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Gli israeliani hanno sparato nell’ospedale e portato via i cadaveri

La strage di Gaza

La strage di Gaza

Un testimone che si trova all’ospedale al-Shifa di Gaza, Rushdi Abualouf, contattato dalla Bbc, ha raccontato: “I soldati sono ovunque, sparano in tutte le direzioni”. Ha aggiunto che i soldati hanno “preso d’assalto tutti i reparti” dell’ospedale, distruggendo la parte meridionale del muro dell’edificio e decine di automobili.

I soldati israeliani sono entrati nell’ospedale più di 36 ore fa. “L’esercito israeliano ha portato via tutti i cadaveri e perquisito tutti gli edifici” dell’ospedale al Shifa. Lo ha detto ad al Jazeera il direttore dello stesso ospedale di Gaza, Muhammad Abu Salmiya, descrivendo una situazione “catastrofica” mentre le operazioni dell’esercito israeliano all’interno di quello che è il più grande nosocomio della Striscia sono tutt’ora in corso.

“C’erano soldati israeliani al pronto soccorso e hanno preso tutti i cadaveri che giacevano davanti al pronto soccorso. Non abbiamo idea di dove li abbiano portati”, ha aggiunto il direttore informando che le forze israeliane sono concentrate nella radiologia, nel reparto di ostetricia, nel reparto ustioni e all’ingresso principale del pronto soccorso.

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Il ministero della Sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) sostiene che 26 ospedali a Gaza sono stati chiusi e altri nove sono solo parzialmente operativi. Lo riporta Haaretz. Il ministero lancia l’allarme su al-Shifa, dove è ancora in corso l’operazione dell’esercito israeliano: “nell’ospedale non c’è né acqua né cibo né per i pazienti né per il personale”.

L’Oms sta cercando un modo di evacuare al-Shifa, ma ha poche opzioni. La mancanza di carburante per le ambulanze della Mezzaluna Rossa a Gaza e la carenza di mezzi disponibili per trasportare i pazienti sono alcuni degli ostacoli logistici – cui si sommano quelli di sicurezza – che complicherebbero l’eventuale evacuazione dell’ospedale al-Shifa. L’ha detto Rick Brennan, direttore delle emergenze regionali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), confermando però che la sua organizzazione sta cercando delle opzioni.

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Il portavoce militare dell’Idf Jonathan Conricus ha detto che “foto e video” degli ostaggi sono state trovati sui computer portatili rinvenuti all’interno dell’ospedale al Shifa a Gaza City. Lo riporta l’emittente britannica Bbc che è potuta entrare nell’ospedale insieme a Conricus.

“Abbiamo scoperto – ha spiegato il portavoce secondo la Bbc – molti computer e altre apparecchiature che potrebbero davvero far luce sulla situazione attuale, si spera anche per quanto riguarda gli ostaggi”. La Bbc ha tuttavia precisato di non aver potuto vedere le immagini contenute nei portatili.

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«Abbiamo dislocato le 5 ambulanze che ci restano a nord di Gaza in punti strategici: avendo perso le comunicazioni con la centrale operativa sul territorio, che è stata smantellata, si procede ascoltando le urla di aiuto. Si continuano a ricevere chiamate al numero d’emergenza di cittadini intrappolati dalle macerie e gente bloccata in casa, ma spesso i nostri team non riescono a raggiungere le persone colpite», spiega Giovanna Bizzarro, rappresentante italiana per la Croce Rossa in Palestina, impegnata all’interno della centrale operativa che coordina gli aiuti medici e umanitari da Ramallah.

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Il direttore dell’ospedale indonesiano, Atef Al-Kahlot, ha annunciato che il suo nosocomio, nel nord della Striscia di Gaza, ha completamente smesso di funzionare, a causa dell’incapacità dei suoi reparti di lavorare. Lo riferisce al-Jazeera online, aggiungendo che lo stesso ospedale ha assistito all’arrivo di numerosi morti e feriti prima che fosse annunciato che avrebbe smesso completamente di funzionare.

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Philippe Lazzarini, capo dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha denunciato un tentativo deliberato di paralizzare le operazioni dell’agenzia. “Credo che ci sia un tentativo deliberato di strangolare il nostro intervento e paralizzare le operazioni dell’Unrwa”, ha detto in conferenza stampa a Ginevra.

L’Unrwa ha reso noto che oggi non ci saranno consegne di aiuti a Gaza attraverso il valico di Rafah, che collega l’Egitto con la Striscia, a causa del blackout delle telecomunicazioni. “La rete di comunicazione a Gaza è interrotta perché non c’è carburante”, scrive l’Onu in un post sui social, “questo rende impossibile gestire o coordinare i convogli di aiuti umanitari”.

