Il nuovo garante
Garante dei detenuti: asse tra grillini e destra sulle nomine di D’Ettore, Conti e Serio
Via libera in Commissione giustizia al Senato alla nomina di D’Ettore (presidente) Conti e Serio. Il M5s vota con la maggioranza. Pd, Avs, Azione e Iv si astengono: “Candidati privi di requisiti, indipendenza non garantita”. Insorgono le associazioni
Giustizia - di Angela Stella
Passa tra dure polemiche il via libera ieri dalla commissione Giustizia del Senato alle proposte di nomina del Governo per il collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. In particolare è arrivato l’ok, con i voti favorevoli della maggioranza e del M5S, alla nomina a presidente di Felice Maurizio D’Ettore e di Irma Conti e Mario Serio come componenti del collegio. Non hanno partecipato al voto Azione, Iv, AVS, Pd mentre i pentastellati hanno detto sì, avendo trovato un accordo sul nome di Mario Serio.
«È inaccettabile e intollerabile – hanno scritto in una nota i membri dem della commissione Giustizia a Palazzo Madama, Bazoli, Rossomando, Mirabelli e Verini – il metodo che la maggioranza e il governo hanno adottato per la designazione dei candidati al ruolo di garante dei detenuti. Si tratta di un organo di garanzia particolarmente delicato, che ha il compito di verificare la condizione delle persone private della libertà personale, di monitorare che sia salvaguardata la loro dignità personale, di segnalare eventuali abusi. Compiti molto rilevanti, che attengono al delicato rapporto tra la potestà punitiva dello Stato e i cittadini, ancora più rilevanti in questo momento nel quale ben sappiamo quali sono le condizioni disastrose nelle quali si trovano i nostri penitenziari e i centri di accoglienza dei migranti. Per questo la legge istitutiva chiede che i candidati al ruolo siano indipendenti ed esperti nel campo dei diritti umani. I candidati scelti della maggioranza, per quanto degne persone, non hanno alcuna esperienza nel campo, e per quanto riguarda il candidato presidente non hanno neppure le caratteristiche di indipendenza necessarie. In tutto ciò la maggioranza, con un atto di arroganza finale, ci ha persino negato la possibilità di audire le persone candidate in commissione».
Anche per la senatrice di AVS Ilaria Cucchi la terna «è inaccettabile perché priva dei requisiti richiesti quali competenza, indipendenza e di non essere alle dipendenze di una pubblica amministrazione». Molto duro Ivan Scalfarotto (Az-Iv): «Giorgia Meloni non ha nulla da temere: quando è il momento di votare, se c’è in ballo qualche poltrona, il M5s non manca mai. Dopo l’accordo in Commissione di Vigilanza Rai, mentre tutte le altre opposizioni decidevano di non partecipare al voto, i componenti grillini della commissione Giustizia hanno votato compatti per i candidati del governo al Collegio del Garante. Anche il senatore Scarpinato, in teoria il più acerrimo e inossidabile rivale del dichiarato garantismo delle destre, è prontamente venuto in soccorso della maggioranza ratificando senza fiatare i tre candidati che la maggioranza ha imposto, al di là del dubbio possesso dei requisiti previsti dalla legge e in assenza anche di audizioni che permettessero di verificare le competenze dei prescelti».
Ad opporsi alla scelta della terna anche 15 associazioni (ASGI, NAGA, Lasciatecientrare, Oxfam Italia, ActionAid, ARCI, Commissione Migrantes/Gpic Missionari Comboniani Italia, Casa dei Diritti Sociali, Senzaconfine, CNCA, Refugee Welcome, Rete Europasilo, A Buon Diritto Onlus, ACAT Italia, UNIRE): «Le modalità fin qui adottate dal Governo non assicurino l’indispensabile indipendenza di un ente di garanzia. Servono persone che “abbiano già maturato un’importante esperienza nel campo della tutela dei diritti umani nell’ambito della privazione della libertà personale e delle correlate attività di monitoraggio». Pertanto le associazioni «fanno appello a tutte le istituzioni coinvolte affinché possano modificare, almeno in parte, la scelta dei soggetti designati in modo da giungere alla nomina di professionisti che abbiano già maturato un’importante esperienza nel campo della tutela dei diritti umani nell’ambito della privazione della libertà personale e delle correlate attività di monitoraggio».
Dalla Camera, dove pure le opposizioni avevano chiesto di sentire i 3 designati, arriva una dichiarazione di Devis Dori e Federico Gianassi, Capigruppo di Avs e Pd nella commissione Giustizia: “Apprezziamo l’apertura del Presidente Maschio di chiedere una proroga del termine per esprimere il parere sui Garanti, anche con l’obiettivo di valutare lo svolgimento delle audizioni dei candidati. È una scelta importante e va ponderata adeguatamente”. Però Via Arenula non ci risponde su una cosa: Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, è stata l’unica ad essere audita dal Gabinetto del Ministro o tutti i candidati alla posizione di Garante hanno subìto la stessa procedura di selezione? Mica sarà stata la solita spartizione partitocratica?