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Perché Biden ha consigliato a Israele di non fare come gli Usa dopo l’11 settembre

Perché Biden ha consigliato a Israele di non fare come gli Usa dopo l’11 settembre

Biden: “Non fate come noi dopo l’11 settembre”.

“Da quando è avvenuto questo attacco terroristico – ha detto il presidente americano nella conferenza stampa a Tel-Aviv lo abbiamo visto descritto come l’11 settembre di Israele. Per una nazione delle dimensioni di Israele è stato come quindici 11 settembre. La scala può essere diversa ma sono sicuro che quegli orrori hanno fatto leva su una sorta di sentimento primordiale in Israele, proprio come quelli che abbiamo provato negli Usa: shock, dolore, rabbia. Una collera che consuma”, ha detto Biden.

E ha aggiunto: “So che molti americani mi capiranno. Non potete guardare a ciò che è accaduto qui alle vostre madri, padri, nonni, figli, figlie, bambini, persino ai neonati e non gridare giustizia. Deve essere fatta giustizia. Ma vi avverto: mentre provate questa rabbia, non lasciatevi consumare da essa”. Biden ha poi aggiunto che “c’è un accordo con Israele per permettere gli aiuti umanitari a passare da Egitto a Gaza”, lo ha detto il presidente statunitense Joe Biden dopo i colloqui con Herzog e Netanyahu.

“Israele non impedirà che le forniture umanitarie raggiungano Gaza dall’Egitto finché si tratta solo di cibo, acqua e medicine per la popolazione civile situata nel sud della Striscia di Gaza. Qualsiasi fornitura che raggiunga Hamas sarà bloccata”. È quanto si legge in una nota dell’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo una riunione del gabinetto di guerra. “Israele non permetterà che alcun aiuto umanitario venga consegnato dal suo territorio alla Striscia di Gaza finché gli ostaggi tenuti dai gruppi terroristici non saranno restituiti”, viene precisato.

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Biden: “Mie parole su ospedale Gaza basate su dati Pentagono”

Alla domanda su cosa lo renda fiducioso che Israele non sia dietro l’attacco all’ospedale di Gaza, il presidente Usa ha risposto: “i dati che mi sono stati fatti vedere dal mio dipartimento della difesa”. “Sono venuto in Israele con un unico messaggio: non siete soli”, ha detto il presidente statunitense. “L’attacco di Hamas ha lasciato una profonda ferita tra gli israeliani”, ha aggiunto Biden. “Israele deve tornare ad essere un posto sicuro per gli ebrei”, ha continuato, “chiederò al Congresso di approvare un pacchetto di aiuti per Israele questa settimana”.

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Ministero Sanità Gaza, 471 i morti per razzo su ospedale

Il Ministero della Sanità palestinese a Gaza ha riferito che “il bilancio del massacro avvenuto ieri al Baptist Hospital è di 471 martiri morti e 314 feriti, di cui 28 in condizioni critiche”.

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Conferenza stampa dei medici tra i cadaveri

A Gaza, i medici che si trovavano nell’ospedale bombardato hanno convocato una conferenza stampa tra i corpi martoriati delle vittime. Alcuni soccorritori tenevano in braccio dei bambini morti. “Abbiamo sentito il sibilo di un missile seguito da un’enorme esplosione”, racconta Gassan Abu Sitta, volontario di Medici senza frontiere, che al momento dell’attacco era in sala operatoria: “Avevamo appena terminato un intervento chirurgico. Abbiamo sentito una forte esplosione e il tetto è crollato. Siamo usciti fuori e c’erano corpi ovunque. Ho visto due bambini morti, un uomo con una gamba amputata, un altro con una scheggia nel collo. Intere famiglie che si erano rifugiate nel cortile dell’ospedale pensandolo un luogo sicuro sono morte o rimaste gravemente ferite”.

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Il vescovo: “L’ospedale di Gaza era stato già colpito e aveva ricevuto tre ordini di evacuazione da Israele”
Il vescovo anglicano di Gerusalemme, Hosam Naoum, ha detto che l’ospedale Al-Ahli di Gaza, gestito dalla Chiesa episcopale, aveva ricevuto almeno tre ordini di evacuazione da parte dei militari israeliani prima dell’esplosione di ieri sera. Ordini a cui il personale sanitario si è rifiutato di ubbidire.

Secondo Naoum, l’esercito israeliano ha dato gli avvertimenti per telefono a partire da domenica, dopo che i bombardamenti israeliani avevano già colpito due piani dell’ospedale. Il vescovo ha rifiutato di esprimersi su chi sia responsabile dell’esplosione e ha esortato l’opinione pubblica a concentrarsi sulla distruzione e sulle morti che si stanno verificando a Gaza. “Come persone di chiesa, non siamo esperti militari”, ha detto, “vogliamo solo far vedere alla gente cosa sta succedendo sul campo e speriamo che arrivi alla conclusione che ne abbiamo abbastanza di questa guerra”.

