C’è una prima svolta nelle indagini sull’incidente dell’autobus avvenuto sul cavalcavia Rizzato di Mestre lo scorso martedì 3 ottobre, quando il mezzo elettrico precipitò per una decina di metri provocando 21 morti e 15 feriti, tutti turisti stranieri diretti verso un camping.
Tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Venezia: si tratta di due dipendenti del Comune di Venezia, Albero Cesaro e Roberto Di Bussolo, funzionario e dirigente della direzione Mobilità e Viabilità della terraferma, e dell’amministratore delegato de ‘La Linea’, la società che gestisce il servizio di navetta per il camping Hu di Marghera dove erano dirette le vittime, Massimo Fiorese.
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A scriverlo sono il Gazzettino e il Corriere della Sera: al momento non è chiaro quali siano i capi di imputazione anche se, all’indomani dell’incidente, la Procura guidata da Bruno Cherchi aveva aperto un fascicolo per omicidio plurimo stradale, in quel momento contro ignoti.
L’iscrizione sul registro degli indagati è anche un atto dovuto per permettere ai tre di partecipare alla consulenza tecnica e dunque di difendersi, non un’anticipazione di responsabilità, in questa fase tutta ancora da accertare: oggi il procuratore capo Cherchi e la pm di turno Laura Cameli nomineranno il perito che sarà incaricato dell’accertamento tecnico irripetibile sulla dinamica dell’incidente del 3 ottobre scorso.
Gli interrogativi sull’incidente restano tanti, a partire dallo stato di salute del conducente del bus, Alberto Rizzotto, al momento dell’incidente. L’autopsia sulla salma del 40enne originario della provincia di Treviso è stata già effettuata ma i risultati sono attesi tra una decina di giorni, come reso noto dal procuratore capo di Venezia Cherchi: una delle ipotesi fatte dopo lo schianto mortale è di un malore dell’autista mentre era alla guida dell’autobus.
L’altro punto chiave è capire l’effettivo stato di conservazione del cavalcavia Rizzato, il mezzo elettri ha strisciato per diverse decine di metri la barriera prima di precipitare nella stradina sottostante, che costeggia i binari della ferrovia. La Procura a tal riguardo ha acquisito dal Comune di Venezia la documentazione sullo stato dell’infrastruttura, in particolare sui progetti di manutenzione dello stesso. Come ricorda il Corriere della Sera, tra i documenti nel mirino degli inquirenti c’è lo studio di fattibilità della messa in sicurezza del viadotto, redatto nel 2018 dagli ingegneri Gianfranco e Gianluca Baldan e Gianluca Pasqualon: all’interno si legge che “l’aspetto comune rilevato per tutte le strutture (del cavalcavia, ndr) è l’avanzato stato di degrado che le caratterizza da imputarsi principalmente al deterioramento fisiologico dei materiali e alla carente manutenzione”. Il viadotto, secondo il report, risulta “ammalorato”, compresi i guardrail e i lati della carreggiata su cui poggiano. “Si rileva un importante e diffuso danneggiamento dei parapetti — continua il documento —. Tali parapetti e le barriere di ritenuta, ove presenti, non sono conformi alle vigenti disposizioni legislative”.