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Sanità, i medici scioperano contro la manovra del governo Meloni: “Briciole, evitare il collasso”

Foto Tiziano Manzoni /LaPresse cronaca 21/6//2019 Bergamo – ITALIA Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo nella foto: Nella Foto sistema robotico Da Vinci, per la chirurgia mininvasiva – il roboto in uso in sala operatoria

Foto Tiziano Manzoni /LaPresse cronaca 21/6//2019 Bergamo - ITALIA Ospedale Papa Giovanni XXIII Bergamo nella foto: Nella Foto sistema robotico Da Vinci, per la chirurgia mininvasiva - il roboto in uso in sala operatoria

I sindacati dei medici Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore per martedì 5 dicembre 2023 per protestare contro le misure contenute all’interno della manovra economica del governo Meloni che oggi approdava in Parlamento con le audizioni di banche, costruttori e sindacati – che pure hanno sollevato dubbi sulla finanziaria. I medici protestano contro le misure che impatterebbero sulle pensioni della categoria, a favore delle assunzioni e per la mancanza di aggiornamenti sulla Commissione del ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico. “Misureremo nei prossimi giorni la reale disponibilità del Governo, non solo a parole, pronti a mitigare o inasprire la protesta anche con altre eventuali giornate di sciopero da proclamare nel rispetto della normativa vigente”. Il segretario nazionale di Anaao Assomed Pierino Di Silverio e quello di Cimo-Fismed Guido Quici hanno sottoscritto e rilasciato una nota congiunta.

“Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato non sono in grado né di risollevare il Servizio Sanitario Nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti”.

Le pensioni e le assunzioni

Le associazioni sottolineano la necessità di aumentare le assunzioni: “Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione”.

La depenalizzazione dell’atto medico

Altro punto trascurato secondo i camici è “l’aspetto fondamentale” della depenalizzazione dell’atto medico. “Abbiamo bisogno di restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva. Al Governo chiediamo un segnale di coraggio per dare il giusto riconoscimento ai medici e dirigenti del Ssn”. La nota lamenta la mancanza di novità dalla Commissione annunciata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla depenalizzazione. La nota si chiude con una sorta di appello “per evitare il collasso della sanità che deve rimanere pubblica per garantire a tutti il diritto alla tutela della salute”.