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Incidente del bus di Mestre, il punto della Procura: “Falso che sapevamo da un anno dal guardrail, ecco i tempi dell’autopsia”

Incidente del bus di Mestre, il punto della Procura: “Falso che sapevamo da un anno dal guardrail, ecco i tempi dell’autopsia”

Bruno Cherchi “non ha memoria” di fascicoli di indagine relativi allo stato del cavalcavia Rizzato di Mestre. Così il procuratore capo di Venezia ha provveduto a smentire la notizia secondo cui i suoi uffici disponevano da oltre un anno di documenti sul pessimo stato del cavalcavia da dove il 3 ottobre un autobus è precipitato per oltre 10 metri sulla strada sottostante dopo aver strisciato per decine di metri contro il guardrail obsoleto, provocando la morte di 21 persone.

Su un presunto fascicolo relativo a dei crolli di cemento dal cavalcavia dell’incidente segalati alla Procura negli anni scorsi stiamo facendo accertamenti, io non ne ho memoria”, ha affermato Cherchi durante un incontro con la stampa per fare il punto sull’inchiesta

In Procura nessuno si ricorda della vicenda – ha aggiunto Cherchi -. Stiamo facendo degli accertamenti ma se ad esempio non c’è stato reato penale scatta l’archiviazione perché manca il delitto. Comunque i miei uffici stanno verificando”.

Sabato diversi quotidiani avevano rivelato che la documentazione sullo stato del cavalcavia era stata acquisita dagli uffici giudiziari in articoli di stampa che riportavano il grave stato del manufatto, in particolare sul crollo di calcinacci distaccatisi dal cavalcavia, e le dichiarazioni dell’assessore ai lavori pubblici, Renato Boraso, che richiedeva un intervento urgente sulla struttura stradale

Il procuratore capo di Venezia Cherchi ha poi specificato che “quello che è certo, e che hanno riferito i testimoni, è che il bus ha strisciato sul guardrail con la fiancata destra mentre la sinistra, è stato accertato, non ha alcun segno”. “Stiamo sentendo i testimoni man mano che sono nella condizione di essere sentiti – ha puntualizzato ancora il magistrato -, non solo per lo stato fisico ma soprattutto quello psicologico: sono persone che hanno subito un trauma e che hanno perso parenti. Le testimonianze quando saranno complete diventeranno una sorta di ‘unicum’ per lavorare su certezze attraverso la messa assieme di tutti gli elementi concordanti, e quindi saranno affiancate dagli esiti delle perizie tecniche per avere un quadro d’insieme”.

Parlando con i cronisti il magistrato ha anche aggiunto che “prima di una decina di giorni” non vi saranno informazioni o risultati dell’esito dell’autopsia effettuata sulla salma di Alberto Rizzotto, 40enne originario di Tezze di Piave, in provincia di Treviso, autista del mezzo elettrico precipitato dal cavalcavia.

Al medico legale abbiamo chiesto una valutazione complessiva, non abbiamo necessità di avere le cose a pezzettini che rischiano di essere smentite da successive analisi – ha spiegato il procuratore di Venezia -, quindi fino a quando non ci daranno la situazione complessiva è inutile parlare di dettagli. Non c’è alcun motivo di urgenza particolare. È necessario dare tempo per avere un quadro complessivo e definito“.