Appello al Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura: aprire una pratica a tutela della giudice Iolanda Apostolico, del tribunale di Catania, dopo le critiche di membri del governo e di esponenti del centrodestra alla sua sentenza che ha dichiarato illegittimi in alcune parti il decreto Cutro sui migranti e un decreto attuativo allo stesso dello scorso settembre. Il caso è quello del ricorso accolto dal Tribunale in merito al trasferimento presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Pozzallo di quattro migranti tunisini.
La notizia era emersa lo scorso fine settimana, il ministero dell’Interno aveva fatto sapere che avrebbe impugnato il provvedimento. Il fastidio del governo era diventato palpabile ieri, quando in mattinata era comparso il post sui social della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si era detta “basita” per la “sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (‘le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività’) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto”.
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La premier aveva osservato come “tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza“. Il governo era già arrivato allo scontro con la magistratura per i casi Santanchè e Delmastro, quando da Palazzo Chigi era stata diffusa una nota in cui si accusava una parte della magistratura di “svolgere un ruolo attivo di opposizione”. Il segretario della Lega e vice primo ministro e ministro di Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ha commentato su Twitter che servirebbe “una profonda riforma della Giustizia”.
La richiesta della maggioranza dei consiglieri togati è stata firmata da tredici membri dei gruppi di Area, Unicost, Magistratura democratica e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda. Non ha invece aderito all’iniziativa – che è una risposta alla “grave delegittimazione professionale” di cui è stata oggetto Apostolico e agli “attacchi all’autonomia dei giudici” – Magistratura Indipendente. Il testo, come riporta Ansa, fa riferimento a “dichiarazioni da parte di esponenti della maggioranza parlamentare e dell’Esecutivo che, per modi e contenuti, si traducono in autentici attacchi all’autonomia della magistratura”. In una prima bozza si faceva direttamente riferimento alle parole di Meloni per conquistare la firma anche dei consiglieri di Magistratura Indipendente che comunque hanno deciso di non aderire all’iniziativa.
“L’accusa ai magistrati, con riferimento al contenuto di un provvedimento giurisdizionale, di essere ‘nemici della sicurezza della Nazione (…) un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico (…e di) scagliarsi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto’ pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno Stato di diritto” denunciano i consiglieri. Non solo: le dichiarazioni di esponenti del governo e della maggioranza “realizzando una grave delegittimazione professionale del giudice estensore dell’ordinanza, espongono lo stesso a indebiti attacchi mediatici aventi a oggetto la sua sfera personale”. Di qui la richiesta dell’apertura di una pratica a tutela “con la massima urgenza”.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia aveva osservato come la sentenza non dovesse essere presa “come un’interferenza, questa è la democrazia”. Giornali vicini alla destra negli ultimi giorni avevano scritto che la sentenza era scaturita dalle posizioni politiche della giudice. Apostolico non ha mai aderito a correnti della magistratura. All’Ansa ha spiegato: “Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”.