Le manifestazioni

Ebrei contro le bombe a Gaza, proteste e arresti negli USA: “Non in mio nome, cessate il fuoco”

La "più grande protesta ebraica in solidarietà con i palestinesi nella storia degli Stati Uniti" secondo gli organizzatori. E intanto Netanyahu: "Aiuti militari giganteschi dagli USA"

Esteri - di Redazione Web - 19 Ottobre 2023

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Ebrei contro le bombe a Gaza, proteste e arresti negli USA: “Non in mio nome, cessate il fuoco”

A Washington, nei pressi del Campidoglio, si è svolta una manifestazione per mettere fine al “genocidio” israeliano nella Striscia di Gaza. Non l’unica certo, non la sola in questi giorni. A protestare però in questo caso erano manifestanti ebrei, dell’organizzazione Jewsish For Peace, e attivisti di If Not Now che hanno chiesto all’amministrazione degli Stati Uniti di smettere di finanziare il “genocidio” israeliano nei Territori palestinesi. Proprio nei giorni in cui il Presidente Joe Biden è in missione in Medio Oriente e mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu dice di aver ricevuto “aiuti militari giganteschi” dall’alleato.

La situazione è estrema a Gaza. Al dodicesimo giorno di conflitto dopo gli attacchi di Hamas a Israele, il bilancio riporta 3.478 morti e oltre 12mila feriti palestinesi e 1.400 israeliani, 199 gli ostaggi nelle mani di Hamas secondo l’esercito israeliano, i terroristi palestinesi ribadiscono che il numero è più alto e che alcuni ostaggi sono nelle mani del Jihad Islamico. L’Egitto ha annunciato il passaggio “in maniera sostenibile” degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah secondo quanto concordato dal presidente Abdel Fattah al-Sisi e quello americano Biden. Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha pubblicato su X un video che rappresenterebbe a suo dire che il missile che ha causato la strage dell’ospedale di Gaza City è stato lanciato dal movimento palestinese.

Parole che non hanno smorzato la rabbia araba. Ieri si sono tenute proteste in tutto il Medio Oriente in cui si accusava Israele della strage all’ospedale. A Ramallah, in Cisgiordania, sarebbero stati uccisi due adolescenti palestinesi. In Libano, dove le forze di sicurezza hanno esploso gas lacrimogeni e azionato cannoni ad acqua. In Iran, dove sono state organizzate marce in tutto il Paese. In Iraq, nella Zona Verde di Baghdad nei pressi delle ambasciate straniere. Ad Amman, in Giordania, dove migliaia di manifestanti sono stati respinti nei pressi dell’ambasciata israeliana. A Tunisi, dove sono state bruciate bandiere israeliane e americane. In Yemen.

I manifestanti di Washington indossavano magliette con la scritta: “Non nel nostro nome: gli ebrei dicono ora: cessate il fuoco”. Oppure: “La pace comincia con l’empatia”. Suonavano shofar e cantavano preghiere ebraiche. Si sono seduti a terra, sono stati fermati a centinaia, ammanettati e caricati su un autobus della polizia mentre l’altra parte del gruppo applaudiva e cantava Bella Ciao. Gli organizzatori della protesta di Washington hanno parlato della “più grande protesta ebraica in solidarietà con i palestinesi nella storia degli Stati Uniti”. Hanno fatto sapere di come gli striscioni con la scritta “cessate il fuoco adesso” sono stati strappati dalla polizia.

Altre manifestazioni di Jewish Voices for Peace si sono tenute a Miami. “Non c’è stato un momento nella mia vita in cui è stato più urgente per la nostra comunità ebraica sollevarsi, parlare apertamente, portare il nostro dolore, paura, dolore e indignazione – e mobilitarsi con tutto ciò che abbiamo”, ha detto il direttore esecutivo di Jewish voice for peace, Stefanie Fox. Jewish For Peace si descrive come la più grande organizzazione ebraica progressista e antisionista al mondo. Un movimento di sinistra “di base, multirazziale, interclassista e intergenerazionale di ebrei statunitensi in solidarietà con la lotta per la libertà palestinese, guidato da una visione di giustizia, uguaglianza e dignità per tutte le persone”.

19 Ottobre 2023

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