L'ostaggio liberato da Hamas
Yocheved Lifshitz, il racconto della sua prigionia a Gaza: “Attraversato l’inferno”, ma stringe la mano al suo rapitore
Esteri - di Redazione
I 17 giorni trascorsi nella Striscia di Gaza, nelle mani dei miliziani di Hamas, li ha definiti “un inferno che non potevo immaginare”. Sono queste le parole utilizzata da Yocheved Lifshitz, 85 anni, per raccontare la sua prigionia.
Assieme alla 79enne Nurit Cooper, Yocheved Lifshitz fa parte della coppia di ostaggi che nella serata di lunedì 23 ottobre Hamas ha liberato “per motivi umanitari” dopo la mediazione di Egitto e Qatar. Nel video pubblicato dal gruppo radicale terroristico che governa la Striscia di Gaza si vede l’anziana stringere la mano a un miliziano di Hamas nel momento in cui è stata liberata lunedì sera e dire “shalom”, una parola ebraica che si usa per salutarsi che significa “pace”. Di ostaggi, nelle mani di Hamas, ce ne sarebbero ancora 220.
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🚨HAMAS RELEASE FOOTAGE OF HOSTAGE RELEASE pic.twitter.com/SWPXTIDNqM
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) October 23, 2023
Portata in ospedale a Tel Aviv per controlli medici, dal nosocomio ha tenuto una conferenza stampa in cui ha raccontato come è stata rapita e le condizioni della sua detenzione e degli altri ostaggi che erano con lei.
Lifshitz, che durante la conferenza ha parlato in ebraico alla figlia Sharone, arrivata da Londra martedì mattina e che ha tradotto il racconto di sua madre in inglese per i giornalisti, ha raccontato di esser stata rapita da un miliziano di Hamas e trasportata in moto verso la Striscia dal kibbutz Nir Oz dove risiede assieme al marito Oded Lifshitz, rapito assieme a lei e probabilmente ancora tra gli ostaggi di Hamas a Gaza.
Dopo aver attraversato in moto il confine con la Striscia, i miliziani che l’hanno “accolta” a Gaza le hanno assicurato che non le avrebbero fatto del male “perché credevano nel Corano”, ma in realtà durante il tragitto a piedi è stata ripetutamente bastonata, così come gli altri prigionieri.
Lifshitz e altre 24 persone sono state quindi portate nei tunnel sotterranei di Hamas, che ha definito “un’enorme rete” e paragonato alla “tela di un ragno”. Qui sono stati divisi: l’85enne è stata imprigionata in una stanza assieme ad altre quattro persone, stanza definita dalla stessa Lifshitz come “pulita” e dotata di materassi sul pavimento. Per ogni persona del gruppo c’era una guardia, mentre un medico faceva visita agli ostaggi ogni 48/72 ore, con una infermiera che si occupava di portare le medicine di cui avevano bisogno. In particolare una delle persone erano con lei, ferita in un incidente in moto durante il rapimento, è stata curata durante la detenzione.
Il suo gruppo, per tutti i 17 giorni di detenzione, ha ricevuto da mangiare formaggio e cetrioli, lo stesso cibo che vedevano mangiare anche ai miliziani di Hamas. Tra di loro c’erano anche donne, che capivano le esigenze dell’”igiene femminile”.
Yocheved, assieme al marito Oded, è nota per la sua attività a favore della popolazione più povera di Gaza. Il marito in particolare è uno storico giornalista del quotidiano Al-Hamishmar della sinistra impegnata nel dialogo con i palestinesi, ma ha anche collaborato con Haaretz, giornale vicino ai laburisti israeliani.