L'aggressione
Chi è Francesco Le Foche, l’immunologo pestato da ex paziente: “Voleva che curassi il suo cane”
Voleva che curasse il suo cane ed era convinto di avere una infezione inesistente. Questa la “motivazioni” dietro il brutale pestaggio di Francesco Le Foche, il noto immunologo del policlinico Umberto I Roma, diventato un volto noto anche al grande pubblico televisivo durante il periodo più complicato dell’emergenza Covid-19 in Italia, massacrato di botte giovedì pomeriggio nel suo studio privato nel quartiere Salario a Roma.
L’aggressore di Le Foche si è scagliato contro l’immunologo con ferocia, provocandogli un trauma cranico facciale, la frattura del setto nasale e la frattura del pavimento orbitario di sinistra, come riscontrato poi dai medici dell’Umberto I. Il medico è ricoverato nel nosocomio romano: non è in pericolo di vita ma rischia di perdere la vista dall’occhio sinistro a causa dei traumi.
Il suo aggressore, un 36enne romano che Le Foche aveva curato per una spondilodiscite, ovvero un’infezione alla colonna vertebrale, si è presentato giovedì nel suo studio e lo ha picchiato e colpito al volto con una vaschetta di vetro per le caramelle.
In un serie di interviste Le Foche racconta oggi che il suo ex paziente, arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio e da venerdì trasferito nel carcere di Regina Coeli, è un ex pugile, oggi di professione buttafuori e con precedenti per detenzione abusiva di armi, ricettazione, furto, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
Un mese fa gli aveva telefonato per chiedergli di curare il suo animale domestico, un cane. Quindi giovedì si è presentato nel suo studio: “Era convinto di avere un’altra infezione. Inesistente. E mi ha anche accusato di non aver fatto nulla per il suo cane”, racconta al Corriere Le Foche.
L’immunologo racconta poi al Messaggero che suggerì al suo paziente di rivolgersi ad un veterinario per il suo cane: alla fine l’animale, seguito da “bravi veterinari che gli avevano detto che non si poteva far nulla, è morto”. Secondo Le Foche “forse nella sua mente addebitava a me il decesso. Se avessi potuto fare qualcosa per quel cane lo avrei fatto. Amo gli animali”.