“Ho condannato inequivocabilmente gli orribili e senza precedenti atti terroristici compiuti da Hamas in Israele il 7 ottobre. Niente può giustificare l’uccisione deliberata, il ferimento e il rapimento di civili o il lancio di razzi contro obiettivi civili. Tutti gli ostaggi devono essere trattati umanamente e rilasciati immediatamente e senza condizioni. E con rispetto, constato pienamente la presenza tra noi di membri delle loro famiglie. È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto ad anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e piagata dalla violenza. Le loro economie sono state soffocate. Poi le persone sono state sfollate e le loro case demolite“, queste le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Lo scontro all’Onu
“Le recriminazioni del popolo palestinese non possono giustificare i terribili attacchi di Hamas. Questi orrendi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese“, ha scritto e pubblicato su X lo stesso Segretario della Nazioni Unite. Ed è polemica, anzi scontro con Israele. Furiosa la reazione del ministro degli Esteri Eli Cohen: “Si dimetta! Lei mostra compassione verso i terroristi di Hamas. Signor Segretario generale – ha tuonato Cohen nella riunione al Palazzo di Vetro, stringendo tra le mani le foto dei bambini rapiti da Hamas – ma che in mondo vive lei? Di certo non nel nostro“.
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Perché Israele ha negato i visti ai rappresentanti Onu
Ed è di oggi la notizia secondo la quale l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan ha detto che il suo Paese negherà il visto di ingresso a funzionari delle Nazioni Unite. In pratica vi è in atto un vero e proprio scontro diplomatico e politico tra Israele e l’Onu. “Viste le sue parole – ha spiegato Erdan alla Radio Militare – negheremo il rilascio dei visti ai rappresentanti dell’Onu. Del resto abbiamo già rifiutato il visto al sottosegretario per gli affari umanitari Martin Griffiths. È arrivato il tempo di dare loro una lezione“. Intanto la guerra non si è fermata. Secondo i media palestinesi, tre persone sono state uccise e molte altre ferite in un attacco israeliano vicino al campo profughi di Jenin in Cisgiordania.
Jenin
“Un aereo israeliano ha lanciato almeno due missili contro un gruppo di persone vicino al campo di Jenin, uccidendo tre persone e ferendone diverse altre“, ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti locali. L’esercito israeliano, da parte sua, ha dichiarato in un comunicato di aver effettuato “attività antiterrorismo” nella zona, ma non ha fatto menzione di vittime limitandosi a precisare che non ci sono stati morti o feriti tra le forze israeliane. Alle prime ore del mattino, “l’Idf e le forze della polizia di frontiera israeliana hanno condotto una attività antiterrorismo a Wadi Bruqin, nell’area di Jenin – scrivono le forze israeliane su Telegram – e hanno arrestato due individui sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche. Inoltre, le Forze hanno aperto il fuoco contro i terroristi armati“. Durante l’attività “antiterrorismo” nel campo di Jenin, “terroristi armati hanno sparato e lanciato ordigni esplosivi contro le forze di sicurezza israeliane“. In risposta, un drone dell’Idf ha colpito i terroristi. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), dall’inizio del conflitto almeno 95 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania.