È stato ucciso a soli 27 anni dopo una lite. Gianluca Coppola era dentro un bar di Casoria, località dell’area Nord in provincia di Napoli e la sua colpa è stata quella di non aver avuto paura. Di non aver abbassato la testa contro l’arroganza e la violenza di un suo coetaneo. Antonio Felli, 33 anni e già noto alle forze dell’ordine, ha esploso contro di lui diversi colpi d’arma da fuoco. Era l’8 aprile 2021 e Coppola ha perso la vita presso l’ospedale Cardarelli di Napoli dopo 40 giorni di agonia. Al termine del processo di primo grado, il 33enne è stato condannato a 20 anni di reclusione. Oggi, i giudici della Corte d’Assise d’Appello, hanno ridotto quella pena a 19 anni. All’imputato non è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso.
La decisione dei giudici
“Oggi abbiamo perso tutti – ha detto a l’Unità Elisa, madre di Gianluca – In primis ad aver perso è stata la giustizia italiana. Ora tra sconti di pena e cavilli giudiziari l’assassino di mio figlio uscirà entro i prossimi 10 anni. E a noi toccherà anche incrociarlo per strada. Che legge è quella che non condanna severamente chi ha ucciso una brava persona colpendola alle spalle?“. Proprio la dinamica dell’omicidio è rimasta un punto oscuro: di fatto, il processo non l’ha chiarita. “Per i giudici la dinamica non è chiara ma lo è per noi e per tutti i cittadini di Casoria – ha spiegato Roberto Coppola, papà di Gianluca – Il problema è che alcune persone non hanno voluto testimoniare per paura. L’omertà ha scatenato il silenzio di chi conosceva i fatti. A Casoria è noto chi sia Felli e di quale famiglia faccia parte“.
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Mamma Elisa e papà Roberto
Resta il movente sentimentale, in quanto la fidanzata di Coppola pare abbia avuto in passato una relazione con Felli. Tuttavia le indagini sono state condotte seguendo la pista camorristica, giustificando l’intervento della Direzione distrettuale antimafia (Dda). E questo ai genitori di Gianluca non è piaciuto. Mamma Elisa e papà Roberto si stanno chiedendo, “perché non è stata seguita la strada della lite per futili motivi? Gli accertamenti sono stati tutti concentrati sul movente mafioso, nonostante era stato appurata la totale estraneità di mio figlio a certi ambienti. Certo Felli pretendeva ‘rispetto’, voleva il ‘controllo del territorio’ e forse aspirava a una carriera da boss.
La dinamica, le indagini e il futuro
E magari potrà anche riuscirci mentre nessuno ci restituirà nostro figlio“. Ma Roberto Coppola non si arrenderà: “Sinceramente per me cambia poco il numero di anni che un giudice più infliggere al killer. Ma la nostra battaglia per la giustizia e la verità non si fermerà. Non possiamo fare ricorso in Cassazione (la famiglia Coppola è costituita parte civile nel procedimento, la Procura è la sola a poter fare ricorso, ndr)? Seguiremo tutte le altre strade possibili. Ciò che è accaduto a noi non deve accadere a nessun’altra famiglia. Lo Stato deve stare dalla parte delle vittime“.
L’avvocato difensore di Felli
Dopo la pronuncia di oggi dei giudici, l’avvocato Dario Carmine Procentese, legale di Felli, ha dichiarato all’Ansa: “Anche all’esito del giudizio di appello non trovo un motivo di soddisfazione professionale, anche se il risultato processuale ottenuto dall’imputato è decisamente importante e di rilievo. Tuttavia resta l’amarezza per Coppola morto troppo giovane e senza che se ne sia compreso il motivo. E provo amarezza anche per il mio assistito che comunque dovrà trascorrere la parte migliore della sua vita in carcere“.