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Il voto in condotta non ci salverà da violenza e bullismo a scuola

Il voto in condotta non ci salverà da violenza e bullismo a scuola

Noi vogliamo dare peso e rilievo agli episodi di violenza che hanno coinvolto i docenti. Sono preoccupanti ed allarmanti e vanno indubbiamente contrastati. Per questa ragione chi pensa di strumentalizzarli al fine della propaganda e imporre alla comunità scolastica norme che invece che aiutarla la aggravano di pesi e di tensioni troverà la nostra dura opposizione.

L’esclusiva cultura della sanzione e della punizione- molto cara all’attuale Governo– non produrrà risultati, se non inserita in un contesto preventivo e di recupero. Sono anni di studi pedagogici a dircelo insieme alle tante esperienze personali. Se non si ha la capacità e il coraggio di affrontare e ancor prima di analizzare e comprendere le ragioni del disagio che quegli episodi esprimono che ha radici profonde, e di prosciugarne le sorgenti non si risolverà nulla.

La scuola è il luogo della crescita, della relazione, dove si imparano a gestire conflitti e a stare insieme nella differenza. È luogo di crescita e sviluppo delle proprie risorse, non di esclusiva espiazione. È comunità di apprendimento, luogo di sviluppo dei valori di convivenza, democrazia, ascolto reciproco. Per questo non ci convince la strategia espressa dal Ministro anche nell’ultimo provvedimento relativo al voto in condotta.

Il Paese attraversa un’emergenza educativa e culturale. Lo spaesamento delle giovani generazioni, la paradossale riduzione della capacità critica in un tempo di informazione pervasiva, l’indebolimento dei riferimenti valoriali, l’assenza di maestri e il pessimo esempio che troppo spesso danno gli adulti ad ogni livello, compresa purtroppo la politica, richiederebbero una reazione corale, condivisa, seria.
Una assunzione collettiva di responsabilità e una scelta comune di mettere come priorità del Paese gli investimenti nella Scuola e nella Cultura.

Siamo pronti a fare la nostra parte e persino a condividere una battaglia nella prossima legge di bilancio per le risorse nel settore se davvero si vuole provare ad affrontare in tema con serietà. Si abbandonino quindi, subito, mosse di propaganda, norme bandiera legate al clamore del momento, spesso adottate con risorse insufficienti e non strutturali. Se il ministro pensa che il voto in condotta sia lo strumento per contrastare il bullismo o altre forme di violenza e disagio, trascurando quanto già si fa nelle scuole anche in termini di azioni ed iniziative rivolte al recupero dello studente, senza intervenire sulle cause, senza coinvolgere la comunità scolastica, le famiglie, fa un danno alla scuola.

In che cosa consisterà realmente l’esame di riparazione per coloro che nello scrutinio finale avranno conseguito il 6 in condotta? Sarà riformato in modo unilaterale lo Statuto delle studentesse e degli studenti che declinava le forme di giustizia “riparativa”? Una valutazione seria e rigorosa espressa in sede di scrutinio non può prescindere da un giudizio complessivo sulla maturazione e la crescita civile e culturale dello studente, rispondendo ad una valenza formativa ed educativa. Per questo è fondamentale un coinvolgimento reale ed efficace di chi il mondo della scuola lo vive quotidianamente, come docente, studente, genitore.

Perché il ministro non ha adottato questa strategia anziché mettere in campo un provvedimento calato dall’alto? Per restituire maggiore autorevolezza alla scuola, serve un suo nuovo posizionamento sociale, servono investimenti per procedere a una ristrutturazione dell’intero sistema e dei suoi metodi, recuperandone la missione costituzionale di promozione della persona e di emancipazione dei futuri cittadini attraverso l’istruzione.

Servono retribuzioni più elevate per i docenti, interventi a sostegno della comunità educante, tempo pieno, spazi adeguati. Questo dovrebbe fare un governo serio che ha a cuore il futuro delle giovani generazioni e il ruolo della scuola nel sistema Paese e noi saremmo i primi a sostenere e condividere queste scelte se verranno adottate, dando un segnale al Paese.

*Responsabile nazionale scuola e povertà educative del Partito Democratico