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Il ruolo dell’Iran e le conseguenze della guerra ‘per procura’ contro Israele

La Repubblica Islamica, nonostante le smentite, ha di fatto dichiarato anch'essa guerra allo Stato Ebraico e indirettamente agli Usa in chiave anti-saudita. Quali potranno essere le conseguenze di questa mossa brutale e rischiosa del regime degli Ayatollah

Esteri - di Redazione Web - 9 Ottobre 2023

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Il ruolo dell’Iran e le conseguenze della guerra contro Israele

L’Iran avrebbe aiutato a preparare l’attacco di Hamas contro Israele, che ha ucciso più di 700 israeliani e scatenato una nuova guerra con Gaza, secondo le informazioni pubblicate domenica dal Wall Street Journal. Membri della Guardia Rivoluzionaria iraniana avrebbero contribuito a pianificare l’attacco fin dallo scorso agosto e avrebbero persino dato il via libera al suo inizio, secondo fonti di Hamas e Hezbollah citate dal quotidiano newyorkese. I dettagli sarebbero stati elaborati in riunioni a Beirut tra funzionari iraniani, membri di Hamas (il gruppo che controlla la Striscia di Gaza) e rappresentanti di Hezbollah (il gruppo presente in Libano).

Giorni prima dell’attacco, la guida suprema iraniana Ali Khamenei ha scritto sui social media che “il regime sionista è un cancro che sta per essere sterminato dal popolo palestinese“. Tuttavia, il governo statunitense ha affermato che non esistono prove del presunto coinvolgimento dell’Iran nell’attacco senza precedenti di sabato. “Non abbiamo ancora visto prove che l’Iran abbia diretto o sia dietro questo particolare attacco“, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken in un’intervista alla CNN domenica. Il capo diplomatico statunitense ha tuttavia osservato che l’Iran ha una “relazione di lunga data” con gruppi islamisti come Hamas e Hezbollah.

Il ruolo dell’Iran e le conseguenze della guerra contro Israele

L’Iran ha negato il suo coinvolgimento negli attacchi di Hamas e nell’invasione di Israele. La delegazione iraniana alle Nazioni Unite ha rilasciato una dichiarazione: “I passi determinati dei palestinesi costituiscono una difesa completamente legittima contro sette decenni di occupazione e terribili crimini da parte del regime sionista illegittimo. Sosteniamo la Palestina senza riserve. Tuttavia, non siamo coinvolti nella risposta palestinese, che è stata portata avanti solo dalla Palestina stessa“.

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha lanciato un appello ai Paesi musulmani affinché agiscano per “difendere il popolo palestinese e la moschea di al-Aqsa“. Amirabdollahian si è espresso in questi termini durante una telefonata con l’omologo afghano dell’autoproclamato governo dei talebani Amir Khan Muttaqi, come riporta Mehr, in cui è stato discusso il conflitto in corso tra Israele e Palestina. “I Paesi musulmani devono essere uniti nella loro difesa del popolo palestinese oppresso“, ha detto il ministro della Repubblica islamica.

L’asse sciita

Lo stesso appello all’unità del mondo musulmano a sostegno della Palestina è stato espresso da Amirabdollahian anche durante una telefonata con l’omologo iracheno Fuad Hussein. Durante il colloquio con il ministro iracheno, Amirabdollahian ha anche proposto di tenere un vertice di emergenza dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic) per affrontare la situazione del conflitto in corso. “I Paesi musulmani dovrebbero assistere la lotta di resistenza contro Israele“, ha detto Amirabdollahian, definendo l’attacco di Hamas contro Israeleuna naturale risposta contro la continua aggressione del regime (di Israele) contro i siti sacri islamici e la nazione palestinese“.

Intanto, la missione iraniana alle Nazioni Unite ha scritto in una nota: “L’operazione a sorpresa di Hamas è stato il più grande fallimento delle organizzazioni di sicurezza di Israele. E ora loro (gli israeliani) trovano molto difficile accettare che nella comunità d’intelligence si racconterebbe che sono stati sconfitti da un gruppo palestinese. Quindi stanno cercando di giustificare il loro fallimento, attribuendolo alla potenza dell’intelligence e alla capacità organizzativa dell’Iran“.

La guerra per procura

Ma nonostante le smentite pare che non ci siano dubbi sul coinvolgimento dell’Iran. La Repubblica Islamica oltre ad essere il principale sostenitore di Hamas si è infiltrata anche in Cisgiordania dando sostegno ai gruppi jihadisti. Così, con le milizie di Hezbollah presenti in Libano, Teheran ha stretto Israele in un vero e proprio triangolo della morte: da Nord, Est e Sud, lo Stato Ebraico è sotto attacco. Il segnale che gli Ayatollah hanno voluto dare al mondo è stato molto chiaro. In primis hanno dimostrato la vulnerabilità dell’acerrimo nemico, Israele. In secondo luogo hanno sferrato un duro colpo agli avversari regionali, con i quali vi è una contesa anche religiosa: l’Arabia Saudita, detentrice del ‘primato’ dell’Islam sunnita (senza considerare un’altra guerra che vede sfidarsi Riyad e Teheran: quella in Yemen). E infine, l’Iran ha di fatto attaccato anche gli Stati Uniti, principali sponsor dell’accordo diplomatico tra Riyad e Gerusalemme (l’estensione ai sauditi degli Accordi di Abramo).

I sauditi e i sunniti

Così Hamas, nonostante sia una costola armata nata dal movimento sunnita e religioso dei Fratelli Musulmani, è praticamente foraggiato dall’Iran. Droni e armamenti sono stati inviati negli ultimi anni nella Striscia di Gaza, attraverso il Sudan e passando per l’Egitto. Ma quali potranno essere le conseguenza di questa evidente esposizione da parte della Repubblica Islamica? Il tentativo di Teheran, volto ad uscire da un isolamento internazionale causato dall’embargo e dall’assenza di alleati in Occidente (gli Ayatollah hanno forti relazioni con i paesi vicini nel Caucaso e con Russia Cina), ha lo scopo di subentrare all’Arabia Saudita come guida dell’Islam e come alfiere della lotta palestinese.

Nell’area mediorientale vi è un vero e proprio asse sciita. La Repubblica Islamica, colpita dai recenti Accordi di Abramo, ha costruito un’area sulla quale mantiene il controllo: IraqSiriaLibano ed ora anche GazaCisgiordania. Tuttavia, l’aver esplicitamente attaccato Israele (e quindi RiyadWashington) potrebbe invece, sul lungo termine, causare l’effetto opposto: isolare ancora di più il regime degli Ayatollah, indebolito anche internamente. Non si fermano, infatti, le proteste dei cittadini per ottenere maggiori diritti, così come non si è arrestata la crisi economica che sta strozzando il paese.

9 Ottobre 2023

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