La battaglia in Europa
L’Europa vira a destra: vince la linea xenofoba della Meloni che è contro il diritto internazionale
Prevale la linea spazza-ong della Meloni. Anche se è in contrasto con il diritto internazionale. Dai giudici italiani nuove sentenze contro il decreto
Editoriali - di Piero Sansonetti
L’Italia ha vinto la sua battaglia con la Germania sul regolamento europeo che riguarda le migrazioni. Per le Ong (e per il diritto dei naufraghi ad essere salvati) è un giorno molto buio. La Germania nei giorni scorsi aveva presentato un emendamento a favore delle Ong, cioè delle navi private di soccorso che solcano il Mediterraneo. L’Italia, come sapete, da diverso tempo è schierata nella guerra alle Ong e qualche giorno fa aveva interrotto i negoziati perché non voleva accettare l’emendamento tedesco.
Il ministro Piantedosi addirittura aveva abbandonato per protesta la riunione di Bruxelles e si era precipitato a Palermo per incontrare i rappresentanti di Tunisia e Libia. Aveva incontrato anche il famigerato ministro libico Trabelsi, considerato dagli Usa e dall’Onu uno dei principali trafficanti di uomini, ma dall’Italia un interlocutore affidabile e interessante. La posizione tedesca aveva aperto qualche speranza in quella piccola parte dell’opinione pubblica europea che considera i naufraghi esseri umani, più o meno come noi, e quindi titolari del diritto ad essere salvati, secondo le norme della giurisprudenza internazionale. La speranza però è durata poco. La Germania, rimasta isolata in Europa, si è arresa e ha ritirato l’emendamento con grande soddisfazione di Giorgia Meloni, vera vincitrice di questa partita.
Del resto la Germania in questi giorni ha mandato diversi segnali di rinuncia alla linea umanitaria. Prima bloccando le frontiere con la Polonia, per impedire da lì l’afflusso dei migranti. E poi con la proposta del leader democristiano Schaeuble, il quale ha proposto una riforma del welfare che renda l’assistenza a doppia velocità. Due welfare. Uno forte e pieno per i tedeschi, uno molto più ridotto per gli immigrati. Non vorrei forzare la mano con paragoni improponibili, certo però, soprattutto trattandosi della Germania, l’idea dei diritti differenziati a secondo della razza ricorda un po’ le leggi antiebraiche degli anni Trenta.
L’impressione che si stiano compiendo passi da gigante verso una fortissima contrazione della civiltà europea è inevitabile. E la ragione fondamentale di questo rinculo xenofobo, che arriva fino a lambire la mitica socialdemocrazia tedesca, è la paura per le elezioni di giugno. In tutta Europa si voterà per il rinnovo del Parlamento, e le poche correnti umanitarie che sono presenti in alcuni partiti finiscono schiacciate dall’ondata anti-immigrati. La questione concreta, la presunta emergenza, non c’entra niente. Chiunque conosca un po’ le cose sa bene che non c’è nessuna emergenza. Sa anche però che il populismo xenofobo sposta milioni di voti, non solo all’interno del centrodestra ma anche della sinistra. Il cancelliere tedesco Scholz queste cose le conosce. È rimasto molto contrariato delle iniziative umanitarie di alcuni suoi ministri, come quelle della ministra degli esteri. Ed è corso ai ripari.
Naturalmente qui in Italia le dinamiche europee contano. Ormai a difesa dei naufraghi sono rimaste forze esigue. Il Papa, qualche intellettuale, un paio di giornali di sinistra, qualche settore del Pd. Lo stesso Pd, nel suo corpo massiccio, non sembra pronto a una battaglia a viso aperto. Dalla Schlein poche parole. Per non dire dei 5 Stelle e dei loro giornali che si nascondono ed evitano l’argomento. A difesa dei diritti è rimasto qualche giudice. Che quantomeno si impegna per contestare i decreti incostituzionali varati dal governo. Diciamo che si ostina a rispettare la legge e la Costituzione. Prendendosi addosso l’ira della Meloni. Era stata giorni fa Iolanda Apostolico, magistrata catanese a respingere l’ordine di carcerazione per quattro migranti. Ieri dei giudici fiorentini hanno respinto un ordine di espulsione verso la Tunisia, dal momento che la Tunisia non può essere considerata paese sicuro.
Contro questi giudici si è schierato ieri in Parlamento il ministro Nordio. A corpo morto a difesa della Presidente del Consiglio che aveva accusato la Apostolico di avere emesso una sentenza politica. Nordio, che pure è stato magistrato, ha ignorato del tutto il merito giuridico della questione. Certo questo proposito, anche molti di noi devono ammettere di essersi sbagliati. Io per primo. Un anno fa avevo creduto che il governo fosse un pessimo governo con una sola stella brillante. Il garantista Nordio. E ora invece mi rendo conto non solo che Nordio di garantista non ha nulla, ma forse anche che non capisce niente di diritto. Eppure ha fatto per trent’anni il Pm. Se lo ha fatto con in testa le stesse idee che oggi predica in Parlamento vengono i brividi a pensare ai suoi imputati…
Un po’ di luce almeno viene da Palermo. Dove ha parlato l’arcivescovo Lorefice. In un discorso durissimo pronunciato nel decimo anniversario del più grave eccidio in mare mai avvenuto: quello di 10 anni fa, il 3 ottobre, a poche centinaia di metri dalla riva di Lampedusa. Pubblichiamo su L’Unità il testo del suo discorso. Leggendo le sue parole si sente, è chiaro, la sete di giustizia. Ma anche il timore e il dolore e la rabbia per essere rimasto solo. Abbandonato da tutti. Solo a combattere a mani nude contro il cinismo della politica e la complicità delle istituzioni nella strage sul Mediterraneo che ormai conta quasi 30 mila vittime ufficiali.