La guerra in Medioriente

A Gaza la strage degli ammalati: Israele fa saltare in aria il reparto emergenze

Situazione fuori controllo all’ospedale al-Shifa di Gaza, dove 32 feriti sono morti in seguito alle bombe: 7 di loro erano in terapia intensiva. “Hanno fatto saltare in aria il reparto emergenze”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 14 Novembre 2023

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Il dramma di Gaza
Il dramma di Gaza

Il direttore degli ospedali di Gaza, Mohammed Zaqout, ha dichiarato che 32 feriti sono morti all’ospedale al-Shifa, il più grande del territorio, tra cui 7 pazienti che erano ricoverati nel reparto di terapia intensiva. Zaqout ha aggiunto che l’esercito israeliano ha bombardato il reparto ossigeno dello Shifa e che l’ospedale sta facendo affidamento sulle bombole di ossigeno rimaste.

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Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) a Gaza, Thomas White, ha avvertito oggi che «le operazioni umanitarie cesseranno entro 48 ore, se non sarà consentito l’ingresso di carburante a Gaza», assediata da Israele e in preda ai combattimenti tra Hamas e Israele. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) due dei nostri principali subappaltatori per la distribuzione dell’acqua hanno smesso di funzionare – non hanno più carburante -, cosa che priverà 200.000 persone dell’acqua potabile», ha scritto Thomas White su X. “Non c’è più acqua, cibo, latte per bambini e neonati. La situazione in ospedale è catastrofica”, ha detto Abu Salmiya.

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“I Direttori regionali dell’Unfpa, dell’Unicef e dell’Oms chiedono un’azione internazionale urgente per porre fine agli attacchi in corso contro gli ospedali di Gaza. Siamo inorriditi dalle ultime notizie di attacchi contro e nelle vicinanze dell’ospedale Al-Shifa, dell’ospedale pediatrico Al-Rantissi Naser, dell’ospedale Al-Quds e di altri nella città di Gaza e nel nord della Striscia di Gaza, che hanno causato molte vittime, tra cui bambini.

Le intense ostilità che circondano diversi ospedali nel nord di Gaza impediscono un accesso sicuro al personale sanitario, ai feriti e agli altri pazienti. Secondo le notizie, i neonati prematuri e i neonati in attesa di supporto vitale sono morti a causa di interruzioni di corrente, di ossigeno e di acqua all’ospedale al-Shifa, mentre altri sono a rischio. Il personale di diversi ospedali riferisce di mancanza di carburante, acqua e forniture mediche di base, mettendo a rischio immediato la vita di tutti i pazienti. Negli ultimi 36 giorni, l’Oms ha registrato almeno 137 attacchi all’assistenza sanitaria a Gaza, che hanno causato 521 morti e 686 feriti, tra cui 16 morti e 38 feriti tra gli operatori sanitari in servizio.

Gli attacchi alle strutture mediche e ai civili sono inaccettabili e costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani e delle Convenzioni. Non possono essere tollerati. Il diritto di richiedere assistenza medica, soprattutto in tempi di crisi, non dovrebbe mai essere negato. Più della metà degli ospedali della Striscia di Gaza sono chiusi. Quelli ancora funzionanti sono sottoposti a forti tensioni e possono fornire solo servizi di emergenza molto limitati, interventi chirurgici salvavita e servizi di terapia intensiva. La carenza di acqua, cibo e carburante minaccia anche il benessere di migliaia di sfollati, tra cui donne e bambini, che si rifugiano negli ospedali e nelle loro vicinanze.

Il mondo non può rimanere in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scene di morte, devastazione e disperazione. È necessaria un’azione internazionale decisa per garantire un immediato cessate il fuoco umanitario e prevenire ulteriori perdite di vite umane, oltre a preservare ciò che resta del sistema sanitario di Gaza. È necessario un accesso libero, sicuro e duraturo per fornire carburante, forniture mediche e acqua per questi servizi salvavita. La violenza deve finire ora”.

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«Non c’è elettricità, non c’è acqua. Non abbiamo più cibo. Le persone moriranno in poche ore senza un impianto di ventilazione funzionante. Di fronte all’ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Noi medici dell’ospedale siamo pronti a lasciare l’ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti. Ci sono 600 persone ricoverate, 37 sono bambini, qualcuno deve essere curato in terapia intensiva, non possiamo lasciarli soli».

È la testimonianza raccolta da Medici senza Frontiere che ieri mattina è riuscita a mettersi in contatto con un chirurgo di Msf che lavora all’ospedale di Al Shifa, nella Striscia di Gaza. «Quando abbiamo provato – racconta l’uomo – a mandare l’ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Ci sono feriti fuori l’ospedale, cercano cure mediche, non possiamo curarli. C’è anche un cecchino che ha attaccato i pazienti, hanno ferite da arma da fuoco, ne abbiamo operati tre».

Per il medico, «la situazione è grave, è inumana. Siamo chiusi qui dentro, nessuno sa veramente come viviamo qui. Non abbiamo una connessione internet, siete riusciti a chiamarmi ora, forse proverete 10 volte prima di riuscire a raggiungermi di nuovo. Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga da Al Shifa venire uccise dal cecchino. All’interno dell’ospedale ci sono pazienti feriti e team medici. Se ci daranno garanzie e faranno evacuare prima i pazienti, noi lasceremo l’ospedale».

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Secondo l’ultimo bilancio del ministero della Sanità di Hamas, sarebbe salito a 11.630 il numero delle persone morte nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre scorso. Lo riporta l’agenzia stampa palestinese Wafa. Tra i morti finora ci sarebbero 4.609 minori, 3.100 donne e 678 anziani. Il numero dei feriti, invece, ha raggiunto i 28mila.

In Cisgiordania, il numero dei palestinesi uccisi è salito a 180, e quello dei feriti a 2.700. Il ministero ribadisce che è difficile raccogliere informazioni per la mancanza di comunicazione e a causa degli attacchi agli ospedali, ma precisa che 3.250 cittadini, di cui 1700 minori, sono ancora dispersi.

14 Novembre 2023

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