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Hamas, a Gaza 3.478 morti e 12mila feriti

Almeno 3.478 palestinesi sono morti sotto i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza dall’inizio del nuovo conflitto. Lo ha riferito il ministero della Salute nell’enclave guidata da Hamas, precisando che i feriti sono oltre 12 mila.

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La denuncia dell’Ambasciatrice

“Che siano state le bombe israeliane a portare a termine una tale nefandezza è evidente: l’avevano detto, l’hanno fatto. Qualsiasi altra illazione o tentativo di manipolazione non merita risposta e deve essere semplicemente perseguito legalmente. Siamo abituati alle menzogne con cui Israele cerca di coprire i propri crimini ma non possiamo tacere di fronte ad esse”. Duro comunicato dell’ambasciatrice di Palestina in Italia, Abeer Odeh, che commenta la strage dell’altro ieri sera nell’ospedale Battista di Al-Ahli Arabi, a Gaza City. “Un ospedale, un rifugio appartenente alla Chiesa, che era già stato colpito da Israele e che adesso è andato completamente distrutto, insieme alle vite di chi è morto e di chi resta”.

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La testimonianza del parroco di Gaza

“La Striscia di Gaza con i suoi 2,3 milioni di abitanti continua ad essere bombardata notte e giorno. Non esiste un posto sicuro dove stare o andare. Purtroppo. È urgente chiedere, implorare, intercedere perché si realizzi un cessate il fuoco”. È quanto chiede il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, in una nota inviata al Sir, in cui fa il punto della situazione nella Striscia dopo l’attacco di ieri sera all’“Ospedale Cristiano di Gaza” definito “crimine atroce”.

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Unrwa: scorte alimentari a Gaza solo per mezza giornata
Il portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) a Gaza, Adnan Abu Hasna, ha affermato che le scorte di cibo dell’agenzia sono sufficienti solo per mezza giornata e che ciò a cui Gaza è attualmente esposta non si è mai verificato in tutte le guerre precedenti. Lo riporta al Jazeera.

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Oxfam: a Gaza manca l’acqua e si rischia un’epidemia di colera

“Bombardare un ospedale è un crimine di guerra. È disumano che vengano colpite strutture già in notevole affanno per mancanza di elettricità e acqua pulita”. Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, denuncia in una nota la crisi sanitaria senza precedenti che sta vivendo Gaza per la totale mancanza di servizi idrici, che rischia di provocare un’epidemia di malattie infettive mortali, come il colera. I cinque impianti di trattamento delle acque reflue della Striscia e la maggior parte delle 65 stazioni di pompaggio non funzionano più, denuncia Oxfam. Acque inquinate vengono quindi ora scaricate in mare mentre, in alcune aree, i rifiuti solidi si accumulano nelle strade.

“Solo 3 litri d’acqua al giorno per persona a Gaza” sono disponibili, mentre l’Organizzazione mondiale per la Salute (Oms) ne raccomanda “tra i 50 e i 100 per soddisfare le esigenze sanitarie di base”. Stando alle testimonianze degli operatori di Oxfam, il costo dell’acqua è quintuplicato in questi giorni, e i proprietari di piccoli impianti di desalinizzazione o di purificazione sono i maggiori fornitori di acqua per migliaia di persone in condizione di assoluta emergenza. “La situazione per i civili è durissima – assicura Pezzati. Gli aiuti umanitari devono poter entrare a Gaza adesso”, aggiunge. “Aspettiamo che si aprano vie sicure per poter intervenire appena possibile”, ha detto da parte sua il portavoce di Palestine Medical Relief Society, partner di Oxfam, che preferisce rimanere anonimo –. “In questa situazione c’è un disperato bisogno di aiuti”. “Le persone muoiono ogni giorno e le condizioni di vita sono indicibili”, rileva. Oxfam evidenzia che “Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un cessate il fuoco ora, il rilascio immediato e incondizionato” .

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Meloni “chiude” rotta balcanica: rischio terrorismo

Di fatto, è una sospensione del trattato di Schengen. Voluta da Giorgia Meloni in persona. A quanto si apprende, ci sarebbe lei, la presidente del Consiglio, dietro la scelta di ripristinare i controlli ai confini con la Slovenia. Decisione che, una volta assunta, è stata poi comunicata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ai vertici europei. Il timore della presidente del Consiglio è che i rischi, con un Medio Oriente in fiamme, si corrano ormai anche in Italia.

E che l’Europa, come dimostrano i casi di Bruxelles e Arras, sia ormai meno sicura, con un “aumentato livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione”. Da qui la messa in guardia degli altri leader, l’altro ieri durante il Consiglio europeo svoltosi in videocall proprio sulla crisi mediorientale, sui rischi legati all’”immigrazione di massa”, da arginare senza “tentennamenti né titubanze”. Dalle parole Meloni è passata ai fatti, ripristinando i controlli al confine con la Slovenia a partire dal prossimo 21 ottobre, per 10 giorni poi prorogabili.