Dal valico di Rafah
Guerra Israele-Hamas: primi 4 italiani usciti da Gaza verso l’Egitto, colpito nuovamente campo profughi di Jabalia
Circa 90 palestinesi feriti e 450 persone con doppia cittadinanza e stranieri. L'accordo raggiunto con la mediazione del Qatar. La strage nel campo profughi di Jabalia, il più grande della Striscia di Gaza
Esteri - di Redazione Web
Prima evacuazione di civili dalla Striscia di Gaza dall’esplosione della guerra in Medio Oriente dopo gli attacchi di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre e la reazione dello Stato Ebraico. Finora era stato permesso soltanto il passaggio di aiuti umanitari dall’Egitto. L’accordo era stato annunciato da media arabi in tarda serata. Era stato raggiunto da Israele, Hamas ed Egitto con la mediazione del Qatar. Al 24esimo giorno di guerra sono 8.525 i morti palestinesi secondo Hamas, 1.400 gli israeliani, 240 gli ostaggi a Gaza. La guerra sta conoscendo un nuovo picco di violenze da quando lo Stato Ebraico ha intensificato i bombardamenti lo scorso venerdì 27 ottobre sulla Striscia lanciando anche operazioni via terra.
Un giornalista dell’Afp sul campo ha riportato che circa 90 palestinesi feriti e 450 persone con doppia cittadinanza e stranieri hanno lasciato questa mattina la Striscia e sono arrivati in Egitto attraversando il valico di Rafah. Il passaggio è stato autorizzato intorno alle 8:45 italiane. Il Cairo aveva annunciato l’apertura del valico per la prima volta dalla ri-esplosione delle ostilità. Dall’inizio del conflitto Gerusalemme sta chiedendo ai civili di spostarsi a sud, spostamenti complicati o impossibilitati dai bombardamenti, dalla contrarietà di Hamas che in alcuni casi ha negato gli spostamenti o semplicemente dal fatto che in tanti non hanno dove andare.
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Ieri la strage del campo profughi di Jabalia e in quelli di Al Shati e Nuseirat. Secondo Hamas – dati impossibili da verificare – a Jabalia sarebbero morti anche sette ostaggi, tra cui tre stranieri. Quello di Jabalia è il più grande degli otto campi profughi della Striscia, per l’Onu ci vivevano almeno 116mila persone. Al momento risulta essere il più grande bombardamento dalla ripresa delle ostilità. Ancora da accertare il numero delle vittime, sembrerebbe almeno 50 e un centinaio di feriti, certo è però che decine di civili sono rimasti uccisi.
Colpito di nuovo campo campo profughi Jabalia
Mentre si contano i morti tra le macerie, l’aviazione israeliana ha colpito nuovamente il campo profughi di Jabalia a Gaza.
Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha fatto sapere che ci sono “decine di morti e feriti” dopo il nuovo raid. Di situazione allarmante parla anche il capo degli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths, che ha descritto il bombardamento come “l’ultima atrocità che ha colpito gli abitanti di Gaza“. Nella Striscia, ha aggiunto, “i combattimenti sono entrati in una fase ancora più terrificante, con conseguenze umanitarie sempre più spaventose“. Griffiths ha deplorato il fatto che “il mondo sembra incapace, addirittura riluttante, ad agire per porre fine a questa guerra“.
Gaza allo stremo
Secondo l’Unicef sono “sconvolgenti” le cifre che a Gaza riguardano le vittime bambini: 3.450 “e aumentano ogni giorno. L’acqua potabile è al 5 per cento della capacità abituale”. Più della metà della popolazione della Striscia è sfollata, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità tutti i 13 ospedali a nord hanno ricevuto l’ordine di evacuare da Israele. Le connessioni telefoniche e internet nella Striscia sono di nuovo interrotte secondo la società di telecomunicazioni palestinese Paltel. E il presidente Netanyahu insiste, dopo la notizia della morte di dodici soldati: “I nostri soldati sono caduti in una guerra, nessuna delle quali è più giusta: la guerra per la nostra casa. Sarà una guerra dura e sarà lunga. Prometto ai cittadini di Israele: porteremo a compimento l’opera, continueremo fino alla vittoria”.
La terza fase del conflitto
Il Presidente ha dichiarato due giorni fa che questa è la terza fase della guerra, che prevede anche l’ingresso via terra dopo i bombardamenti delle settimane scorse. Le autorità ritengono che questo tipo di operazioni potrebbe spingere alla liberazione degli ostaggi. Hamas ha tuttavia dichiarato più volte che i prigionieri verranno rilasciati quando ci sarà un cessate il fuoco, tregua che non ci sarà come ha dichiarato in una conferenza stampa Netanyahu. Ad aggiungere tensione i tentativi di attacco dal sud a Israele da parte degli sciiti Houthi dello Yemen. Un altro fronte che allarma non soltanto Israele viste le tensioni che imperversano anche il confine a nord con il Libano.
Quattro italiani lasciano Gaza
Quattro italiani, volontari di Ong internazionali, uno dei quali con moglie palestinese, che nelle scorse settimane erano già localizzati presso la base Unrwa a Rafah, hanno attraversato il valico e sono ora in Egitto, assistiti da personale dell’Ambasciata d’Italia al Cairo. “Sono felice di confermare che un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito dalla Striscia” ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
“Ho appena parlato con i connazionali e con il funzionario dell’ambasciata al Cairo che li sta assistendo. Stanno tutti bene“, ha aggiunto Tajani.
L’operazione, resa molto complessa dalla situazione sul terreno e dalla difficoltà nelle comunicazioni – sottolinea la Farnesina – è stata portata a termine grazie all’azione combinata dell’Ambasciata a Tel Aviv, del Consolato Generale a Gerusalemme e dell’Ambasciata al Cairo, col coordinamento dell’Unità di Crisi e l’apporto determinante della nostra ‘intelligence’. L’ambasciata al Cairo, presente sul lato egiziano di Rafah, seguirà il successivo trasferimento.
I quattro italiani “usciti” da Gaza sono Laura Canali di Human Rights Watch, Maya Papotti di Azione contro la fame, Giuditta Brattini dell’associazione Gazzella e Jacopo Intini di Cooperazione internazionale Sud Sud con la moglie palestinese Amal Khayal, capomissione conosciuta tre anni fa proprio a Gaza.