L'addio a 83 anni
Chi era Sergio Staino: grande intellettuale, politico e mascalzone
Sergio è stato uno dei più grandi. Forse il più grande. In quegli anni la satira era un pezzo essenziale del dissenso politico, e il dissenso politico era un pezzo essenziale della politica. Oggi la politica è morta. Anche il dissenso. Anche la satira.
Editoriali - di Piero Sansonetti
Sergio era un mascalzone. Sergio era un mascalzone fatto e finito come si dice dalle sue parti. Sergio mancava di rispetto. A tutti. Ma voi lo avete mai visto quando sorrideva? E quello era un sorriso? Sembrava una dolcezza il suo sorriso ma era una fucilata. Si, si, dolce, con lo sguardo che scendeva invece di salire, arroganza zero: ma ti smontava e tu restavi lì convinto di avere detto una idiozia.
Sergio era un grande. Un intellettuale vero. Sapeva fare ironia politica come pochi, magari senza farti sbellicare dalle risate ma andando a fondo, senza riguardi per nessuno. Sapeva organizzare. Sapeva riconoscere e raggruppare i migliori. Sapeva scoprire talenti. Fare cultura, cultura-cultura. In quei mesi nei quali l’Unità pubblicava Tango c’era più cultura nel suo inserto satirico che nella mitica terza pagina.
Sergio era un politico. Vero. Colto, perchè aveva letto tanti libri e tanti giornali, colto e popolare. Certo non era un populista, Sergio, questo no davvero. Di Grillo diceva che era quasi un leghista. Ma il popolo lo vedeva bene, lo capiva al volo. E capiva la politica, la amava.
Sergio era l’amico del cuore di Macaluso. E non c’è bisogno di spiegare niente. Se non sapete chi era Macaluso è bene che andiate a studiarvelo. Se uno non sa chi è Macaluso non può capire niente della sinistra italiana. Meglio che stia zitto. Lo dico? Sì lo dico. Sergio era un garantista. Garantisti come lui a sinistra né ho conosciuti pochi. Forse due o tre, forse nessuno. Era garantista vero, era anarchico, era libertario, amava più Bakunin di Lenin, era libero, pensava da solo, non era settario, era un pezzo ineliminabile del Pci. Sì, sì: Sergio era del Pci.
Mi fece vedere i sorci verdi quella domenica d’agosto del 1986. Io facevo il redattore capo dell’Unità. Il direttore era Chiaromonte, ma la domenica riposava. Ero solo al giornale quella domenica pomeriggio. Telefona Occhetto e mi chiede se è vero che il giorno dopo esce un numero di Tango che mette alla berlina il segretario del partito. Cioè Natta. Balbetto. Dico che non lo so. Dico che Tango è indipendente. Occhetto insiste. Chiamo Chiaromonte al telefono. Mi dice di staccare il telefono e non rispondere a nessuno. Occhetto aveva avuto una notizia vera: era Nattango.
Sergio aveva tirato un’altra fucilata. Aveva capito che Natta era un intellettuale gigantesco ma non poteva fare il segretario del partito. E lo aveva sbeffeggiato sul giornale del Pci… Sergio è stato uno dei più grandi. Forse il più grande. In quegli anni la satira era un pezzo essenziale del dissenso politico, e il dissenso politico era un pezzo essenziale della politica. Oggi la politica è morta. Anche il dissenso. Anche la satira.
E ieri è morto anche lui. Si chiamava Sergio Staino, aveva 83 anni, aveva fatto tantissime cose nella sua vita, non solo nel campo della satira. Aveva fatto anche il direttore dell’Unità, una decina d’anni fa. Era il padre di Bobo e di Molotov, personaggi neanche tanto immaginari e fantastici, e poi anche di due figli in carne e ossa. Ilaria e Michele, che anche loro ebbero un bello spazio nei suoi disegni. A loro va il nostro abbraccio e il nostro abbraccio va anche a Bruna, anzi a Bibi.