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Meloni trova il capro espiatorio, il consigliere diplomatico Talò si dimette per lo “scherzo telefonico” dei russi

Giorgia Meloni e l’ex consigliere diplomatico  Francesco Talò

Giorgia Meloni e l'ex consigliere diplomatico Francesco Talò

Una testa doveva saltare per la figuraccia compiuta dalla premier Giorgia Meloni nella telefonata col duo comico russo Vovan e Lexus, riusciti a raggiungere la presidente del Consiglio facendosi passare per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki.

È a due giorni dallo scoppiare del caso, con la pubblicazione dell’audio della telefonata (avvenuta in realtà il 18 settembre scorso), a dimettersi è stato il Consigliere diplomatico Francesco Talò. Capofila del “partito atlantico” a Palazzo Chigi (era dal 2019 il rappresentante permanente della delegazione italiana nella Nato a Bruxelles e in carriera ha svolto importanti incarichi diplomatici negli Stati Uniti) e dal 2017 “ambasciatore di grado”, il massimo livello raggiungibile nella carriera diplomatica, Talò era prossimo alla pensione: tra qualche mese dovrebbe diventare presidente dell’Ispi al posto di Giampiero Massolo.

Ad annunciare le dimissioni di Talò è stata la presidente del Consiglio durante la conferenza stampa post Consiglio dei ministri. Quella della telefonata dei due comici russi, ha detto Meloni, è stata una vicenda “gestita con leggerezza che ha esposto la nazione“. La premier ha definito il passo indietro di Talò “un gesto di responsabilità. Di queste telefonate ne abbiamo fatte almeno 80 e mi dispiace che in questo inciampo sia messo in discussione ciò che è stato fatto. Ringrazio lui e l’ufficio diplomatico. Io se ricevo una telefonata dall’ufficio del consigliere diplomatico la devo dare per buona, penso che si sia confermata la coerenza del governo“.

Tornando poi ai contenti della telefonata col duo comico, con l’ammissione della “stanchezza” di tutte le parti in causa nel conflitto in Ucraina, Meloni ha spiegato in conferenza di non aver detto “nulla di nuovo, io sono consapevole che le opinioni pubbliche, anche la nostra, soffrono per le conseguenze del conflitto. È un tema che ho segnalato a 360 gradi. Non sono un alieno per non capire che tra inflazione, prezzi delle materie prime…non ci siano conseguenze”.

La premier ha parlato anche della possibilità che Vovan e Lexus, al secolo Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stolyarov, possano essere legati ai servizi segreti russi. “La telefonata è stata rilanciata prima di tutto da programmi organici alla propaganda del Cremlino e questo dovrebbe indurre a riflettere chi sta facendo da megafono a questi comici che ieri in tv” hanno detto di non avere legami con il Cremlino, con riferimento alla presenza di Lexus a ‘Otto e mezzo’, su La7.

I silenzi di Meloni

In conferenza Meloni ha anche confermato la strana versione dei fatti già resa nota dal suo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Verso la fine della telefonata – ha detto la premier – ho avuto un dubbio soprattutto nella parte in cui sui è parlato del nazionalismo ucraino che è un tema tipico della propaganda russa. L’ho segnalato al mio ufficio diplomatico e credo che lì ci sia stata una superficilità da parte dell’ufficio”, le parole della Meloni.

Parole che ricalcano quelle di Mantovano, che aveva sottolineato come Meloni aveva “capito subito” del tranello in un cui era caduta. A questo punto resta l’interrogativo: perché per oltre 40 giorni nessuno da Palazzo Chigi ha avuto l’accortezza di informare i servizi segreti e il Copasir?