I sindacati arretrano

Sciopero ridotto, Landini furioso per la precettazione di Salvini

Landini, indicato a più riprese come il “vero leader” del Pd e dell’opposizione, si ritrova ora a incarnare davvero quel ruolo. Non con ambizioni parlamentari.

Politica - di David Romoli - 16 Novembre 2023

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Il segretario Cgil Maurizio Landini
Il segretario Cgil Maurizio Landini

Landini lascia e raddoppia. Arretra sullo sciopero limitandolo a 4 ore, dalle 9 alle 13, come pure Bombardieri leader della Uil. Dopo la precettazione di Salvini sarebbe stato difficile fare altrimenti.

Con la spada di Damocle di penalità molto esose il rischio di fallimento sarebbe stato troppo alto. Tutt’al più si può studiare un ricorso contro la precettazione, per il futuro. Però il segretario della Cgil rilancia anche: “Siamo in presenza di un atto mai avvenuto nella storia del nostro Paese dal dopoguerra in poi. E’ il momento di scendere in piazza”.

E poi: “Le ragioni della mobilitazione riguardano sì la legge di bilancio ma ci sono proposte di trasformazione del Paese con al centro la crescita. Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci. Andremo oltre la finanziaria”. Non più solo contro la manovra ma direttamente contro il governo e la sua politica economica. Se lo sciopero generale non era apertamente politico sino a ieri ora lo è.

L’appello alla piazza era inevitabile. Lo sciopero esce un po’ depotenziato dall’accetta di Salvini ma le manifestazioni di domani hanno assunto un’importanza e un significato neppure immaginabili sino a due giorni fa. Lo stesso Landini, indicato a più riprese come il “vero leader” del Pd e dell’opposizione, si ritrova ora a incarnare davvero quel ruolo. Non con ambizioni parlamentari.

Bombardieri sottolinea che né lui né il segretario della Cgil hanno alcuna intenzione di candidarsi ma quando si parla di leadership, soprattutto in caso come questo, non s’intende certo una segreteria di partito. Lo scontro è diventato troppo estremo per consentire sfumature e distinguo. Conte, che aveva cercato di risparmiare critiche alla Commissione di garanzia, in nome del dogma legalitario del M5s, ieri si è esposto ancora di più a favore dei sindacati.

Il Pd stavolta è schieratissimo e se ci sono voci più dubbiose, la portata dell’attacco al diritto di sciopero portato avanti da Salvini le ha messe a tacere. Dopo il passo indietro dei sindacati il ministro si dichiara soddisfatto: “Venerdì si viaggia. Niente Italia bloccata e in ginocchio giorno e notte. Hanno vinto il buon senso, il rispetto della legge, il diritto al lavoro”. Toni sideralmente lontani da come li vorrebbe Giorgia Meloni.

La premier è rimasta per due giorni chiusa in un silenzio che l’ex ministro Pd Orlando ha indicato come manifestazione di dissenso: “Salvini è senza copertura”.

Così la presidente ha dovuto prendere la parola ma lo ha fatto evitando accuratamente i toni da crociata anti-sciopero a cui si sono abbandonati, con Salvini, moltissimi parlamentari della sua maggioranza: “La decisione di precettare è stata assolutamente condivisa. Il vicepremier Salvini ha solo fatto riferimento all’indicazione arrivata da un’autorità indipendente. Non è stata una scelta politica e non è nelle intenzioni del governo modificare il diritto allo sciopero”.

Il tentativo di gettare acqua sul fuoco è palese ma è ormai troppo tardi. Troppi commenti, a partire da quelli dello stesso vicepremier, hanno reso evidente l’intenzione di appigliarsi al regolamento per andare all’arrembaggio del diritto di sciopero.

Ieri la presidente della Commissione di garanzia Paola Bellocchi, in audizione alla Camera, ha sostenuto che quella della Commissione è stata “una scelta interpretativa nel solco dei precedenti” annunciata già da giorni ai leader sindacali. In punta di regolamento, cioè sul terreno sul quale Meloni vuole spostare la questione, probabilmente la garante non ha torto.

Ma affrontare un tema come il diritto di sciopero con l’ottica dell’avvocato più o meno azzeccagarbugli non è quel che ci si aspetterebbe in un Paese democratico che riconosce il valore del conflitto sociale. Ma il punto critico, che riguarda anche il Pd, è proprio questo. Quel valore non viene negato da due giorni ma da decenni.

Lo sciopero generale del dicembre 2021, proclamato sempre da Cgil e Uil senza la Cisl, fu circoscritto dalla stessa Commissione che ordinò l’esenzione di una serie di categorie. Non era la precettazione ma il gradino precedente, anche se essendo Draghi il bersaglio nessuno si scaldò troppo.

16 Novembre 2023

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