La polizia non è intervenuta
“La strage nel Maine poteva essere evitata”, l’allarme sei settimane prima del massacro sul killer Robert Card
La strage di Lewiston, nel Maine, dove l’ex riservista della National Guard Robert Card ha aperto il fuoco mercoledì 25 ottobre uccidendo 18 persone con due blitz armati in un ristorante e in un bowling, poteva forse essere evitata.
A rivelarlo è il New York Times, citando fonti delle forze dell’ordine: sei settimane prima della strage la polizia statale aveva ricevuto degli avvertimenti che Robert Card avrebbe compiuto una strage ma non è intervenuta.
Un allarme sul riservista, armato di un fucile AR-15 e con un passato recente di problemi psichiatrici, ben più esplicito di quanto i funzionari di polizia dello Stato abbiano poi pubblicamente ammesso in seguito all’attacco, la sparatoria di massa più letale quest’anno negli Stati Uniti.
Una strage che ha riacceso il dibattito sulle armi negli Stati Uniti: il Maine in particolare è uno degli Stati più permessivi nella vendita, di fatto senza controlli sugli acquirenti, o limitazioni per soggetti a rischio. Nello Stato, noto tra l’altro per aver dato i natali allo scrittore Stephen King, non vi sono limitazioni all’acquisto di fucili ad alta carica e non servono permessi per girare armati.
Card è stato trovato morto, suicida, venerdì 27 ottobre: il corpo è stato ritrovato in un bosco a Lisbon Fall, dove si erano concentrate le ricerche: le autorità avevano trovato un biglietto lasciato dal sospettato da cui si intuiva l’intenzione di suicidarsi.
I problemi psichiatrici di Card
Secondo quanto riferisce il quotidiano della Grande Mela, lo scorso settembre il Dipartimento per i riservisti dell’esercito aveva contattato l’ufficio dello sceriffo denunciando il “futuro stragista” Robert Card era in preda a deliri paranoici, in particolare che sosteneva di essere stato accusato dai suoi commilitoni di essere un pedofilo prendendo anche a pugni uno di loro.
Lo sceriffo era stato inoltre avvisato che Card era stato ricoverato per due settimane a luglio in un ospedale psichiatrico di New York. E in effetti il sergente dello sceriffo, Aaron Skolfield, era stato a casa del killer il 16 settembre cercando di mettersi in contatto con lui: nessuno, come riferisce il Nyt, si presentò alla porta nonostante fosse evidente che qualcuno era in casa.
Era noto anche il problema con le armi dell’ex riservista. Skolfield ha spiegato di aver contattato anche il fratello di Card, che gli aveva riferito che lui e suo padre stavano cercando di portare via le armi dall’abitazione dell’uomo. Il sergente ha riferito di aver esortato Ryan Card a contattare il dipartimento dello sceriffo se avesse ritenuto che suo fratello avesse bisogno di “una valutazione”.