Le maxi condanne
Assalto alla Cgil: chiesti 10 anni per Fiore & co., ma è silenzio sull’uomo che li fece entrare
Nessuno ha mai proceduto contro il soggetto ignoto che, come mostrano i video, il 9 ottobre di due anni fa aprì ai manifestanti le porte della sede del sindacato, allontanandosi poi indisturbato dopo aver scambiato qualche parola con un carabiniere
Cronaca - di Paolo Comi
Da sette a dieci anni di prigione. Sono le maxi condanne che la pm romana Gianfederica Dito ha chiesto ieri per i vertici di Forza Nuova, ad iniziare dal segretario Roberto Fiore, ritenuti responsabili di aver guidato l’assalto il 9 ottobre del 2021 alla sede della Cgil. Una “azione dissennata e spregiudicata” compiuta da “sconsiderati che hanno colpito un simbolo dei lavoratori e della democrazia: un giorno funesto per l’intera città”, ha affermato la pm nella sua requisitoria.
L’irruzione nella sede nazionale della Cgil avvenne a margine di una manifestazione di protesta contro le misure anti covid disposte dall’allora governo Draghi. “Emerge dai video – ha affermato la pm – che hanno cristallizzato i fatti, che siamo in presenza di eventi drammatici e cruenti con il tragico epilogo della devastazione della sede del sindacato. Arrivati nella sede del sindacato sono stati gli stessi operatori di polizia, pur essendo abituati alla gestione dell’ordine pubblica, a riferirci di una situazione mai vista in cui loro stessi hanno avuto paura”.
Dito ha poi definito “imbarazzante e surreale” la versione fornita dagli imputati nel corso del loro esame in cui si sono limitati a “parlare della volontà di fare un semplice sit-in”. Peccato, però, che guardando i video che hanno “cristallizzato” l’evento, nessuno abbia proceduto contro colui che ha materialmente aperto il portone della sede della Cgil, permettendo così ai facinorosi di entrarvi. La vicenda era stata oggetto di una interrogazione (rimasta senza risposta, ndr) al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi da parte del senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama ed ex componente del Consiglio superiore della magistratura, all’indomani della pubblicazione sul sito del Riformista di un video che era stato prodotto dall’avvocato Vincenzo di Nanna, difensore di uno degli imputati.
Nel video, realizzato con i filmati delle telecamere interne alla sede del sindacato, veniva evidenziato il comportamento di un soggetto rimasto ignoto, perché non identificato dalle forze dell’ordine, e chiamato dalla polizia scientifica W1. Il video, in particolare, mostrava il soggetto, uno dei pochi manifestanti che indossava una mascherina, muoversi con sicurezza, introdursi nei locali da una finestra, e quindi aprire dall’interno il portone della sede della CGIL, dopo aver spostato le transenne poste dietro di esso, permettendo così l’ingresso dei manifestanti.
In seguito, sempre nel video, si vedeva il soggetto ignoto allontanarsi tranquillamente, dopo aver scambiato qualche frase con un carabiniere in borghese, quest’ultimo risultato appartenere al Nucleo informativo del Comando provinciale di Roma. La consulenza tecnica effettuata dell’avvocato di Nanna aveva anche evidenziato un possibile rapporto di ‘colleganza’ fra W1 e questo carabiniere del Nucleo informativo. “Se così fosse dovrebbe essere spiegato a che titolo e con quali disposizioni di servizio il soggetto ignoto abbia agito”, aveva dichiarato Zanettin. Il 13 novembre toccherà alle difese. La sentenza è attesa per il 20 dicembre.