Le operazioni

Chi sono i primi quattro italiani che hanno lasciato Gaza, il ministro Tajani: “Oggi altri due potrebbero uscire”

Quattro volontari di ong internazionali. "Le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono più di lavorare". I loro appelli per cessate il fuoco e corridoi umanitari

Esteri - di Redazione Web - 2 Novembre 2023

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Il valico di Rafah (AP Photo/Fatima Shbair) da Lapresse
Il valico di Rafah (AP Photo/Fatima Shbair) da Lapresse

Sono quattro volontari di ong internazionali i quattro italiani che ieri hanno lasciato la Striscia di Gaza nella prima giornata di evacuazioni dall’inizio del conflitto esploso dopo gli attacchi di Hamas in Israele di sabato 7 ottobre e i bombardamenti dello Stato Ebraico. Ieri per la prima volta dalla ri-esplosione delle ostilità, sono uscite dalla Striscia le prime persone, grazie alla mediazione tra Israele, Hamas ed Egitto del Qatar. Feriti e stranieri hanno attraversato valico di Rafah, quello che dalla Striscia porta in Egitto, in prima mattinata. Gli italiani sono stati accolti dal personale dell’ambasciata italiana a Il Cario. Con i quattro anche la moglie palestinese di uno di questi.

La Farnesina ha definito “molto complessa” l’operazione che ha coinvolto l’ambasciata del Cario, la rappresentanza diplomatica a Tel Aviv, il consolato generale a Gerusalemme, l’Unità di Crisi e l’intelligence “per la situazione sul terreno e le difficoltà nelle comunicazioni”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che “un primo gruppo di italiani che avevano intenzione di lasciare Gaza è uscito. Ho appena parlato con loro e con il funzionario dell’ambasciata al Cairo che li sta assistendo. Stanno tutti bene”. Il titolare degli Esteri ha aggiunto che “continuiamo a lavorare per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate da domani e per i prossimi giorni”.

La situazione nella Striscia è drammatica, Gaza è allo stremo. I bombardamenti non si fermano, la guerra sta conoscendo un nuovo picco di violenze da venerdì scorso, da quando Israele ha lanciato quella che Netanyahu ha definito la terza fase delle operazioni, che aggiunge anche operazioni via terra e che secondo il premier israeliano e l’esercito potrebbe forzare Hamas a liberare gli oltre 200 ostaggi sequestrati nell’operazione “Diluvio Al-Aqsa”. L’organizzazione radicale terroristica ha però detto più volte che i prigionieri saranno rilasciati soltanto a condizione di un cessate il fuoco. Intanto continua il massacro. La Striscia è ancora più isolata, mancano viveri, carburante, gli ospedali sono al collasso, le interruzioni di energia elettrica, acqua e internet all’ordine del giorno.

I quattro italiani

I quattro italiani usciti dalla Striscia sono Laura Canali di Human Rights Watch, Maya Papotti di Azione contro la fame, Giuditta Brattini dell’associazione Gazzella e Jacopo Intini di Cooperazione internazionale Sud Sud con la moglie palestinese Amal Khayal, capomissione conosciuta tre anni fa proprio a Gaza. Le autorità italiane seguivano una ventina di persone nella Striscia tra italiani, cittadini con doppia cittadinanza e familiari. Alcuni sono operatori umanitari e cooperanti impegnati ad assistere i civili palestinesi a Gaza. Alcuni hanno scelto di restare.

Intini ha dichiarato, citato dall’Ansa, di essere “provato: il nostro ruolo è di stare al fianco della popolazione, ma le condizioni drammatiche sul campo non ci consentono più di lavorare”. L’organizzazione “Azione contro la Fame” ha parlato della liberazione di Papotti e ringraziato le autorità per il suo lavoro. “Rinnoviamo solidarietà e preoccupazione per il nostro personale e tutti i civili ancora sul campo e la richiesta di un cessate il fuoco e di corridoi umanitari”. Il ministro Tajani ha aggiunto in un’intervista a Radio 1 Rai che oggi altri due italiani potrebbero lasciare la Striscia di Gaza.

2 Novembre 2023

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