Ieri sera in molte città italiane si sono svolte manifestazioni per la pace in Medio Oriente. Sono state grandi, combattive e pacifiche. Una grande prova di civiltà e di impegno politico. Diciamo che è tornato in piazza, finalmente, il popolo della pace. E il Pd? Il Pd ha assunto un atteggiamento che potremmo definire: “scanzonato”. Senza tanti ritualismi e conformismi (forse è questa la modernità). Ha detto allegramente ai suoi: ciascuno faccia un po’ come gli pare, non sono queste le questioni decisive.
Elly Schlein, che del Pd è il capo, la massima leader, se ne è andata a Venezia per partecipare a una riunione sul piano casa. Che sicuramente è un argomento molto serio e forse anche urgente: magari però si poteva anche spostare la riunione a domani – spesso le riunioni politiche vengono rinviate – per dare modo alla segretaria del partito di aderire alla giornata di iniziative pacifiste indetta da una decina di organizzazioni della società civile in occasione della giornata mondiale per la pace proclamata dal papa.
Elly Schlein però ha pensato che la cosa fosse troppo complicata, e che un partito veramente libero non sta lì a sottilizzare sulle questioni della guerra. Quali sono le questioni? È successo che il 7 ottobre gruppi armati di Hamas hanno attaccato Israele, uccidendo una quantità inaudita di persone (circa 1400, compresi molti bambini), hanno attaccato anche un “Rave” dove migliaia di giovani stavano ballando, hanno rapito più di duecento persone tra le quali alcune decine di bambini gettando nel panico l’intera popolazione di Israele. Ed è successo che nei giorni successivi Israele ha risposto con azioni militari indiscriminate, facendo stragi su stragi dentro la città di Gaza e uccidendo probabilmente circa 5000 civili dei quali la metà erano bambini o ragazzi.
Il mondo intero ora si trova di fronte a una terrificante carneficina condotta dalle due parti e non si vede via d’uscita. Proprio ieri l’Onu ha dichiarato crimini di guerra le ritorsioni israeliane, e la cosa appare due volte drammatica. Innanzitutto perché il fatto che si tratti di crimini di guerra appare difficilmente contestabile. E poi perché sicuramente questa presa di posizione dell’Onu innescherà nuove e terribili ondate di antisemitismo in tutto il mondo. E l’antisemitismo è uno dei peggiori mali della società moderna. È per queste ragioni, non difficilissime da spiegare e da capire, che i pacifisti sono tornati in piazza. E in piazza hanno trovato il popolo della sinistra. Però non si è capito se il Pd aderiva o no.
Eppure la sinistra, da sempre, è il cuore del pacifismo. Mi è tornato alla mente un episodio di più di sessant’anni fa. Che mi fu raccontato dai protagonisti. Era il 1961 ed era in corso la guerra fredda. L’anno dopo, con la crisi di Cuba, il mondo intero fu a un passo – un passo piccolo piccolo – dalla guerra nucleare, che poi fu evitata solo per l’estrema saggezza di Nikita Krusciov. Quell’anno, un grande intellettuale liberal-socialista, che è stato il padre del pacifismo italiano, Aldo Capitini – amico e collaboratore di Guido Calogero, di Carlo Azeglio Ciampi e di tanti altri intellettuali liberali e socialisti – indisse una grande marcia pacifista che sarebbe partita da Perugia e si sarebbe conclusa dopo 20 chilometri nella città di Assisi, la città di San Francesco e il simbolo della pace nel mondo.
I partiti diffidavano di Capitini. Anche perché Capitini chiedeva che i partiti non aderissero ma si limitassero a partecipare. Capitini si ispirava alle iniziative del filosofo e matematico inglese Bertrand Russell, che era stato tra i massimi esponenti del pacifismo e dell’antinuclearismo già dagli anni 40, insieme ad Einstein, a Curie e a tantissimi altri grandi intellettuali internazionali. Nel ‘58 Russell aveva convocato una grande marcia pacifista da Londra ad Aldermaston (un piccolo paese a circa 80 chilometri da Londra) e in quella occasione aveva fatto disegnare il simbolo che poi divenne famosissimo col cerchio che tiene al suo interno un diametro e due piccoli raggi obliqui ( un po’ simile al logo della Mercedes).
Capitini ripartì da Russell e in quella marcia del settembre 1961 lanciò la bandiera arcobaleno. Nel Pci c’era molta incertezza. Si racconta che fu un altro matematico – come Russell molto poliedrico – e cioè Lucio Lombardo Radice a fare irruzione nell’ufficio di Palmiro Togliatti e a convincerlo che a Perugia il Pci doveva andarci. Il Pci ci andò, con alcuni dei suoi più prestigiosi dirigenti: Ingrao, Terracini, Alicata, e poi naturalmente lo stesso Lombardo Radice, e Renato Guttuso, e moltissimi altri intellettuali soprattutto di sinistra, ma anche liberali, tra i quali Italo Calvino, Guido Piovene, Ernesto Rossi, padre Gaggero e Carlo Arturo Jemolo.
Non so se gli attuali dirigenti del Pd le conoscano queste vicende e non so se li appassionino o meno. Forse no. Io invece sono convinto che l’anima della sinistra, l’anima vera, sia ancora lì. E che dare a un partito l’idea che in fondo tra guerra e pace non c’è gran differenza, e l’importante è scegliere linee politiche che non disturbino nessuno, beh, non è il massimo.