A partire dal 2024 il canone Rai peserà di meno sulle tasche dei contribuenti italiani. Ad annunciarlo sono stati il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ed il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la legge di bilancio 2024.
Il prezzo passerà da 90 a 70 euro l’anno. “In bolletta troverete 15 euro invece di 20”, ha spiegato Giorgetti rispondendo alle domande dei cronisti e puntualizzando così l’annuncio dato da Salvini, che aveva parlato di “primo intervento” sul canone che “sarà tagliato dalla bolletta dei contribuenti”.
Quella del canone Rai è da sempre una battaglia del Carroccio, non a caso rivendicata da Salvini al termine della conferenza stampa via social. “Confermato l’aumento di pensioni e stipendi minimi. Stop al maxi-acconto di novembre per milioni di partite Iva. Primo taglio del canone Rai in bolletta. Sì alla copertura finanziaria del progetto del ponte sullo Stretto (dopo settimane di chiacchiere). Sono solo alcune delle grandi vittorie ottenute oggi dalla Lega con il governo, approvate oggi in Consiglio dei ministri nella manovra economica. Avanti con concretezza e buonsenso, passando dalle parole ai fatti”, ha scritto su Facebook il vicepremier.
Lo scorso febbraio Giorgetti, come ricorda l’AdnKronos, aveva già apertamente parlato della volontà dell’esecutivo di far “uscire” il canone Rai dalle bollette. Qualche mese dopo aveva affermato che c’erano “una pluralità di ipotesi di riforma allo studio“. Tra le ipotesi di riforma del pagamento del canone tv ci sarebbe quella di legarlo non più al possesso di una tv ma di un’utenza telefonica: “Ormai le nuove tecnologie permettono di vedere” i programmi televisivi anche tramite smartphone e tablet. “Qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica comporterebbe di ridurre il canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni“, aveva spiegato il ministro dell’Economia.
Di diverso avviso, rispetto ai proclami di Salvini, la reazione del Codacons. Secondo l’associazione dei consumatori il canone Rai è “l’imposta più odiata dagli italiani, e non va tagliato ma abolito definitivamente, con la Rai che deve concorrere ad armi pari con le tv commerciali“. “L’inserimento del canone nelle fatture elettriche ha rappresentato una vera e propria vessazione a danno degli utenti, che si sono ritrovati a pagare bollette più salate a causa della decisione assunta dall’allora Governo Renzi. – ricorda il Codacons – La questione finì anche dinanzi al Tar del Lazio, dove la nostra associazione presentò un ricorso per contestare la misura in virtù dell’illogicità della riscossione di un tributo legato al possesso del televisore attraverso le bollette elettriche. Un taglio di appena 20 euro sul costo del canone non può apparire sufficiente, e riteniamo che i tempi siano oramai maturi per procedere ad una abolizione totale del canone Rai, considerato il nuovo scenario del mercato televisivo italiano e la possibilità per la Rai di concorrere ad armi pari con le altre reti attraverso la raccolta pubblicitaria – aggiunge il Codacons – Senza contare che il canone inserito in bolletta aggrava la spesa degli utenti per le forniture elettriche, che rischiano di salute ulteriormente nelle prossime settimane per effetto della guerra in Israele“.
Ma la mossa dell’esecutivo non piacerà, per motivi opposti, anche alla dirigenza di viale Mazzini. Sia l’amministratore delegato Roberto Sergio che il direttore generale Giampaolo Rossi, entrambi piazzati ai vertici Rai dal governo Meloni, avevano invitato l’esecutivo non solo a conservare il canone in bolletta ma anche di integrarlo con i 110 milioni che oggi vengono girati a un fondo per il pluralismo informativo.