Parla il cineasta
Intervista a Ken Loach: “Hamas criminale ma lo sono anche i raid di Israele”
«Tutti hanno diritto alla difesa e tutti hanno diritto a godere di diritti umani. I palestinesi hanno il diritto di resistere quando quei diritti vengono loro negati. Occorre l’intervento delle Nazioni Unite»
Interviste - di Chiara Nicoletti
Dopo Cannes, l’inarrestabile 86enne attivista e regista Ken Loach è a Roma per presentare al pubblico il suo The old oak, in sala da ieri con Lucky Red.
Tra le sue numerose apparizioni nei cinema di Milano e Roma, al Troisi, Loach ha regalato pillole di speranza: “Ma certo che un altro mondo è possibile, assolutamente – ha detto. C’è un vecchio detto americano che dice: agita, educa, organizza. Penso che il problema che abbiamo a sinistra non sia la carenza di brave persone ma che permettiamo che ci dividano. Ciò di cui abbiamo bisogno è l’unità. Siamo e siamo stati dominati da leader con grandi ego e vanità e questo è il problema che affligge tutta l’Europa. L’unità e la solidarietà sono le fondamenta per renderci conto che le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame sono le stesse che combattono contro lo sfruttamento del lavoro. Capito questo, possiamo vincere: senza dubbio”. Dopo i momenti pubblici, Loach si concede a noi della stampa in una piccola tavola rotonda pregna di ideali e idee politiche.
È vero che le storie che racconta in The Old Oak sono tutte reali e il film è stato scritto dopo aver incontrato molte persone del luogo?
I personaggi sono di finzione, ma la situazione alla base è reale. Quella regione dell’Inghilterra del Nord Est si fonda sulle vecchie industrie come l’acciaio, quelle cantieristiche e le miniere di carbone che oggi, praticamente, non esistono più. Sono state distrutte da Margaret Thatcher, non perché fosse interessata all’ecologia ma perché i minatori erano il sindacato più forte. Le comunità legate a queste industrie erano molto forti, avevano scuole, biblioteche, piscine e poi, alla chiusura, è sparito tutto. E nessun governo, né quello di destra dei tories né quello laburista ha fatto nessun tipo di investimento e le persone si sono sentite arrabbiate, amareggiate e imbrogliate. Questa è stata la stessa area dove è stato accolto il numero più alto di rifugiati siriani rispetto a tutte le altre aree dell’Inghilterra. Le persone locali si chiedevano: “Perché vengono qui da noi? Noi non abbiamo nulla”. Questa domanda si è poi trasformata in “noi non vi vogliamo qui, perché venite da noi?”. Tutto ciò infine si è definitivamente tramutato in “non ci piacete”. Con lo sceneggiatore Paul Laverty eravamo interessati a vedere come si può sviluppare il razzismo partendo da quella che è una posizione o lamentela valida. Accanto a tutto questo malcontento, si colloca invece una vecchia tradizione di solidarietà dei minatori. La storia che volevamo raccontare era lo scontro tra queste due tendenze ma anche la realtà dei siriani in questa storia. Anche loro non hanno nulla come gli abitanti del paesino che li ospita, ma oltre a ciò hanno anche vissuto il trauma di una guerra, le loro case distrutte, familiari uccisi, uomini torturati. La seconda domanda che volevamo porre è se queste due comunità potessero trovare un modo per convivere. Quando i siriani arrivarono per la prima volta nel 2010, incontrarono le ostilità che noi facciamo vedere nel film ma ormai nel 2020, quando abbiamo svolto le nostre ricerche per il film, si erano già creati buoni legami, per cui ci siamo anche sentiti giustificati nell’affermare che è possibile.
In Italia oggi c’è sciopero generale dei trasporti ma il Governo ha precettato i lavoratori del trasporto pubblico costringendoli a ridurre le ore di protesta. Cosa direbbe ai lavoratori che non possono scioperare per questa ragione o a chi ha perso la fiducia e la speranza in questi mezzi?
La stessa cosa sta succedendo in Gran Bretagna, la cosa viene ammantata con il concetto che bisogna continuare a erogare servizi essenziali per cui ad alcuni lavoratori non verrà mai consentito di scioperare al 100%. La stessa cosa succede in altri settori dove i sindacati sono forti e questo indica che la classe al potere rappresentata dai loro politici, si sta spaventando, perché mostra che lo sciopero funziona. Può sembrare un momento buio ma – non so se avete lo stesso detto in Italia – da noi si dice che è sempre un po’ più buio prima dell’alba. Il diritto di scioperare per i lavoratori è fondamentale, non si può essere costretti a lavorare in una situazione che ti sta sfruttando in maniera irragionevole e se quel diritto viene attaccato, è un attacco contro tutto il movimento sindacale. Se il governo, per conto di datori di lavoro, attacca l’intero movimento sindacale, allora a quel punto tutto il movimento sindacale deve smettere di lavorare perché o lo fai o perdi.
Questa è una sfida per i poteri sindacali, è un momento critico in cui devono stare dalla parte dei lavoratori perché mostra quanto sono vicini a un risultato di vittoria, credo.
