Scoppia il caso
Perché Fedez non andrà a Belve, Telemeloni e la nuova censura
La conduttrice del programma Francesca Fagnani denuncia: “La Rai non ritiene opportuno l’invito, non condivido”. Ira Pd: “Azienda succube”
Politica - di Graziella Balestrieri
La Rai non ama Fedez e questa non è proprio una novità. Storia vecchia e che, a quanto pare, sembra non avere mai una fine, se non con a seguito sempre un fiume di polemiche. La dimostrazione lampante di questo rapporto tumultuoso, che ha già dei precedenti, è stato l’annuncio che la giornalista e conduttrice del programma Belve, Francesca Fagnani, ha scritto sui propri canali social “la Rai non ritiene opportuno invitarlo a Belve, non condivido”. Così la conduttrice di uno dei maggiori programmi di successo di mamma/matrigna Rai, che a sua discolpa, ci tiene a sottolineare che “la decisione dell’azienda di non approvare la presenza di Fedez non ha nulla a che vedere con la politica: nessuna censura”. Bisogna proprio crederci?
Andando indietro nel tempo, non sembrerebbe proprio così. Infatti, cambiando gli ordini, i fattori e i colori politici, a quanto pare, Fedez è un soggetto che va silenziato in un qualche modo. La prima e vera bufera è datata 2021, quando al cantante prima di salire sul palco del Primo Maggio, di quello che fu della Festa dei Lavoratori, gli era stato proibito in un qualche modo di parlare a favore dei diritti Lgtb e in contrasto il Ddl Zan. Successe un pandemonio e fu grazie e soprattutto ai social, che Fedez sputtanò pubblicamente la telefonata avuta con la vicedirettrice Rai, testimoniando quanto la sua libertà di pensiero non fosse gradita ai vertici Rai e non fosse gradita ai vertici del governo. Intervenne l’allora direttore di Rai3 Franco Di Mare, affermando che la telefonata fu manipolata dallo stesso Fedez, il quale a sua volta rispose con una querela. Peggio accadde l’anno scorso durante l’ultimo Festival di Sanremo, che vedeva come una delle presentatrici la moglie di Fedez, Chiara Ferragni.
In primis Fedez aveva strappato una foto del sottosegretario Galeazzo Bignami (foto che lo ritraeva abbigliato da nazista durante un addio al celibato) scatenando le ire del diretto interessato e di tutta la compagine di destra. Non pago in quella esibizione diede vita ad un freestyle con parole dirette alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, attaccandola sul tema dell’aborto con queste rime “purtroppo, l’aborto è un diritto. Non l’ho detto io, l’ha detto un ministro. A volte anche io sparo cazzate ai quattro venti, ma non lo faccio a spese dei contribuenti”. Durante l’esibizione di Rosa Chemical, Fedez fu “trascinato” in un siparietto dallo stesso rapper piemontese. Siparietto da alcuni considerato di cattivo gusto, da altri invece semplicemente non considerato affatto.
Un putiferio di matrice perbenista in realtà, l’aver simulato un atto sessuale (parola grossa) in prima fila, davanti a milioni di spettatori, peggio ancora essersi scambiato un bacio affettuoso e tutto questo perché avveniva appunto tra due uomini. La sinistra, nella persona del deputato Pd Matteo Orfini si scaglia contro quella che viene definita ormai non più Rai ma TeleMeloni “quindi la dirigenza Rai pone veti sulla partecipazione di Fedez a Belve? È la stessa dirigenza che chiude trasmissioni di successo e le sostituisce con catastrofici flop, facendo perdere al servizio pubblico ascolti e risorse. Non è la Rai, è TeleMeloni”.
Ancora più significative sul caso Fedez/Belve sono le parole del senatore del Pd Francesco Verducci, componente della Vigilanza Rai: “la Rai censura Fedez, impedendo l’invito a Belve che gli è stato fatto da Francesca Fagnani. Non c’è spazio in Rai per le libere opinioni di un artista che non è succube ai capi di turno”. Questione di censura, che, come diceva Federico Fellini, è “sempre uno strumento politico, non è certo uno strumento intellettuale. Strumento intellettuale è la critica, che presuppone la conoscenza di ciò che si giudica e combatte. Criticare non è distruggere, ma ricondurre un oggetto al giusto posto nel processo degli oggetti. Censurare è distruggere, o almeno opporsi al processo del reale”.