Prima l’incidente che ha provocato la strage del 3 ottobre scorso, quando 21 persone morirono all’interno del bus elettrico precipitato dal cavalcavia Rizzato di Mestre, poi il secondo sinistro del 14 ottobre, quando un secondo mezzo della ditta ‘La Linea’ si è schiantato contro il pilone di un’abitazione e ha provocato 13 feriti, ma anche un terzo incidente avvenuto quattro mesi fa e che alla luce di quanto accaduto recentemente potrebbe aprire nuovi scenari nell’inchiesta condotta dalla Procura di Venezia sulla strage.
Come rivela Repubblica, era un mezzo elettrico dell’azienda ‘La Linea’ quello coinvolto nell’incidente avvenuto lo scorso 16 giugno in un tamponamento lungo la statale Romea. ‘La Linea’ è la società proprietaria del mezzo elettrico precipitato dal cavalcavia Rizzato il 3 ottobre scorso: per quell’incidente è indagato, assieme a due dipendenti del Comune di Venezia, il suo amministratore delegato Massimo Fiorese.
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Ma torniamo al sinistro del 16 giugno. Secondo quanto riscostruito all’epoca l’autista del bus, uscito dal deposito aziendale, doveva raggiungere il centro commerciale “Nave de Vero” a Marghera per iniziare il servizio. Giunto a poche centinaia di metri dal centro commerciale, l’autobus elettrico nei pressi di una rotonda tampona un camion: incidente senza feriti per fortuna, a bordo non c’era nessun passeggero.
L’autista all’epoca dichiarò, racconta Repubblica, che il sistema di frenata assistita non avevano risposto ai suoi comandi e che, anzi, c’era stata una leggera accelerazione. L’azienda ‘La Linea’ conferma oggi l’incidente, ma smentisce la ricostruzione del suo autista, con un contratto a termine che non venne rinnovato dopo il sinistro: “Gli accertamenti e le perizie, anche da parte delle assicurazioni, accertarono che non c’era alcun guasto ai freni. E che il loro funzionamento era regolare”, spiegano dalla società.
‘La Linea’ che si è vista sospendere, in attesa “un adeguato accertamento”, per usare le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, la circolazione degli autobus. “Sarà pure una coincidenza che due mezzi uguali abbiano avuto qualcosa che non quadra nello stesso periodo, ma la faccenda rimane delicata”, ha aggiunto l’assessore ai Trasporti Renato Boraso.
Dunque i bus elettrici Yutong E-12 resteranno fermi fino a nuovo ordine del Comune. Una scelta criticata dall’ad della società, Fiorese: “A Venezia, dall’ottobre del 2022, la nostra flotta ha percorso un milione di chilometri e non ha mai avuto alcun problema meccanico. E di mezzi Yutong per il trasporto locale nel nostro paese, a oggi, ne sono stati venduti circa settanta”, spiega al Corriere della Sera. Fiorese sottolinea infatti che gli Yutong E-12 “circolano anche a Padova, Torino e presto circoleranno anche in Sicilia. Ma del resto Yutong ha il 25 per cento del mercato mondiale e produce sino a 400 mezzi al giorno. In Europa l’anno scorso è stata leader di vendite con ottime performance in Francia, Norvegia e Danimarca. Sono prodotti in Cina ma prima di mettere le ruote nelle strade di qualsiasi paese dell’Unione Europea, hanno ottenuto l’omologazione con i nostri standard di sicurezza“.
Sullo sfondo c’è ovviamente la questione dell’inchiesta sull’incidente del 3 ottobre scorso, costato la vita a 20 turisti stranieri a bordo del bus e al conducente, Alberto Rizzotto. Nei giorni scorsi erano emerse le prima “anticipazioni” sull’autopsia effettuata sulla salma del 40enne conducente del mezzo, che avevano escluso l’ipotesi di un malore mentre era alla guida e rilanciando così la possibilità di un guasto all’autobus elettrico.