Israele ha attaccato gli aereoporti siriani di Damasco e Aleppo, riferiscono i media siriani, secondo cui la difesa contraerea della Siria ha risposto ai bombardamenti. Secondo fonti locali siriane, gli scali non sarebbero funzionanti dopo il duplice attacco attribuito ad Israele, lanciato in corrispondenza dell’avvicinarsi di un aereo proveniente da Teheran. Riguardo il velivolo, che avrebbe fatto inversione di rotta, circolano diverse voci: che a bordo vi potrebbe essere stato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian atteso oggi a Damasco, e che si trattasse di un cargo con forniture di armi iraniane destinate ad Hamas.
L’attacco in Siria
È probabile che il valico di Rafah tra Egitto e la Striscia di Gaza venga aperto questa sera o domani mattina, per sei ore, per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari egiziani a Gaza, se Israele accetta una tregua. Lo ha detto all’Ansa il portavoce del governatorato del Nord Sinai, Mohamed Selim. Il portavoce ha aggiunto che sono pronti a partire per la Striscia gli aiuti al momento fermi nelle città di al-Arish e Sheikh Zowaid nel Sinai. Il ministero degli Esteri egiziano conferma che, contrariamente alle informazioni inesatte che circolano e che non hanno alcun rapporto con la realtà, il valico di frontiera di Rafah tra l’Egitto e la Striscia di Gaza è aperto al traffico e non è stato mai chiuso dall’inizio dell’attuale crisi. Il valico è aperto, ”salvo il fatto che le sue strutture sul lato palestinese sono state danneggiate a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani“, si legge in una nota, nella quale si ricorda che “l’Egitto ha invitato Israele a evitare di colpire il lato palestinese del valico“, in modo che possano continuare “i lavori di riparazione” e che il valico possa servire “per sostenere i fratelli palestinesi nella Striscia di Gaza’‘.
Cos’è il valico di Rafah e dove si trova
L’attacco che ha colto di sorpresa le truppe israeliane “lo stavamo preparando da due anni“. A rivelarlo è il dirigente di Hamas, Ali Baraka, intervistato l’8 ottobre dall’emittente Russia Today. “L’ora zero è stata tenuta completamente segreta“, ha raccontato, “il numero di chi la conosceva si può contare sulle dita di una mano“. Baraka ha anche fatto intendere di poter contare su appoggi esterni. “Non siamo soli sul campo di battaglia“, ha detto citando l’aiuto “dell’Iran che ci dà denaro e armamenti” e il gruppo libanese di Hezbollah e “le popolazioni arabe islamiche che sono dalla nostra parte“. Alleati che non si sa ancora come potrebbero rispondere davanti a una possibile operazione di terra dell’esercito israeliano a Gaza, che è pronta a partire non appena il governo di unità nazionale darà l’ordine.