Ci sarebbero nuovi elementi che potrebbero portare ad un proscioglimento, ribaltando così le sentenze di condanna. I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo per la “strage di Erba” avvenuta l’11 dicembre 2006 nella cittadina in provincia di Como, per l’uccisione di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk, della nonna del bambino Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini, hanno depositato alla Corte d’assise di Brescia l’istanza di revisione di condanna.
I due avvocati, Fabio Schenbri e Luisa Bordeaux, chiedono dunque un nuovo processo per marito e moglie (in carcere dal 2007) sulla scorta di sette consulenze, il cui contenuto sarebbe incompatibile con la ricostruzione fatta dai coniugi e poi ritrattata della strage oltre che con quella emersa dalle indagini In una si insiste sulla testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, morto negli anni successivi, e diventato principale testimone dell’accusa che riconobbe Olindo in aula.
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L’istanza depositata dai due legali, un dossier di oltre 150 pagine, segue quella presentata lo scorso 31 marzo dal sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser, che aveva creato un caso giudiziario e un procedimento disciplinare nei suoi confronti. “Ma c’è molto di più rispetto ai temi portati dal magistrato – spiega all’Agi l’avvocato Fabio Schembri, autore dell’istanza insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux -. Abbiamo allegato sette consulenze, audio e video e affrontato tempi più vasti”.
Tra gli argomenti, le modalità della morte di Valeria Cherubini che sarebbero “incompatibili” con la tesi di Olindo e Rosa colpevoli, le intercettazioni ambientali sul letto d’ospedale del sopravvissuto Mario Frigerio, uno studio sull’energia elettrica nella casa dell’eccidio, la testimonianza di Abdi Kais, mai sentito dagli inquirenti, e residente nell’abitazione di Erba, che venne poi arrestato per spaccio nella zona dove avvenne il massacro.
La ‘guerra’ nella Procura di Milano
Sullo sfondo c’è poi la questione della battaglia in Procura a Milano, quella tra il sostituto pg Cuno Tarfusser e la procuratrice generale Francesca Nanni.
Pur decidendo lo scorso luglio di depositare l’atto di revisione firmato da Tarfusser, la procuratrice non aveva mancato di sferrare dure accuse al sostituto pg, già finito sotto procedimento disciplinare proprio per le modalità di presentazione della sua istanza. Richiesta di revisione giudicata “nel merito infondata” perché mancavano i “presupposti” e in particolare le “nuove prove decisive” richieste per una revisione: eppure Nanni, che sembrava orientata a non inoltrate l’atto di Tarfusser, ha ritenuto di andare avanti perché il procedimento “deve essere concluso nella sede competente”.
Nanni nel parere inviato ai giudici bresciani assieme all’avvocato generale Lucilla Tontodonati sottolineava che le confessioni dei coniugi Olindo e Rosa erano state già ampiamente valutate nelle sentenze, così come avevano retto in sede di giudizio il riconoscimento di Olindo da parte di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla carneficina.
Insomma, nell’istanza del sostituto pg di Milano “non ci sono nuove prove decisive” e non si può si sostenere nemmeno, come aveva fatto il sostituto pg, una “falsità in atti” di alcune prove, come la macchia di sangue di Valeria Cherubini sul battitacco dell’auto dei coniugi.