La guerra in Ucraina
Vacilla il fronte occidentale, anche dagli Usa rischio stop armi a Kiev: sta per chiudere il rubinetto atlantico?
In Europa Polonia (governo di destra e sovranista) e Slovacchia (per voce del neo premier filo russo e autoritario Robert Fico) hanno già annunciato che non forniranno più armamenti a Zelensky. Alcune indiscrezioni hanno evidenziato i tentennamenti di Italia e Germania. Anche negli Usa, in ottica elezioni, Biden sembrerebbe isolato. Putin potrebbe vincere il conflitto per 'abbandono' da parte dei suoi avversari
Esteri - di Redazione Web
“Perché il corrotto Joe Biden non fa contribuire l’Europa per le spese all’Ucraina?“. Lo ha chiesto Donald Trump con un post pubblicato sulla sua piattaforma social, Truth. Il tycoon accusa l’Europa di essere indietro di 175 miliardi rispetto agli Stati Uniti e sostiene che a ogni dollaro speso dagli americani dovrebbe corrisponderne uno speso dall’Europa. “Non andrebbe dato nessun altro dollaro – ha aggiunto – fino a che l’Europa non avrà pareggiato il denaro che gli Stati Uniti hanno messo per difendere l’Ucraina“. È l’ultimo capitolo di ciò che sta accadendo negli Usa. La pressione sul Presidente Joe Biden rispetto agli aiuti economici e militari disposti per Kiev, sta diventando molto forte. In prossimità delle elezioni, dopo la boutade del Congresso – che ha scatenato la smentita del Segretario di Stato Antony Blinken – è arrivato l’attacco del rivale repubblicano.
Perché nessuno vuole più dare armi all’Ucraina
Tuttavia, gli Stati Uniti hanno inviato all’Ucraina oltre un milione di proiettili di produzione iraniana sequestrati lo scorso anno. Lo hanno annunciato ieri le forze armate statunitensi. Le forze navali degli Usa da anni sequestrano armi ritenute provenire dall’Iran e destinate ai combattenti sostenuti dal regime islamico nello Yemen, solitamente celate nelle stive di imbarcazioni da pesca. Il Comando centrale americano, responsabile delle operazioni militari in Medio Oriente, ha dichiarato che circa 1,1 milioni di proiettili calibro 7,62mm frutto di questi sequestri sono stati inviati all’Ucraina. Si tratterebbe nello specifico di munizioni sequestrate nel dicembre 2022, e originariamente destinate dalla Guardia della rivoluzione iraniana ai combattenti Houti nello Yemen.
Dagli Usa all’Europa
Intanto, i no agli armamenti a Kiev stanno aumentando anche in Europa. Dopo l’annuncio della Polonia è diventato ufficiale quello della Slovacchia. La presidente Zuzana Čaputová si sarebbe opposta all’invio di ulteriore assistenza militare all’Ucraina, in seguito all’elezione del primo ministro filorusso Robert Fico. Lo riportano i media locali. Secondo il quotidiano Dennik N il Ministero della Difesa slovacco aveva preparato un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina che la Čaputová avrebbe potuto firmare mentre era ancora in carica il predecessore di Fico, ma la presidente si è rifiutata affermando che le elezioni parlamentari debbano essere rispettate. Il politologo Grigorij Meseznikov prevede che Fico manterrà le promesse fatte in campagna elettorale circa lo stop all’invio di armi a Kiev e che ci sarà attrito tra Bratislava e Bruxelles sia sull’adesione dell’Ucraina all’Ue sia sulle sanzioni europee contro la Russia.
Zelensky a Granada: obiettivo difesa aerea
Il presidente Volodymyr Zelensky ha confermato la sua presenza al vertice della Comunità politica europea (Cpe) a Granada, in Spagna. Il leader ucraino sarà presente con l’obiettivo di fare pressioni per ottenere aiuti militari più urgenti e necessari, come i sistemi di difesa aerea. Lo scrive il Guardian, che ha pubblicato: “L’incontro di Granada offre anche a leader come il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Rishi Sunak la possibilità di riaffermare il loro impegno nei confronti dell’Ucraina dopo che le turbolenze politiche negli Stati Uniti e in Europa hanno sollevato dubbi sul mantenimento del sostegno“.
Proprio ieri sera in un video-messaggio Zelensky ha affermato: “Ci stiamo preparando per un’intensa attività internazionale, questa settimana e la prossima dovrebbero essere produttive per l’Ucraina. Lavoreremo per il bene della sicurezza e della stabilità del continente. Si lavorerà in formati congiunti e importanti incontri bilaterali. La chiave per noi, soprattutto prima dell’inverno, è rafforzare la difesa aerea e esiste già una base per nuovi accordi con i partner.
Ci stiamo preparando a confermarli e implementarli e per rafforzare l’architettura di sicurezza esistente in Europa, in particolare quella regionale. L’Ucraina ha proposte forti. Particolare attenzione è riservata alla regione del Mar Nero e al lavoro congiunto per la sicurezza alimentare globale e la tutela della libertà di navigazione. Questa giornata dovrebbe essere fruttuosa per l’Ucraina e per tutta l’Europa“.
In Italia
Consenso, difesa nazionale, rapporti geopolitici e motivi economici. Sarebbero questi i motivi che avrebbero fatto vacillare il governo italiano rispetto al nuovo pacchetto di aiuti militari da dare a Kiev. Sulle presunte fratture tra Guido Crosetto e Antonio Tajani, entrambi ministri dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, è stato lo stesso titolare della Difesa a chiarire i fatti: “Leggo oggi su alcuni quotidiani che ieri avrei preso le distanze o addirittura attaccato frontalmente il mio collega degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani.
Tutto quello da me detto ieri, in relazione a un nuovo pacchetto di aiuti da parte dell’Italia all’Ucraina, è, per fortuna, registrato e quindi verificabile, oltre che pronunciato in più d’uno consessi pubblici. Quello che, in realtà, ho detto è che il Ministro Tajani ha parlato della decisione politica in merito alla volontà di fornire ulteriori aiuti all’Ucraina. Lo stesso Tajani ha precisato che, però, poi è la Difesa la parte ‘tecnica’, cioè quella che deve individuare cosa dovrebbe o farebbe parte di questi aiuti.
Le parole del ministro Crosetto
Quindi, ieri non ho fatto altro che ribadire le sue parole, e cioè che i tecnici stanno verificando ciò che possiamo dare e, con realistica obiettività, ho detto che, su alcuni rifornimenti, per gli ucraini molto importanti, siamo limitati dalla nostra necessità e volontà di non scendere sotto una certa soglia di sicurezza interna. Nulla di nuovo, nulla di strano, ma soprattutto nessuna polemica con l’amico e collega Tajani. Con lui abbiamo sempre lavorato in totale sinergia e con lui condividiamo sia le scelte sia la firma in merito ai vari decreti di aiuti all’Ucraina.
Invece, la mia frase sui “tanti che parlano” era riferita, come è molto facile capire per chi avesse avuto la pazienza di ascoltare per intero le mie interviste e le mie dichiarazioni, a chi invece scrive a caso, ipotizzando fornitore di specifici sistemi d’arma o di tipologie di forniture militari solo per riempire spazi negli articoli sui giornali o per fare malevole illazioni. Spiace iniziare una giornata di lavoro smentendo il tentativo di alcuni quotidiani di inventare spaccature su temi così importanti e delicati, ma è necessario farlo“.