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La solitudine di Zelensky, il nuovo ritratto del Time: “Deluso e sconfortato, a Kiev deriva messianica”

La copertina del Time e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

La copertina del Time e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Nessuno crede quanto me nella nostra vittoria”. Parola di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino protagonista della cover story del Time dedicata al numero uno di Kiev e al conflitto tra Russia e Ucraina giunto ormai al 20esimo mese di combattimenti.

Eppure nonostante l’apparente ottimismo del presidente ucraino sull’esito finale della guerra contro le truppe di invasione del Cremlino di Vladimir Putin, la situazione sul campo resta difficile: circa un quinto del territorio dell’Ucraina resta sotto il controllo della Russia, decine se non centinaia di migliaia di soldati e civili ucraini sono stati uccisi (ma Kiev non fornisce dati ufficiali)  e Zelensky può chiaramente percepire durante i suoi viaggi che l’interesse globale per la guerra nel suo Paese si è affievolito, al pari del sostegno internazionale, anche per lo scoppiare nel Medioriente dell’ennesimo conflitto tra Israele e Hamas.

Il reportage del Time

Un quadro negativo quello che emerge dal reportage scritto da Simon Shuster, corrispondente dalla storica rivista statunitense fondata nel 1923, che soltanto lo scorso anno aveva dedicato proprio a Zelensky la copertina e il titolo di “Persona dell’anno”.

Dopo aver seguito per un mese il presidente ucraino da Washington a Kiev per intervistare lui e la sua squadra, quello che si avverte chiaramente è la “stanchezza” di Zelensky, del suo staff ma soprattutto sul fronte.

La cosa più spaventosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina. La stanchezza causata dalla guerra scorre come un’onda. La vedi negli Stati Uniti, in Europa. E vediamo che non appena iniziano a stancarsi un po’, diventa come uno spettacolo”, ammette Zelensky parlando con l’inviato del Times.

Il suo ottimismo, il suo senso dell’umorismo, la sua tendenza a vivacizzare una riunione nella sala di crisi con un po’ di scherzi o una battuta spinta, nulla di tutto ciò è sopravvissuto al secondo anno di una guerra a tutto campo“, scrive il settimanale citando un collaboratore di Zelensky, secondo cui il presidente ucraino “ora entra, riceve gli aggiornamenti, dà gli ordini e se ne va”.

La situazione militare

Il peggio però arriva quando si arriva a discutere della situazione sul campo di battaglia. Kiev si è sempre rifiutata di rivelare il numero delle proprie vittime di guerra, liquidando come propaganda russa i resoconti di centinaia di migliaia di vittime ucraine. Ma uno stretto collaboratore di Zelensky riferisce a Shuster che le perdite sono così orribili che “anche se gli Stati Uniti e i loro alleati arrivassero con tutte le armi promesse, ‘non avremmo gli uomini per usarle’“. Shuster riferisce che “in alcuni rami dell’esercito, la carenza di personale è diventata ancora più grave del deficit di armi e munizioni”.

Oltre a “semplici” perdite umane e alle difficoltà nel ricevere dagli alleati occidentali le armi necessarie per combattere sul fronte, l’altro fronte aperto è quello del morale. All’interno dei ranghi degli ufficiali, scrive Shuster nel suo reportage, crescono i dissensi che in alcuni rasentano l’ammutinamento. Dando voce ad un collaboratore di Zelensky, rimasto anonimo, il reporter del Time scrive che alcuni comandanti in prima linea hanno iniziato a rifiutare gli ordini di avanzare anche quando provengono direttamente dall’ufficio del presidente: in molti casi gli ordini vengono rifiutati perché ritenuti impossibili.

Eppure di fronte a questo quadro la fiducia di Zelensky nella vittoria finale contro la Russia si è “rafforzata in una forma che preoccupa alcuni dei suoi consiglieri”, scrive Shuster, convinzione assoluta che starebbe diventando “messianica“. Il reporter del Time uno dei più stretti collaboratori del presidente ucraino si spinge fino a rivelare a Shuster che Zelensky in realtà “è deluso. Abbiamo esaurito le opzioni. Non stiamo vincendo. Ma prova a dirglielo”.

La corruzione dilagante

Nonostante le dimissioni forzate e gli arresti tra dirigenti e funzionari dei ministeri, per gli alleati occidentali che da 20 mesi a questa parte hanno impiegato rifornimenti di munizioni e denaro per finanziare Kiev uno dei problemi più radicali resta quello della corruzione a tutti i livelli nella società ucraina. Un importante consigliere presidenziale di Zelensky, a microfoni spenti rivela a Shuster che “la gente ruba come se non ci fosse un domani”.

Il sostegno americano

L’altro grave problema per Zelensky, come già accennato, è il sostegno internazionale a Kiev, in declino da mesi e ulteriormente colpito dallo spostamento delle attenzioni sulle tensioni in Medioriente tra Israele e Hamas. Il settimanale sottolinea come neanche la visita di Zelensky dello scorso settembre a Washington non ha contribuito a ravvivare il sostegno americano.

Secondo i sondaggi effettuati nel Paese poco dopo la partenza di Zelensky da Washington, il 41 per cento dei cittadini Usa chiede al Congresso di fornire più armi a Kiev, rispetto al 65 per cento di giugno, all’inizio della controffensiva delle forze ucraine proseguita nei mesi scorsi con estrema lentezza e al prezzo di enormi perdite.