Scontro tra destra e sinistra
Meloni sui migranti non rispetta norme e istituzioni: la sentenza di Catania è ineccepibile, ma non interessa a nessuno
La sentenza della giudice di Catania che ha scarcerato i migranti è ineccepibile sul piano del diritto. Ma questo non interessa a nessuno. A non rispettare le norme e le istituzioni è la premier
Editoriali - di Piero Sansonetti
Il Consiglio superiore della magistratura ieri si è spaccato. Tredici consiglieri hanno firmato un breve documento a sostegno della giudice Iolanda Apostolico, e cioè l’autrice del provvedimento di scarcerazione (uso questa parola perché è la parola giusta) di alcuni migranti dal Cpr di Pozzallo, in Sicilia. Altri sette consiglieri si sono rifiutati di firmare.
Perché si sono rifiutati? Perché sostengono che questa presa di posizione del Csm sia una presa di posizione politica. La ragione per la quale i sette consiglieri ritengono che sia una posizione politica è molto semplice: la sentenza era stata attaccata l’altro giorno (e ancora ieri) con violenza dalla presidente del Consiglio; dunque se si difende la giudice, e quindi la sentenza, si muove una critica alla presidente del Consiglio. E di conseguenza si compie un gesto politico.
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Vero. Il problema è che – come si capisce bene seguendo i fatti – non è stata la giudice Apostolico a emettere una sentenza politica, è stata Giorgia Meloni, con il suo attacco politico alla sentenza, a trasformare una discussione giudiziaria in una discussione politica. La Meloni ha mosso un attacco politico alla sentenza perché non era in grado di muovere un attacco sul piano del diritto. In sostanza ha compiuto una azione molto simile a quella che assai spesso compiono i Pm che prendono qualcuno di mira senza indizi e senza prove. Per questo l’obiezione dei sette non è ragionevole: se è stata la politica a buttare in politica la discussione, perché prendersela con la giudice che è stata messa in discussione dalla politica?
Del resto c’è un altro dettaglio della vicenda che fa riflettere. Contro il documento si sono pronunciati i sette consiglieri appartenenti alle correnti di destra. A favore i tredici consiglieri appartenenti alle correnti di sinistra. Nessun consigliere di sinistra contro, nessun consigliere di destra a favore. Possibile? Nel giudicare quella sentenza le differenze di opinione combaciano perfettamente con le appartenenze di corrente. Davvero a nessun consigliere di destra la sentenza è sembrata una sentenza giusta (come del resto è sembrata alla quasi totalità dei costituzionalisti) e a nessun consigliere di sinistra è sembrata una sentenza sbagliata? Vedete, in questi numeri sta la dimostrazione di una verità assoluta. L’indipendenza della magistratura è una pura illusione. Una bugia.
La magistratura italiana è organizzata per correnti e la maggioranza dei singoli giudici, e soprattutto dei Pm, risponde alle correnti. Spesso anche disinteressandosi alla legge. Cioè si muove del tutto al di fuori della Costituzione e della legalità. Così è avvenuto anche nel caso della sentenza di Pozzallo, che – per inciso – è stata emessa da una delle poche magistrate che non appartiene ad alcuna corrente. Nessuno – dico nessuno: né politici, né giornalisti, né magistrati – ha messo in discussione il merito delle motivazioni con le quali la giudice Apostolico ha deciso di non confermare la reclusione dei quattro migranti. Anche perché, a lume di logica – per i pochi che le hanno lette – quelle motivazioni sono incontestabili.
È stata messa in discussione la natura politica della sentenza. Ma la natura politica c’è solo nelle intenzioni di chi la contesta. Questa volta è successo esattamente il contrario di quello che succede molto spesso: la magistratura si è attenuta semplicemente alla legge, senza arzigogoli, moralismi o sociologismi. La dottoressa Apostolico ha citato le delibere del Parlamento europeo, le decisioni della Corte europea, e quelle della Cassazione e della Corte Costituzionale italiana. E su queste basi ha deciso. E ha deciso, come si dice in gergo, “pro reo”. Qualcuno può dire che quelle sentenze e delibere non valgono? Qualcuno può dire che la Apostolico non le ha applicate? No.
E allora torniamo al punto. La mancanza di indipendenza della magistratura (non della Apostolico: nella magistratura associata e del Csm). E anche della politica. Rapidissima a sbandare da posizioni garantiste a posizioni giustizialiste a seconda delle convenienze di partito. In questo modo saltano tutti gli equilibri e i pilastri dello Stato di diritto. Sembra che lo Stato di diritto non interessi più a nessuno. Il garantismo è una cosa scomparsa. Forse l’idea che prevale è che in questo frangente di sviluppo della civiltà, lo Stato di diritto sia una anticaglia ottocentesca. Un lusso eccessivo. Un freno allo sviluppo.