Kevin McCarthy non è più lo speaker della Camera degli Stati Uniti. Martedì con un voto senza precedenti nella storia del Paese, l’Aula ha infatti approvato la mozione di sfiducia per rimuoverlo dell’incarico di Presidente: al termine del voto la mozione ha ricevuto 216 voti favorevoli e 210 contrari.
A presentarla non erano stati i Democratici, bensì il deputato della Florida Matt Gaetz, che appartiene all’ala più radicale dei Repubblicani, quella più vicina alle istanze di Donald Trump: Gaetz e i suoi da giorni accusavano McCarthy di avere collaborato con i Democratici per evitare il cosiddetto “shutdown“, la parziale chiusura delle attività del governo federale statunitense.
Il compromesso raggiunto con la collaborazione di McCarthy era stato quello di non inserire nella “continuing resolution”, una sorta di legge-tampone finanzierà il governo per ulteriori 45 giorni, gli aiuti all’Ucraina, come avrebbero voluto i Democratici. L’ala più oltranzista dei Repubblicani avrebbe voluto invece più tagli alla spesa pubblica, oltre a criticare aspramente anche l’ipotesi di presentare una “continuing resolution” e accusarlo di aver stretto accordi segreti con Biden per finanziare Kiev.
McCarthy ha 58 anni, è deputato dal 2007 ed è un politico di grande esperienza: era stato eletto speaker soltanto nove mesi fa al termine di un lungo stallo dovuto anche in quell’occasione alle divisioni all’interno del GOP, il Grand Old Party, spaccato tra l’ala più “moderata” e i trumpiani.
A votare a favore della rimozione di McCarthy sono stati tutti i deputati Democratici più otto Repubblicani: nelle ore che hanno preceduto il voto si era pensato ad un possibile “soccorso” dei Dem allo speaker, ipotesi saltata anche per le posizioni tutt’altro che moderate dello stesso ex presidente della Camera. Quest’ultimo da anni si è avvicinato molto alle posizioni dell’ex presidente statunitense Donald Trump e soltanto poche settimane fa aveva avviato l’indagine per l’impeachment di Joe Biden.
Al momento non è chiaro quali saranno le prossime mosse nella Camera, anche perché c’è disaccordo su quali procedure seguire: McCarthy sarà sostituito da uno speaker temporaneo, che però non si sa quanti poteri avrà, fino a che non verrà eletto un nuovo speaker, con tempi ancora da definire. Si rischia una situazione di caos, anche perché entro il 17 novembre il Congresso dovrà votare la legge di bilancio.
I significati politici della rimozione di McCarthy dal ruolo di speaker sono lampanti: la sfiducia mostra infatti il ruolo ormai centrale nel Partito Repubblicano dell’ala estremista che fa capo a Donald Trump, capace anche di costringere alla “resa” di uno speaker espressione dello stesso GOP, prima volta nella storia degli Stati Uniti.
Al momento lo speaker ad interim indicato da McCarthy è Patrick McHenry, un deputato Repubblicano del North Carolina di 47 anni, in carica dal 2009. Fa parte dell’area più moderata del GOP: ha votato a favore dell’accordo trovato da McCarthy per evitare lo shutdown e tre anni fa, nel 2020, sostenne la vittoria di Joe Biden alle elezioni, la cui legittimità era stata invece contestata da Trump.