Il governo in difficoltà

Perché negare lo sciopero generale è contro la Costituzione

La commissione di Garanzia nominata dal governo ha preso una decisione di parte, pretestuosa e inconsistente. La Lega è nel mirino per il massacro delle pensioni, e s’inventa un’altra arma di distrazione di massa

Editoriali - di Cesare Damiano - 15 Novembre 2023

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Sciopero generale Cgil
Sciopero generale Cgil

Ancora una volta si verseranno fiumi di inchiostro per sostenere di chi è la ragione o il torto per quanto riguarda la questione dello sciopero generale del 17 novembre prossimo.

Basta guardare i titoli dei giornali di ieri. Due giorni fa c’è stato l’incontro tra Cgil e Uil, che hanno indetto la mobilitazione, con la Commissione di Garanzia dello Sciopero nei Servizi Pubblici Essenziali.

Questa Commissione, costituita con la legge 146 del 1990, ha il compito di vigilare sul corretto contemperamento dell’esercizio del diritto di sciopero nei cosiddetti servizi pubblici essenziali con il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, a partire da quello della libertà di circolazione.

L’incontro, pur non avendo prodotto tutti i risultati desiderati, ha visto una grande disponibilità dei sindacati a riconsiderare le modalità di sciopero in alcuni comparti importanti. Per il trasporto aereo lo sciopero è stato revocato e per quello dei vigili del fuoco è stato ridotto a 4 ore, dalle 9 alle 13. Un passo avanti che avrebbe dovuto raffreddare gli animi. Ma così non è stato.

I sindacati, relativamente al carattere dello sciopero del 17 novembre, hanno confermato con forza che si tratta di una mobilitazione generale di contestazione alla legge di Bilancio varata dal governo.

La distinzione di lana caprina operata dalla Commissione che, lo ricordiamo, è di stretta nomina della maggioranza di governo, tra sciopero generale e sciopero intersettoriale, appare del tutto inconsistente, pretestuosa e di parte, dato il carattere oggettivamente “generale” della motivazione dello sciopero contro la manovra del governo e la sua estensione nazionale.

Il tenore “partigiano” della valutazione della Commissione è tanto più evidente se si considera il fatto che precedenti scioperi “generali”, proclamati da sindacati autonomi non rappresentativi, non hanno avuto obiezioni di sorta né restrizioni.

La minacciata precettazione da parte di Salvini, già praticata in occasione dello sciopero del 13 luglio scorso, sembra essere, più che altro, un ulteriore tentativo, da parte di esponenti della maggioranza, di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali del Paese.

Alcuni giorni fa le prime pagine sono state conquistate dalle riforme istituzionali, poi dall’accordo italo-albanese e adesso dal diritto di sciopero, mentre la manovra di Bilancio risulta del tutto inadeguata ad affrontare i problemi economici e sociali del Paese.

L’andamento dell’economia è in forte rallentamento, a partire dalla produzione industriale; la stessa relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, svoltasi ieri al Senato, giudica la manovra di breve respiro.

Per quanto riguarda poi il tema specifico delle pensioni, capiamo che Salvini deve far digerire ai suoi elettori l’inganno delle promesse elettorali sulla mancata cancellazione della Legge Fornero, ma non solo: addirittura con una revisione peggiorativa, nella legge di Bilancio, delle normative di Ape Sociale, Opzione Donna, Quota 103, indicizzazione delle pensioni e, per le giovani generazioni, dell’accesso flessibile alla pensione contributiva.

Modifiche che segnano un secco arretramento rispetto alle normative del tempo del governo Draghi. Dato che le promesse elettorali della Lega si trasformano in “andiamo più tardi in pensione con assegni più magri”, buttiamola in caciara con lo sciopero generale dichiarato da Cgil e Uil. Dobbiamo congratularci con il Governo per l’abbondante e disinvolto utilizzo dei mezzi di distrazione di massa.

15 Novembre 2023

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