso di alcune operazioni immobiliari, come l’acquisto di due case e due posti auto in via Corridoni per la spesa di quasi cinque milioni di euro. E quello di una villa con i terreni circostanti in provincia di Olbia per altri due. Vitaloni avrebbe “comprato e poi donato la nuda proprietà a Susanna, che nulla ha pagato”.
Gli avvocati Mario Marino e Carlo Taormina, legali di Francesco Vitaloni, sostengono inoltre che il patron ha espresso il desiderio di vedere il figlio durante una delle udienze del tribunale, ma gli sarebbe stato impedito. “L’unica risposta plausibile – spiegano al Corriere – è che ad Alberto Vitaloni gli accertamenti clinici non arrecherebbero nessun danno, mentre ci sarebbero problemi seri solo per Susanna Vitaloni e i suoi famosi professionisti (medici, avvocati, notai, manager) che fingono che Alberto Vitaloni stia bene, facendogli sottoscrivere atti di Consiglio d’amministrazione che non comprende, facendogli firmare email scritte dai professionisti della figlia, insomma facendogli compiere ogni tipo di atto necessario a Susanna per mezzo di firme e sottoscrizioni varie, vergate flebilmente da mano tremolante e da soggetto totalmente incapace”.
Una situazione complicata, una faida familiare a cui si aggiunge anche un conflitto tra Procure. Quella di Brescia, competente territorialmente, sta indagando sull’esposto-denuncia presentata dai due avvocati di Francesco Vitaloni su Rossana Guareschi: quest’ultima è la pm competente sul caso Vitaloni, ma a cui il capo della Procura di Milano Marcello Viola ha voluto affiancare in maniera poco comune il procuratore aggiunto Letizia Mannella “trattandosi di delicato procedimento penale che necessita di solerte trattazione”. Procura di Brescia che ha in corso accertamenti anche sul giudice istruttore Giovanni Rollero, che da presidente della sezione Tutele “avrebbe dovuto necessariamente disporre una consulenza tecnica medica con il solo scopo di verificare, in modo oggettivo, se Alberto Vitaloni fosse o meno in grado di intendere e volere”.