Guerra al Mibact
Sgarbi e Sangiuliano, faida al Ministero per le consulenze del sottosegretario: Meloni pronta a scaricarlo
Politica - di Carmine Di Niro
Volano coltellate, metaforica si intende, al ministero dei Beni culturali. Lo scontro in atto da giorni è infatti tra i due “mammasantissima” del dicastero: il ministro Gennaro Sangiuliano e il suo vice, il sottosegretario Vittorio Sgarbi.
Un rapporto mai decollato e che ora ha raggiunto il suo apice nello scontro causato dall’inchiesta pubblicata dal Fatto Quotidiano che tira in ballo il critico d’arte: a Sgarbi vengono contestati i sostanziosi emolumenti, parliamo di una cifra intorno ai 300mila euro, che il sottosegretario ha incassato tramite consulenze nel corso del 2023 e fatturate da due società, una gestita da portavoce di Sgarbi, Nino Ippolito, l’altra dalla sua compagna Sabrina Colle.
- Lo show tra “ca..”, “fi..” e insulti di Sgarbi al Maxxi di Roma: il sottosegretario senza freni, protestano i dipendenti del Museo
- Sangiuliano scarica il suo ‘vice’ Sgarbi dopo gli insulti e le volgarità al Maxxi: “Inammissibili sessismo e turpiloquio”
- La gaffe di Sangiuliano e l’egemonia culturale della destra che zoppica ancora
Oltre alla questione di opportunità c’è una questione legale: i soldi incassati per conferenze, inaugurazioni e lezioni magistrali, tra gli emolumenti ci sarebbe persino la presidenza della giuria per la finale di Miss Italia del prossimo 11 novembre, risulterebbero incompatibili con la carica di sottosegretario alla Cultura, secondo il disposto dell’articolo 2 della legge 215 del 2004. Questa recita così: “Il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse alla carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici e privati”.
Sangiuliano, intervistato dal Fatto Quotidiano, scarica senza mezzi termini il suo vice, non provando neanche minimamente a esporsi in sua difesa: “Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose”, dice l’ex direttore del Tg2 a Thomas Mackinson.
Ma l’intervista spiega bene quali siano i rapporti tra i due: “Lo vedo una volta ogni tre mesi anche perché, dico la verità, lo tengo a distanza della mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile”. Il ritratto di Sgarbi “by Sangiuliano” è a tratti comico: in particolare il ministro rivela che il critico d’arte “va in giro a promettere cose irrealizzabili. Annuncia acquisti di palazzi e cose da parte del ministero che ha solo 20 milioni in bilancio per acquistare beni”.
A denunciare le pratiche di Sgarbi sarebbe stato un “corvo”, un impiegato del Ministero che venerdì scorso ha inviato una mail da un account del Mibact snocciolando luoghi, date e motivazioni delle “consulenze” rese da Sgarbi. Sangiuliano al Fatto ammette di aver appreso degli incarichi a pagamento dall’inchiesta pubblicata martedì dal quotidiano, ma di essersi attivato già venerdì, dunque quattro giorni prima degli articoli su Sgarbi, “per verificare una volta per tutte se quell’attività a pagamento è contraria alla legge”. Sangiuliano ha poi “preso tutte le carte e le ho subito mandate all’Antitrust, che è l’istituzione competente. E questo lo posso dimostrare”.
Sgarbi ovviamente difende il suo operato e tramite il suo legale, l’avvocato Giampaolo Cicconi, spiega in un comunicato che “l’attività di conferenziere del sottosegretario alla Cultura, così come la presentazione di libri, mostre e iniziative culturali di enti privati o pubblici, non è mai stata in “conflitto d’interesse” con i suoi compiti istituzionali”. Sgarbi a sua volta spiega di avere una lettera dell’Autorità Anticorruzione che giustifica le sue “attività divulgative“, ovvero i 300 mila euro incassati dall’inizio dell’anno in consulenze, presentazioni e mostre. L’Anac, secondo Sgarbi, ha detto che “non c’è alcuna incompatibilità. Sono illazioni che nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal ministero per le missioni“.
Non solo. Sgarbi intervistato da AffariItaliani ha parlato di una “telefonata che mi ha fatto (Sangiuliano, ndr) poche ore fa” che “è esattamente di spirito contrario a quanto si legge in quella falsificazione. L’ultima volta che abbiamo parlato è stato 12 ore fa e mi ha fatto venire a Bologna dimostrando un affetto straordinario“. Uscita che ha costretto lo staff del ministro dei Beni culturali a smentire, riferendo che non c’è stato alcun colloquio né telefonico, né via messaggio tra Sgarbi e Sangiuliano nelle ultime 48 ore: l’ultima volta si sarebbero sentiti per la questioni della torre Garisenda.
I rapporti tra ministro e vice sono da tempo ai minimi termini, Sangiuliano aveva già criticato Sgarbi per la sua partecipazione ad un evento organizzato dal museo MAXXI di Roma in cui il sottosegretario si era lasciato andare a frasi sessiste e offensive mentre era su un palco assieme al direttore dell’istituto, Alessandro Giuli, e al cantautore Morgan.
Il futuro di Sgarbi ora appare in bilico: la nomina a sottosegretario arriva formalmente da Palazzo Chigi e la sua posizione è al vaglio della premier Giorgia Meloni. Complice il momento delicato, la presidente del Consiglio potrebbe decidere per un drastico “taglio”.