E Meloni apprezza
Perché Vecchioni compra (parte) della Verità da Belpietro: la mossa per impedire il monopolio di Angelucci
Economia - di Carmine Di Niro
Il suo nome e il suo volto sono meno riconoscibili del suo “competitor” Antonio Angelucci, editore di Libero e da pochi mesi anche de Il Giornale, ma anche deputato della Lega, eppure Federico Vecchioni è tra gli uomini più ricchi d’Italia, a capo di una holding da oltre un miliardo di euro.
Vecchioni da pochi giorni è il nuovo volto dell’editoria di destra: amministratore delegato di BF, holding attiva nell’aroalimentare che controlla a sua volta altre grandi aziende e gruppi come Bonifiche ferraresi e i Consorzi agrari, Vecchioni ha infatti rilevato una quota del 25% (per 2,5 milioni di euro) della SEI, la Società editrice italiana di Maurizio Belpietro, direttore-editore di La Verità e Panorama.
Per entrare nel mondo dell’informazione Vecchioni ha creato una società ad hoc, la Newspaper, riunendo anche altri investitori per entrare nel capitale della SEI: nella società è ora il secondo azionista dopo lo stesso Belpietro, che a seguito della ricapitalizzazione ha diluito le sue quote scendendo al 58,5%, con gli altri azionisti che sono Nicola Benedetto (12,7%) e Mario Giordano (3,7%).
Vecchioni ha spiegato così a Repubblica la scelta di fare il grande passo, di entrare nel mondo dell’editoria sostenendo i progetti di Belpietro: “Sono amico da tempo di Belpietro, ne apprezzo la capacità professionale, l’indipendenza di giudizio e la dirittura morale – spiega il manager – il giornale da lui fondato e diretto da sempre si occupa di questioni agroalimentari (il gruppo edita anche Sale&Pepe e Starbene, ndr) con una linea politica e di contenuti che condivido“.
Ma c’è anche un’altra motivazione: “Mi è parso ovvio sostenere l’indipendenza editoriale del suo gruppo e la sua opera imprenditoriale e giornalistica con un investimento personale e di alcuni amici. Credo che la pluralità dell’informazione sia un bene per il Paese e migliori la sua vita democratica”.
Proprio sulla questione dell’indipendenza si gioca in realtà la partita tutta interna alla destra, di governo e di “stampa”. Perché l’intervento di Vecchioni ha di fatto fermato il progetto di Antonio Angelucci di diventare il dominus della stampa conservator-populista dopo aver preso il controllo di Libero e recentemente de Il Giornale dalla famiglia Berlusconi.
Un progetto che, raccontano i rumours, non sarebbe piaciuto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: non solo per la linea troppo filo-leghista dei due quotidiani di Angelucci, ma soprattutto per il timore di avere l’intera stampa di destra nelle mani di un singolo imprenditore.
C’è poi la questione dei rapporti tra Vecchioni e l’universo di Fratelli d’Italia. Il manager di BF è vicino al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, cognato della premier. Con Lollobrigida, ricorda Repubblica, il neo azionista di SEI era andato in missione in Algeria per firmare un accordo per avviare la produzione nel paese algerino di 600 ettari insieme alla Benmalem Imem Ben Hocine di Algeri, con la nascita del veicolo societario “Bf Algeria”.