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L’attacco israeliano alla Striscia di Gaza dal 7 ottobre ha ucciso 11.470 persone, tra cui 4.707 bambini, 3.155 donne e 668 anziani, mentre 29.000 sono rimasti feriti. Lo afferma il Ministero della Sanità palestinese, controllato da Hamas. Tra i morti ci sono 203 operatori sanitari e 36 della protezione civile, mentre più di 210 operatori sanitari sono rimasti feriti. Si afferma inoltre che 197 palestinesi sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco dell’esercito israeliano nella Cisgiordania e 2.750 sono rimasti feriti.

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Tutti i servizi di telecomunicazione nella Striscia di Gaza sono stati interrotti a causa dell’esaurimento di tutte le fonti di energia che sostenevano la rete: lo hanno dichiarato le principali società di telecomunicazioni di Gaza, Paltel e Jawwal, in un comunicato, come riportano i media internazionali.

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«Siamo stati assolutamente chiari sul fatto che al momento non consideriamo sicura alcuna parte di Gaza». Lo ha detto l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk commentando i volantini lanciati dall’esercito israeliano su Khan Younis, nel sud della Striscia, che ordinano ai palestinesi di spostarsi nella parte occidentale della città per la loro sicurezza. Lo riporta al Jazeera.

Il funzionario delle Nazioni Unite ha aggiunto che l’esercito israeliano è obbligato a garantire che coloro che sono stati evacuati ricevano un avvertimento efficace e possano trovare sicurezza, riparo e cibo. I responsabili di numerose agenzie dell’Onu e di altre organizzazioni umanitarie hanno fatto sapere che non prenderanno parte alle “zone sicure” di Gaza dichiarate unilateralmente.

“Come leader umanitari, la nostra posizione è chiara: non parteciperemo alla creazione di alcuna ‘zona sicura’ a Gaza senza l’accordo di tutte le parti”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta. “Nelle condizioni prevalenti, le proposte per creare unilateralmente ‘zone sicure’ a Gaza rischiano di creare danni ai civili, inclusa la perdita di vite umane su larga scala, e devono essere respinte”.

L’Onu ha criticato le richieste di Israele ai civili di Gaza di evacuare nelle cosiddette zone del sud, identificate come ‘sicure’, avvertendo che nessun posto nell’enclave palestinese è attualmente tale. “Nessuna delle organizzazioni umanitarie che rappresentiamo è stata coinvolta nella preparazione dell’arrivo degli sfollati in una qualsiasi potenziale ‘zona sicura’ – o ‘zona umanitaria’ – a Gaza”, si legge nella nota. “Nessuna ‘zona sicura’ è veramente sicura quando è dichiarata unilateralmente o rafforzata dalla presenza di forze armate”.

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L’esercito israeliano ha completato la “cattura e il rastrellamento della parte occidentale di Gaza City”. Lo ha detto il ministro della Difesa Yaov Gallant secondo cui l’operazione terra dell’esercito si “sta muovendo verso la fase successiva”. Sull’ospedale Shifa Gallant – che ha visitato un Comando dell’esercito- ha confermato che sono state trovate “prove significative”, ma non ha dettagliato oltre. “L’operazione continua – ha aggiunto – ed è condotta in maniera precisa, selettiva ma molto determinata”.

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Le Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno rivendicato l’attacco di ieri mattina a un checkpoint sulla route 60, appena a sud di Gerusalemme, in cui sono morti un soldato israeliano e i 3 palestinesi autori dell’aggressione.

In una dichiarazione, il gruppo ha affermato che alcuni dei suoi membri «hanno fatto irruzione tra le forze nemiche al posto di blocco militare» tra Betlemme e Gerusalemme Est e sono stati in grado di «uccidere e ferire un certo numero di soldati sionisti».

L’attacco è stato compiuto per «vendicare i martiri» di Gaza, aggiunge la dichiarazione citata da al Jazeera. Uno dei suoi esecutori era il figlio di Abdallah Kawasmeh, leader militare di Hamas ucciso da Israele nel 2003, nella seconda Intifada. Secondo la polizia israeliana i tre attentatori progettavano di raggiungere Gerusalemme in automobile per compiervi una strage.

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Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha ribadito il suo appello per le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu: al suo posto un governo di unità guidato comunque dal partito conservatore Likud. “È arrivato il momento di creare un governo di ricostruzione nazionale: il Likud lo guiderà e gli estremisti saranno rimpiazzati, oltre 90 parlamentari saranno disposti ad appoggiarlo”, ha scritto Lapid sul suo profilo di X.