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Incidente sulla Laurentina, la donna alla guida: “Mia la responsabilità per la morte di Gaia, mi sono distratta”

Incidente sulla Laurentina, la donna alla guida: “Mia la responsabilità per la morte di Gaia, mi sono distratta”

C’era lei al volante della Volkswagen Golf che sabato notte, intorno alle 2, si è ribaltata più volte percorrendo la Laurentina in direzione Roma, nei pressi della rotonda all’altezza di via Giovanni Gutenberg. Lo ammette parlando all’edizione romana del Corriere della Sera Sonsirie Betti, la 33enne indagata per omicidio stradale aggravato per la morte della 13enne Gaia Menga, che assieme alla madre Giada Gerundo viaggiavano con lei nella vettura.

La 33enne racconta la sua versione dei fatti, dice di aver bevuto un bicchiere, forse uno e mezzo, di vino, e di aver perso il controllo della macchina per una distrazione, non riuscendo ancora oggi a spiegarsi cosa sia successo quella notte.

Il racconto dell’incidente

Eravamo andate a cena fuori. Era stata una serata tranquilla. Ho bevuto un bicchiere di vino. Forse un bicchiere e mezzo. Poi ci siamo messe in macchina”. La questione del tasso alcolemico è considerata importante dalla procura, la guida in stato di ebbrezza potrebbe essere decisiva. Poi la 33enne racconta ancora: “Pioveva molto forte, non ho visto la rotonda, ho avuto una distrazione e ho perso il controllo della Golf. Poi, l’irreparabile”, ha detto al Corriere della Sera.

Una tragedia che si ripete per lei, che già due anni fa in un incidente stradale aveva perso il fidanzato Marco: “Due anni fa in un incidente stradale, il mio sogno è andato in frantumi, perché l’uomo che stavo per sposare è morto. Era lui alla guida. Quella sofferenza l’ho rivissuta attimo dopo attimo sabato notte. Due vite spazzate via così”.

Sonsirie, assistita dall’avvocato Alessandro Cacciotti, si prende le sue colpe: “Sono la responsabile della morte di Gaia, una bambina di 13 anni. Non potrò mai perdonarmelo. Sono disperata. Mi domando se verrò mai perdonata da Giada per quello che è successo”. Le lesioni dell’amica Giada Gerundo rappresentano un’accusa supplementare a quella di omicidio stradale aggravato.

Nega però la prima versione della storia, ovvero di un rimpallo di responsabilità con l’amica Giada su chi fosse al volante della vettura. “L’errore l’ho compiuto alla guida. Ma al contrario di quanto è stato detto, fin da subito mi sono assunta le mie responsabilità. Avrei potuto presentarmi dai vigili entro cinque giorni dall’incidente. Invece lunedì mattina, senza alcun avvocato, accompagnata da una persona cara, sono andata a raccontare, senza ommettere alcunché”, racconta oggi la 33enne.

Perché dunque ha aspettato 24 ore? “Perché domenica ho vissuto l’inferno. Ero come in coma. Descrivere cosa provo per la scomparsa di Gaia è impossibile. Dentro ho una pena che non svanirà mai. Questo è il demonio che mi porterò per sempre. Insieme alla scomparsa del mio compagno”, spiega la donna.

L’inchiesta e la perizia

Al di là delle ammissioni di responsabilità, l’inchiesta della Procura di Roma non si ferma. La pm Margherita Pinto ha disposto una perizia per stabilire la dinamica dell’incidente e la velocità a cui procedeva l’auto. Lunedì invece è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Gaia e dagli esiti dell’esame è attesa una risposta anche per appurare se indossasse o meno la cintura di sicurezza. Secondo quanto ricostruito, l’auto, arrivata all’altezza di via Gutenberg, ha impattato contro la rotatoria capovolgendosi e per la tredicenne, trasportata all’ospedale Sant’Eugenio, non c’è stato nulla da fare.