La risposta alla segretaria
Cosa erano L’Unità e il Pci, lezione di storia a Elly Schlein
Schlein dice che questo giornale è caduto in basso ed è lontano dalla sua storia originaria. La stessa storia che lei ha detto di non conoscere...
Editoriali - di Piero Sansonetti
Ha suscitato molte polemiche la presa di posizione del nostro giornale su Elly Schlein. Che era molto semplice. Abbiamo soltanto osservato che un partito che da otto mesi non riesce a prendere posizione e a dare battaglia sui temi fondamentali dello scontro politico – e che lascia via libera al governo Meloni, e che resta muto e attonito di fronte alle guerre – non è più un partito.
E siccome invece l’Italia ha bisogno di un partito di sinistra, è bene cambiare alla svelta il gruppo dirigente del Pd. Nessuna delle critiche che abbiamo ricevuto è sul merito delle tre osservazioni. E nessuno ha provato a rispondere alle domande che abbiamo posto. Semplicemente ci è stato detto che abbiamo sbagliato i tempi del nostro intervento: dovevamo rinunciare a disturbare il manovratore fino alle elezioni europee.
- Schlein e gruppo dirigente del Pd inadeguati, c’è crisi di leadership: dissentire fa parte della politica
- Schlein non ha storia ed esperienza, è incapace di esprimere una linea politica: si faccia da parte
- Schlein chiama le opposizioni in piazza l’11 novembre contro il governo: “Manovra fragile e senza visione”
Il problema è che il manovratore, al momento, si limita a manovrare su piccole questioni di potere. E forse ha in mente, come compito essenziale, quello di compilare le liste elettorali per le europee in modo da soddisfare o punire i vari capi corrente, amici o nemici. Mentre a noi sembra che la politica sia un’altra cosa. E abbia altre urgenze.
La prima urgenza, credo sia chiaro a tutti, è la guerra. Personalmente sono convinto che un partito politico moderno e di sinistra debba essere costruito su tre pilastri: il pacifismo, il garantismo, l’egualitarismo. E che il pacifismo non sia il più fragile di questi pilastri, ma anzi sia il più robusto, sostenuto da una ideologia antica e radicata, che accompagna tutta la storia della sinistra, ma è anche arricchita da significativi settori liberali e dal pensiero e dalle idealità cristiane.
Elly Schlein, da quello che capisco, è molto lontana da questa idea. Considera la politica internazionale un problema secondario. È uno dei motivi – ma ce ne sono altri – per i quali a me sembra urgente che compia il gesto generoso di fare un passo indietro e permetta a persone più esperte di prendere in mano il partito.
Un partito politico, anzi, il più importante partito politico dell’opposizione, di fronte a questa grande strage di bambini – la più grande di tutti i tempi, ha detto ieri il segretario generale dell’Onu – non può voltarsi dall’altra parte perché è impegnato nella scelta del candidato sindaco di Firenze. La Pira non sarebbe stato d’accordo.
P.S. Ho sentito che in tv l’onorevole Schlein ha spiegato che l’Unità è caduta in basso, in mani lontane dalla tradizione del giornale. Tranquilla. Non è così. L’Unità è nata come giornale del Pci e come giornale di quel partito ha vissuto i suoi tempi migliori.
So che lei ha dichiarato anche in tv di non potere giudicare il Pci perché quando è stato sciolto lei era piccola. Se vuole un aiuto, glielo do volentieri: posso raccontarle tantissime cose del Pci e dell’Unità, per la quale ho lavorato trent’anni anche con importanti incarichi dirigenti, accanto a direttori di straordinarie doti giornalistiche e umane.
La storia del Pci e dell’Unità è una storia ricchissima, piena di sapere, di impegno, di vita e di lotte. E piena di idee e di politica vera. Quando Alfredo Romeo, che oggi è l’editore dell’Unità (e che da ragazzo militava nella Fgci), mi ha chiamato per chiedermi di dirigere l’Unità, mi ha detto proprio questo: devi riportarla alle vecchie tradizioni di lotta che furono del Pci. Lo so: questo non piace a Elly Shlein. Credo che sia uno dei motivi della sua inadeguatezza.