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Video di Apostolico, come è arrivato a Salvini: dal carabiniere al Viminale i misteri del caso

Video di Apostolico, come è arrivato a Salvini: dal carabiniere al Viminale i misteri del caso

Mentre la bufera mediatica e politica sulla giudice Apostolico non si placa, la magistrata è andata dritta per la sua strada e ha deciso nuovamente di non convalidare i trattenimenti nel centro richiedenti asilo di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa nei confronti di altri quattro migranti tunisini. Quindi nessuna intimidazione, nonostante la Lega quasi ogni giorno ne chieda le dimissioni.

Ieri dopo l’ennesimo provvedimento, la Lega ha inviato la seguente nota: “Giustizia o politica? Prima in una piazza dove si insultano le forze dell’ordine e si difendono gli sbarchi, poi in tribunale per rimettere in circolazione altri clandestini. Un intervento è necessario, come consentito dalla Costituzione, per rispetto della legge, del buonsenso e del popolo italiano”. Mentre Piantedosi ha annunciato, rispetto ai provvedimenti: “Certamente li impugneremo. Non so come sono stati motivati dal giudice ma vedremo, valuteremo e faremo l’impugnazione”.

Poche ore prima sempre il Carroccio aveva detto anche di stare lavorando “per suggerire un cambiamento delle sezioni dei tribunali specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea”. Una iniziativa che è stata bollata da alcuni magistrati come “segno di profondo analfabetismo costituzionale” mentre un’altra toga ci ha detto: “Ci sta dicendo che tutti i magistrati delle sezioni specializzate non sono terzi e imparziali. Che la magistratura nel suo complesso non lo è. Quindi ci sostituiscono. Con cosa? Con tribunali speciali? Io la trovo una cosa di una gravità inaudita”. Insomma il clima si accende ogni giorno di più.

Intanto ieri, sempre sul tema, in Commissione Affari Costituzionali della Camera si sono svolte due interrogazioni in merito al video che ritrae la magistrata durante la ormai famosa manifestazione del 25 agosto 2018 al porto di Catania per il caso Diciotti, presentate dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Filiberto Zaratti e da quello di +Europa Riccardo Magi. I due parlamentari avevano chiesto al Ministero dell’Interno rispettivamente “se esistono apparati dello Stato che producono e conservano durante manifestazioni pubbliche video non ufficiali, se le riprese effettuate, laddove non utili per documentare atti illeciti, vengano distrutte, ovvero per quale fine verrebbero conservate e come siano finite in possesso del Ministro Salvini” e “cosa prevedano nel dettaglio le policies delle Forze dell’ordine, e quali siano le direttive del Ministero”.

A rispondere si è presentato il sottosegretario Nicola Molteni che innanzitutto ha detto che “gli approfondimenti effettuati hanno escluso che il suddetto materiale sia stato estrapolato dalla documentazione relativa ai servizi di ordine pubblico disposti” durante quella manifestazione. Nessuna risposta invece sull’origine del video finito sulla pagina Facebook di Salvini. Il mistero si infittisce ancora di più perché, come rivelato da Molteni, l’Arma dei Carabinieri ha rappresentato che il 6 ottobre un carabiniere aveva riferito di aver girato dei video tra cui uno che ritraeva la magistrata, per poi ritrattare.

Dell’accaduto è stata informata la Procura di Catania. Zaratti si è detto insoddisfatto della risposta di Molteni: “Resta una vicenda gravissima, quella di un video che finisce nelle mani di un ministro il quale ne fa un uso minaccioso nei confronti della magistrata. Prendiamo atto che il video non è stato prodotto da funzionari della Polizia di Stato di Catania, tuttavia restano tutti i dubbi, anzi forse si ingigantiscono. Non ci è stata data alcuna risposta alla domanda su come e da chi il ministro Salvini ha avuto il video. Se il video non esiste, come dice il sottosegretario Molteni, come è arrivato nelle mani di Salvini?”.

Critico anche Magi:Quel video è orfano, è figlio di nessuno. Non è un video fatto dalle forze dell’ordine e nemmeno dal carabiniere”. Mentre sulla disciplina che regola le riprese delle forze dell’ordine ha concluso: “dobbiamo ancora andare a fondo e lo faremo chiamando direttamente il ministro Salvini in aula. Ci è stato detto che i video vengono custoditi per un lasso di tempo per poi essere distrutti ma si può prolungarne la conservazione se ci sono determinate necessità di prevenzione, un concetto molto elastico. Il ministero però ci ha assicurati di un fatto: non viene applicato alcun software per il riconoscimento facciale su questi video. Non ci basta, non è una risposta che ci rassicura: chi ha dato il video a Salvini?”.