Lo sciopero generale

Scatta la precettazione, dal governo la più grave provocazione antisindacale della storia

Questo attacco del governo ai sindacati non deve essere sottovalutato. Può avere conseguenze catastrofiche sul futuro del paese. Cioè può modificare in modo irreversibile i rapporti di forza tra i lavoratori e il potere.

Editoriali - di Piero Sansonetti - 15 Novembre 2023

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Il ministro Matteo Salvini
Il ministro Matteo Salvini

Ieri il governo – precisamente Salvini – ha convocato i sindacati per tentare l’ultima intimidazione nei loro confronti, e spingerli a rinunciare allo sciopero generale. I sindacati non hanno ceduto. Landini e Bombardieri, segretari generali di Cgil e Uil, hanno disertato l’incontro e hanno comunicato al ministero che le ragioni delle sciopero sono intatte e che lo sciopero si farà. Salvini ha annunciato la precettazione.

Mai successo nella storia della Repubblica. È una provocazione antisindacale inaudita Questo attacco del governo ai sindacati non deve essere sottovalutato. Può avere conseguenze catastrofiche sul futuro del paese. Cioè può modificare in modo irreversibile i rapporti di forza tra i lavoratori e il potere.

Ridimensionando tutti gli strumenti che sono nelle mani dei lavoratori e che in questi quasi ottant’anni hanno garantito l’equilibrio tra imprese, governo e dipendenti. La democrazia italiana, quella costruita dai padri Costituenti e dai grandi partiti di massa del secolo scorso, ha avuto un suo punto di equilibrio fondamentale nel sindacato confederale.

Il sindacato è stato la spina dorsale del patto sociale e del patto politico che hanno permesso al nostro paese di rimettersi in piedi, dopo il disastro fascista, e di giungere fino ad essere la quarta o la quinta potenza economica mondiale.

Il sindacato ha vissuto fasi di grande espansione e fasi di crisi, ha subìto colpi micidiali negli anni 50, ne ha inferti altrettanto micidiali alla fine degli anni 60 e nei primi 70, fino a far tremare l’establishment, è stato di nuovo sconfitto all’inizio degli anni Ottanta, ha rappresentato la forza fondamentale di difesa della nostra democrazia quando la nostra democrazia è stata minacciata dal terrorismo e dal golpismo di destra, ma è sempre, sempre, sempre stato il punto di riferimento per la regolazione dei grandi conflitti e per la tenuta della stabilità sociale ed economica dell’Italia.

Il sindacato è quello che con Di Vittorio, 70 anni fa, inventò il piano del lavoro, lanciando un ponte di dialogo alla politica e agli imprenditori, quando la lotta di classe era asperrima, in tutto il paese.

Il sindacato è la forza che agli inizi degli anni 70 contrattò con Confindustria alcune grandi riforme che cambiarono il paese, come quella sulle 150 ore di istruzione gratuita per i lavoratori che spazzò via l’analfabetismo, come le riforme per la tutela della salute, come quella del punto unico della scala mobile che portò a una forte riduzione delle differenze tra redditi medi e redditi bassi.

Il sindacato è quello che con la svolta dell’Eur (1976) realizzò la politica “dei sacrifici” – molto contestata a sinistra ma che garantì la ripresa della produttività – barattando il contenimento del costo del lavoro con l’aumento del potere in fabbrica.

Il sindacato è anche quello che scese in piazza contro la riforma dell’articolo 18, nei primi anni 2000, e trovò un governo di centro destra che seppe dialogare e rinunciare a quella riforma.

Il sindacato è quello che ha permesso ai governi, soprattutto ai governi dc, di governare seguendo la propria linea politica, ma senza mai interrompere il dialogo e la necessità delle concessioni sociali. Il sindacato è quello che ha consentito lo scatenamento ma anche il governo dei conflitti.

Oggi è più debole di qualche anno fa. Risente della sconfitta del movimento operaio maturata alla fine del secolo scorso. E risente della grande debolezza della sinistra politica. E risente anche della rivoluzione tecnologica che ha modificato il sistema produttivo e di conseguenza le forme del lavoro e le forme della lotta. e ha sgretolato, nell’immaginario, il concetto di classe operaia.

Però è in piedi. È ancora saldo. Ed è l’unico strumento di difesa dei lavoratori, sottoposti a una offensiva spietata della destra e delle forze che vorrebbero smantellare il compromesso socialdemocratico. Ora il governo sta tentando il colpo di maglio. Ha preso il pretesto dello sciopero generale per realizzare la grande prova di forza.

Vuole lo scalpo di Landini, di Bombardieri, e di tutto il sindacato confederale. L’idea strategica è quella di un paese che funziona dopo aver distrutto i partiti e poi i corpi intermedi e che può essere comandato senza intralci dall’alto. la riforma costituzionale e la guerra al sindacato sono complementari.

Attenzione. In queste ora si combatte una battaglia decisiva. Per tutti. Per il nostro futuro. Io, francamente, direi proprio per la democrazia.

15 Novembre 2023

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