Torre Annunziata
Mamma Coraggio: ergastolo al boss Tamarisco confermato in Appello, mandante dell’omicidio di Matilde Sorrentino
Quattro colpi di pistola in faccia, sul pianerottolo di casa. Matilde Sorrentino aveva denunciato il giro di pedofilia al Rione Poverelli. I bambini venivano storditi con droghe e alcol, abusati e filmati. All'ergastolo anche l'esecutore materiale del delitto
Cronaca - di Redazione Web
Matilde Sorrentino aveva denunciato un giro di pedofilia a Torre Annunziata, al Rione Poverelli della città in provincia di Napoli. Fu uccisa con quattro colpi di pistola in faccia il 26 marzo del 2004, sul pianerottolo di casa. Aveva 49 anni. Per quell’omicidio che aveva sconvolto una città già scossa dalle terribili denunce, è stato condannato anche in appello Francesco Tamarisco, il boss ritenuto il mandante del delitto. Ergastolo.
Sorrentino aveva denunciato le violenze, a metà degli anni Novanta, ai danni di bambini anche molto piccoli, tra cui il figlio. Le vittime venivano anche drogate e stordite con alcolici, zittite con il nastro da imballaggio, gli abusi venivano filmati e il materiale rivenduto. Le violenze avvenivano a scuola e anche in altre abitazioni. Anche altre due madri trovarono il coraggio di denunciare. Sorrentino non fece mai marcia indietro nonostante le offerte di denaro e le minacce.
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La Corte d’Assise d’Appello presieduta da Alfonso Barbarano, giudice a latere Davide Di Stasio, ha confermato anche in appello la condanna per Francesco Tamarisco, già condannato in passato per traffico internazionale di stupefacenti. Le indagini sono state condotte dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli. A rappresentare l’accusa in aula c’era il sostituto procuratore aggiunto Stefania Buda.
Le indagini sulle violenze
Secondo quanto emerso dalle indagini a eseguire l’ordine del boss fu Alfredo Gallo, anche lui condannato all’ergastolo ma in via definitiva, una pena che sta scontando. Il boss, secondo gli inquirenti, voleva punire la donna che con le sue denunce lo aveva coinvolto nello scandalo pedofilia per il quale Tamarisco era stato arrestato e condannato in primo grado prima di essere assolto negli altri due gradi di giudizio. Secondo la ricostruzione avrebbe riconosciuto al suo uomo un ingaggio e un successivo vitalizio in carcere affinché non parlasse.
Le motivazioni della sentenza di I grado
I giudici della I sezione della Corte d’Assise avevano motivato della sentenza di I grado: “Il coinvolgimento nella vicenda pedofilia non poteva non rappresentare per Tamarisco, negli ambienti criminali, una macchia indelebile cui porre necessariamente rimedio”. I giudici scrivevano anche di come si fosse cercato di sviare le indagini con altre versioni che portavano ad altri moventi, come quello dell’usura. “La signora Sorrentino è risultata di adamantina condotta, gran lavoratrice e dedita alla famiglia, sicché le voci a suo carico si sono rivelate del tutto infondate”.