A Cannes, parlando di The Old Oak, lei disse che trovava fosse stato ingiusto che la Grecia e l’Italia si fossero dovute far carico del peso grosso dell’arrivo dei migranti. È in trattativa un protocollo d’intesa tra Italia e Albania che prevede da parte del nostro paese, l’invio di un numero cospicuo di migranti da destinare a centri di accoglienza in Albania. Che ne pensa?
Posso capire perché succede ma non è una soluzione adeguata. Prima di tutto dobbiamo guardare al motivo per cui le persone sono costrette a lasciare la propria casa. Una delle principali ragioni è quella delle guerre di intervento da parte dell’Occidente: la Gran Bretagna ha svolto un ruolo vergognoso in tutto questo. La guerra illegale combattuta da Tony Blair e George Bush in Iraq ha ucciso circa un milione di persone e molti milioni di persone sono rimaste senza casa e hanno dovuto lasciare il loro paese e sono diventati migranti. Questa cosa ha destabilizzato l’intera regione. Ci sono molte altre guerre come quella in Afghanistan, le guerre per procura, e i resti di un passato imperiale in Africa e persone come Blair dovrebbero essere portate all’Aia a rispondere dei loro crimini di guerra ed essere rinchiuse in prigione. Invece lui frequenta la Bbc e parla da vecchio statista. Sappiamo che c’è la fame, ci sono altre guerre e ci sono anche gli incombenti effetti del cambiamento climatico che saranno massicci. Per andare alla radici di quei problemi, dobbiamo agire collettivamente e i mezzi attraverso i quali possiamo farlo dovrebbero essere quelli delle Nazioni Unite, create affinché quelle atrocità non si ripetessero mai più. Ma ancora, le grandi potenze cercano continuamente di minare l’autorità delle Nazioni Unite, in primis gli Stati Uniti ed anche la Russia. Della Cina non so molto quindi non ne posso parlare. Se miniamo le Nazioni Unite, come possiamo risolvere il problema dei rifugiati? La seconda questione è l’ipocrisia dell’Unione europea che afferma una solidarietà fra i suoi vari stati membri ma poi nella realtà lascia l’Italia e la Grecia da sole ad affrontare questi problemi importanti. Come succede a quelle poche persone nel piccolo villaggio del film che dicono “perché noi?”, a rispondere interviene la destra che dice “prendetevela con gli immigrati”. Ovviamente, le persone vedono che i migranti cercano sostegno e supporto dai loro servizi pubblici e il servizio pubblico è già in difficoltà. Quindi, la Destra dice: “cacciate fuori gli immigrati” e il pericolo è che quella propaganda possa fare presa. E visto che è così maledettamente ovvio che le cose andranno esattamente così, perché consentiamo che succeda? Lascio la domanda a voi.
Lei è stato cacciato dal suo Labour party nel 2021 per aver espresso solidarietà nei confronti di altri gruppi di sinistra del partito, vicino alla posizione corbynista sulla questione Israelo-palestinese. Considerando anche come l’Inghilterra sta scendendo in piazza, come commenta i tragici avvenimenti di questi giorni e questo ultimo mese?
Anzitutto la barbarie degli attacchi sferrati da Hamas sono stati un crimine di guerra ma lo è anche il lungo attacco da parte di Israele contro il popolo di Gaza. Cito la posizione del segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, che credo abbia tenuto un discorso molto saggio. Lui ha detto che gli attacchi del 7 ottobre non si sono verificati così di punto in bianco, il contesto che ha citato a riguardo è stata l’oppressione dei palestinesi per numerosi decenni. Tutti hanno diritto alla difesa e tutti hanno diritto a godere di diritti umani. I palestinesi hanno il diritto di resistere quando quei diritti vengono loro negati e alla fine c’è ancora una volta la responsabilità dell’Onu di intervenire. Ancora una volta, le Nazioni Unite sono l’unico modo per risolvere situazioni come queste, se si agisce in maniera collettiva a nome della legge e dei diritti umani. Le Nazioni Unite hanno mandato forze di mantenimento della pace in altre aree, perché non possono difendere i diritti umani dei palestinesi?
Da attivista e regista, ci sono momenti in cui perde la speranza e si dice: “Ma chi me lo fa fare?
No, è un grande privilegio, è uno strumento, un mezzo meraviglioso il cinema, contiene tutto: raccontiamo storie, creiamo dei personaggi. Può essere un grande mezzo popolare, e io quando ho iniziato negli anni ‘60, ho avuto una grande fortuna. Ho cominciato in TV ed è stato un momento veramente unico perché si era appena agli inizi e coloro che controllavano la TV non capivano quando potesse essere influente e nessuno vedeva quello che mandavamo in onda, in prima serata dopo il TG, fino a un giorno o due prima. In quel casino che abbiamo fatto, un paio di cose sono passate e arrivate a destinazione. Anzi, ho usato un trucco e alla fine in uno di questi, ci ho messo persino una citazione di Lev Trotsky, il noto politico e rivoluzionario russo, che diceva più o meno: “La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, e goderla in tutto il suo splendore”.