La proposta di legge
Casa di reinserimento per pene inferiori ad un anno, la sfida a Nordio per combattere il sovraffollamento
La proposta di legge del segretario di +Europa, sottoscritta da tutte le opposizioni tranne i 5s, prevede l’istituzione di strutture territoriali per ospitare fino a 15 persone con meno di 12 mesi da scontare. “Costruire più carceri non serve, la nostra Costituzione prevede la risocializzazione”
Giustizia - di Angela Stella
Risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri andando nella direzione della risocializzazione dei detenuti, attraverso la realizzazione di Case Territoriali di Reinserimento sociale che possano ospitare dalle cinque alle quindici persone tra chi deve scontare una pena o pena residuale inferiore a un anno.
È l’obiettivo della proposta di legge per la riforma delle carceri italiane, presentata ieri in conferenza stampa alla Camera dal segretario di Più Europa Riccardo Magi e sottoscritta da Benedetto della Vedova (Più Europa), Deborah Serracchiani e Federico Gianassi (Pd), Enrico Costa (Az), Roberto Giachetti (Iv), Luana Zanella e Devis Dori (Avs). Insomma tutta l’opposizione, tranne i Cinque Stelle.
“In un momento in cui il Governo è ossessionato da norme sempre più criminogene, per di più approvate con decreto” – ha esordito l’onorevole Magi – le carceri oggi “sono in una condizione tale da rendere impossibile l’attuazione della Costituzione, da non consentire la risocializzazione dei detenuti, ovvero la finalità della detenzione. L’idea è semplice ma urgente”, ha proseguito il radicale.
Al 31 dicembre 2022 si trattava di oltre 7.200 persone in carcere, attualmente in aumento, che sarebbero destinatari di questa riforma, mentre il sovraffollamento è arrivato al 125%, come ha ricordato il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasia che ha aggiunto: “Il Governo è pronto a stanziare 100 milioni per nuovi posti detentivi. Forse ne avremo mille tra dieci anni. Se invece quella somma fosse destinata alla Regioni potremmo accogliere fuori dal carcere 10mila persone, sarebbe la vera soluzione pragmatica al sovraffollamento”.
Per il responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa, c’è un altro aspetto su cui riflettere: “In carcere al momento il 30 per cento dei detenuti è presunto innocente, perché ancora non è arrivata una sentenza definitiva. Anche questa tipologia di persone dovrebbe essere ospitata in strutture diverse da quelle del carcere con i definitivi”. Dori invece ha legato la questione a quella dei suicidi: “Con questa proposta, accogliendo i detenuti in piccole strutture saremmo capaci di prepararli più facilmente al ritorno nella società, che spesso li spaventa portandoli a togliersi la vita paradossalmente a pochi mesi dal fine pena”.
Tale prospettiva si scontra naturalmente con quella del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro delle Vedove che due giorni fa, nell’annunciare un impegno economico di Mit e Ministero della Giustizia per 166 milioni relativi a 21 interventi di edilizia penitenziaria, ha specificato che “Il sovraffollamento carcerario si affronta con l’edilizia penitenziaria e non con i soliti provvedimenti svuota carceri a cui ci hanno abituato i Governi passati che erodono la certezza della pena, aumentano l’insicurezza sociale e non affrontano strutturalmente il tema del sovraffollamento”.
Gli ha replicato Riccardo Magi: “Io di provvedimenti svuota-carcere non ne ho mai visti. La soluzione di puntare sull’edilizia penitenziaria non è efficace, sono anni che viene proposta questa non soluzione senza mai ottenere risultati sul fronte della qualità e dell’efficacia della pena detentiva. E ricordo che la nostra Costituzione prevede il reinserimento sociale”.
A Delmastro ha replicato anche il capogruppo dem in Commissione giustizia, l’onorevole Gianassi: “Il centrodestra è da un anno al Governo, ma per ora ha fatto solo annunci e nulla di concreto, mentre la situazione detentiva peggiora sempre di più”. Per la responsabile Giustizia del Pd Deborah Serracchiani, che definisce le carceri oggi in Italia “una discarica sociale”, “il tema del carcere, delle misure alternative e dell’esecuzione della pena sembra non essere contingente. Noi crediamo nel fine rieducativo della pena e su questo convergiamo”, ha detto riferendosi agli altri firmatari.
La pdl “è uno strumento prezioso che speriamo possa essere patrimonio comune di opposizioni, maggioranza e governo. È una sfida, prima ancora culturale, che porteremo a Nordio del quale, non molto tempo fa, abbiamo apprezzato le posizioni. Sperando che non abbia cambiato idea, con questa pdl gli tendiamo la mano e auspichiamo che ci dica che ben volentieri accetta l’aiuto”. Per Franco Corleone, garante dei detenuti di Udine, “Nordio non dovrebbe essere contrario, perché aveva già commentato che sarebbe assurdo evadere a pochi mesi dalla fine della pena”.