Il secondo livello
Cos’è la “metropolitana di Gaza”, la rete di tunnel sotterranei nella Striscia costruita da Hamas e obiettivo di Israele
Sarebbe lunga centinaia di metri, in costruzione dagli anni '80. Israele accusa Hamas di aver utilizzato le forniture di materiali edili per potenziare la rete invece di costruire case, strade e ospedali. La contromossa della barriera sotterranea al confine
Esteri - di Redazione Web
Li chiamano la “metropolitana di Gaza”. Sarebbe lunga centinaia di chilometri – le sue dimensioni precise non sono note – e alcuni cunicoli sarebbero accessibili da abitazioni, moschee, scuole e altri edifici pubblici. La settimana scorsa uno dei portavoce dell’esercito israeliano, Jonathan Cornicus, aveva dichiarato che uno degli obiettivi dei bombardamenti scattati dopo gli attacchi di Hamas di sabato 7 ottobre sono i tunnel sotterranei scavati e utilizzati sia come nascondiglio che per le operazioni militari. Secondo i dossier israeliani, i tunnel si spingono fino a una profondità di 30 metri e comprendono magazzini, generatori elettrici, centri di comando e di rifornimento per i miliziani di Hamas.
I tunnel sono il “secondo livello, sotterraneo” della Striscia di Gaza, in costruzione continua dagli anni ’80 in poi secondo quanto ricostruito da JSTOR. Per far entrare e uscire viveri e uomini nella Striscia, per trafficare armi e merci – fondamentali in un territorio sostanzialmente isolato e militarizzato. Ai tempi Gaza era occupata dalle forze israeliane. La rete era nata per collegare la Striscia con l’Egitto, negli anni ha assunto un’importanza strategica e logistica sempre maggiore. Le autorità israeliane accusavano Hamas di aver utilizzato le forniture di materiali edili come cemento e ferro per potenziare la rete sotterranea invece di costruire case, strade e ospedali – quelle distrutte dagli stessi bombardamenti israeliani. Sembra piuttosto plausibile che la rete sia stata potenziata a partire dal 2007, da quando Hamas è entrata in controllo della Striscia dopo le elezioni e il conflitto con il partito moderato Fatah.
- Distruggere Gaza non servirà, la pace è possibile
- Il caso di Gilad Shalit: il soldato israeliano liberato per 1027 palestinesi e il destino degli ostaggi di Hamas
- Chi finanzia Hamas, la rete internazionale e i sostegni all’organizzazione che ha colpito Israele
- Cosa è il diritto all’esistenza e perché va riconosciuto anche alla Palestina, intervista a Abeer Odeh
Le forze armate nel 2014, quando invasero l’ultima volta la Striscia, sostenevano che Hamas era riuscita a costruire oltre mille tunnel per un valore che superava il miliardo di dollari. Hamas dichiarava che la rete era lunga circa 500 chilometri e che soltanto il 5% era stato distrutto. L’esercito dichiarava di esser riuscito a distruggerne una trentina. Anche l’Egitto ha dichiarato negli anni scorsi di aver distrutto delle gallerie e di averne allagate alcune. La contromossa di Israele fu quella di costruire una barriera sotterranea di ferro, cemento e acciaio intorno al territorio della Striscia, lunga circa sessanta chilometri e profonda decine di metri, dotata di telecamere e sensori. Pur senza l’accesso verso territori oltre il confine la rete di gallerie resta un importante asset.
Secondo diversi osservatori i tunnel sotterranei potrebbero essere stati utilizzati negli attacchi di sabato 7 ottobre ed è molto probabile che proprio nella rete i palestinesi stiano tenendo parte se non tutti gli ostaggi rastrellati nelle operazioni. Proprio attraverso uno di questi tunnel nel giugno del 2006 venne portato nella Striscia il soldato israeliano Gilad Shalit. Il militare venne liberato più di cinque anni dopo, in seguito a estenuanti trattative che avevano portato al rilascio in cambio della liberazione di 1.027 prigionieri tra uomini e donne palestinesi.
“La metropolitana di Gaza” è diventata lungo gli anni una sorta di ossessione per le forze armate. Un sistema che rappresenta una strada per eludere gli attacchi e per vanificare in alcuni frangenti la netta superiorità delle risorse belliche di Israele. “Hamas ha avuto tutto il tempo utile per piazzare trappole esplosive sull’intera rete – ha detto alla BBC Daphné Richemond-Barak, esperta di guerra che insegna alla Reichman University -. Potrebbero semplicemente lasciare che i soldati israeliani entrino nella rete di tunnel e poi eventualmente far saltare tutto”. Gli israeliani hanno ricostruito alcuni contesti con la presenza di tunnel in alcuni campi di addestramento.