Il ministro Piantedosi ha giurato che il filmato che è stato usato per mettere in difficoltà la giudice Iolanda Apostolico non viene dalla polizia. I carabinieri hanno escluso che venga dai carabinieri. E hanno anche escluso che un loro militare abbia mai detto di essere lui il film-maker. Il sottosegretario Molteni – viceversa – aveva informato il Parlamento che il filmato lo avevano ripreso i carabinieri. Poi ha detto che il carabiniere che aveva detto di avere realizzato il film aveva ritrattato. Pare che sia tutto falso.
È legittimo mentire al Parlamento in modo plateale e perdipiù addossando all’arma dei carabinieri responsabilità che non ha? Non ho mai creduto all’uso della richiesta di dimissioni come strumento di battaglia politica. Quarant’anni fa, quando ero ragazzo, non condivisi neppure la richiesta del Pci di dimissioni di Cossiga, presidente del Consiglio, perché aveva fornito al suo ministro Donat Cattin una informazione riservata su suo figlio latitante. Però qui non è l’opposizione che dovrebbe chiedere le dimissioni. È il governo che dovrebbe trovare il modo di uscire dall’imbarazzo. È una cosa che porta molto discredito tenere nel governo un parlamentare che ha mentito. Ed è anche un’offesa aperta all’arma dei carabinieri.
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Ieri però il ministro Piantedosi non ha fatto cenno a questo piccolo scandalo. Né ha voluto dirci la verità su quel filmato, usato dal vicepresidente del Consiglio come arma per colpire un magistrato e per contestare una sentenza alla quale nessun giurista ha potuto muovere obiezioni. L’origine del video – che pure il ministro Salvini sicuramente conosce – resta un mistero di Stato, custodito da un governo reticente. Invece l’unica iniziativa politica che è riuscito a prendere il governo è stata quella del ministro Nordio che ha deciso di mandare degli ispettori a Catania per mettere sotto la lente di ingrandimento le scelte – o forse i comportamenti privati – della giudice Apostolico, che l’altro ieri ha fatto scarcerare altri quattro migranti per la semplice ragione che questi quattro migranti non sono accusati di avere commesso nessun reato, e il diritto italiano, europeo e internazionale al momento non permette di arrestare persone palesemente innocenti.
Non si sa perché Nordio abbia mandato gli ispettori. Lui, dopo aver preso la decisione, ha fatto un mezzo passo indietro dicendo che si tratterà solo di una “ispezione leggera”, giusto per raccogliere qualche informazione, e che comunque non è stata disposta nessuna azione disciplinare. Beh, non c’era bisogno che lo precisasse: non è possibile nessuna azione disciplinare contro una giudice che non ha violato nessuna regola. Lo stesso Nordio, recentemente, aveva dichiarato che una giudice può partecipare a una manifestazione politica, anche se non è opportuno che lo faccia. Anch’io penso che non sia stata opportuna la partecipazione della Apostolico a quel corteo, ma non mi risulta che nei codici sia definito il reato di “inopportunità”.
Piuttosto, visto che siamo in tema di ispettori, viene spontanea una domanda. Riguarda l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Era stato condannato a 13 anni e mezzo di prigione accusato di una quantità inaudita di reati gravissimi, ed era stato definito “diabolico” nella requisitoria dei Pm. Il procuratore generale di Reggio, mercoledì, ha insistito nella richiesta di condanna, anche se ha ridotto un po’ la sua proposta di pena (poco più di 10 anni). I giudici della Corte d’appello hanno preso atto del fatto che organizzare l’accoglienza per i migranti non è un reato, hanno cancellato praticamente tutti i reati contestati dalla Procura, hanno stabilito che Lucano è tutto tranne che diabolico, hanno assolto tutti gli altri imputati, e poi hanno condannato Lucano a una piccola pena riconoscendolo colpevole di “abuso d’ufficio”, cioè del reato che il ministro Nordio vuole – giustamente – abolire.
Bene. Non sarebbe il caso, visto che gli ispettori ci sono, di mandarli a Crotone? Mi pare che non ci siano dubbi sul fatto che Mimmo Lucano è stato perseguitato dalla Giustizia. Andrà risarcito. Ma poi bisognerà capire perché è stato perseguitato, anche per evitare che altri siano perseguitati. E’ una buona idea quella di mandare gli ispettori. Che dovrebbero servire ad arginare gli eccessi di “punizionismo” e di “sospettismo” di alcuni magistrati e non gli eccessi di garantismo.
Poi magari, quando gli ispettori hanno finito a Crotone possono passare un momento a Milano per cercare di capire il caso Mussari. Oppure il caso Eni, cioè l’episodio scoperto dalla Corte che si è accorta che il Pm aveva nascosto le prove che scagionavano l’imputato. Su, ministro, si scuota. Inizi a fare il suo lavoro, che è quello di amministrare la giustizia: non quello di attivista per Giorgia Meloni.